Yellowjackets, recensione no spoiler della serie al femminile ispirata a Lost

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Dalla mente geniale di Ashley Lyle e Bart Nickerson nasce nel 2021 una delle serie più innovative e di successo degli ultimi anni, forse una di quelle che possono aspirare a pieno titolo ad erede spirituale della struttura e dei temi che molti anni prima aveva introdotto la storica Lost di J.J. Abrams e Damon Lindelof. Stiamo facendo riferimento a Yellowjackets, prodotto seriale originale e targato Showtime negli Stati Uniti, da noi arrivato prima in esclusiva su Sky Atlantic e nel catalogo in streaming di NOW TV, a partire dalla seconda stagione direttamente sulla piattaforma in streaming di Paramount Plus.

Una serie ben costruita che riesce a parlare con grande efficacia sia ad un pubblico di spettatori più adulti in cerca di un brivido inedito, sia ad un pubblico invece più adolescenziale, visto che le protagoniste di Yellowjackets sono (quasi) prettamente appartenenti alla sfera femminile e che i loro personaggi sono protagonisti di due linee temporali differenti ma allo stesso tempo parallele: nei lunghissimi flashaback dopo l’incidente aereo e venticinque anni dopo, quando le sopravvissute devono fare i conti con un passato oscuro che ritorna prepotentemente.

La trama di Yellowjackets

Nel 1996 una squadra di calcio femminile liceale del New Jersey viaggia verso Seattle per un torneo nazionale. Mentre volano sul Canada, l’aereo precipita nella regione selvaggia dell’Ontario e i superstiti vengono abbandonati a loro stessi per diciannove mesi. La serie racconta la loro discesa nella follia e traccia i tentativi per ricomporre le loro vite nel 2021.

Questa è la sfiziosa e stimolante premessa di Yellowjackets, serie creata dal duo formato da Ashley Lyle e Bart Nickerson nel 2021 e che ha avuto un successo immediato sin dalla sua primissima stagione (attualmente è in corso il secondo appuntamento su Paramount Plus ed è già fase di scrittura la terza); il cast che la compone non è di certo da meno, visto che tornano davanti la macchina da presa attrici come Christina Ricci, Juliette Lewis e Melanie Lynskey, tutte in ruoli perfettamente cuciti attorno alla loro fama e personalità pubblica.

Perché vedere Yellowjackets?

Perché è una delle serie di mistero più interessanti ed intelligenti degli ultimi anni. Nata dalle ceneri artistiche di Lost, la cui struttura ed ambizione televisiva non sono mai state eguagliate, Yellowjackets declina le istanze rivoluzionarie dello show ABC di Abrams e Lindelof tutto al femminile, costruendo una ragnatela per piccolo schermo divisa tra due linee temporali parallele.

Grazie ai frequenti flashback e il racconto di cosa è accaduto alle sopravvissute venticinque anni dopo, la serie ideata da Ashley Lyle e Bart Nickerson ha la possibilità di regalare alle sue protagoniste piena completezza psicologica, unita ad una trama di mistero veramente eccitante, che mescola con grandissima sapienza elementi  thriller, di dramma famigliare, un pizzico di cannibalismo e di sovrannaturale. Mescolate bene tutti gli ingrediente e…il successo è assicurato!

Yellowjackets, perché non vederla

Mentre stiamo scrivendo questa recensione è in corso la seconda stagione di Yellowjackets, ancora più tesa e ricca di sorprese e colpi di scena rispetto al primo appuntamento del 2021. Uno show televisivo in cui gli elementi narrativi, tematici, la regia e la scrittura e le performance di tutti gli interpreti convergono in maniera così equilibrata è sempre più difficile scovarlo nell’immenso panorama dell’offerta televisiva in streaming di oggi. Il nostro consiglio spassionato dunque è quello di recuperare il più presto possibile la serie al femminile creata da Lyle e Nickerson, anche se ci sono alcuni semafori rossi da segnalare.

Yellowjackets, difatti, non è di certo serie per tutti i palati (e per tutti gli stomaci). Grazie, oppure a causa, della sua trama doppia e parallela, si prende il tempo raccontare con minuzia la vita di stenti e di brutale sopravvivenza delle nostre ragazze protagoniste sull’isola deserta, tra animali scuoiati, morti violente, un parto sanguinoso e moltissimi accenni nemmeno troppo velati al cannibalismo. Tutti ingredienti narrativi che potrebbero allontanare con facilità i telespettatori più sensibili. Almeno su questo, come minimo, siete preventivamente avvertiti!

Ecco il trailer:

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