Wanna Marchi e Stefania Nobile: “La serie Netflix? Bella anche se manca gran parte del racconto. Quattro puntate non bastano” | L’intervista

Wanna Marchi e Stefania Nobile Netflix

“Wanna”, serie tv targata Netflix, racconta le vicende che vedono protagoniste Wanna Marchi e Stefania Nobile. Un racconto minuzioso che ripercorre in maniera dettagliata uno dei casi che hanno lasciato il segno non solo nella storia della Giustizia italiana ma anche in quella della televisione. Noi di SuperGuidaTv abbiamo intervistato Wanna Marchi e sua figlia Stefania Nobile. Con loro abbiamo parlato della serie tv firmata Netflix, della vicenda giudiziaria che le ha viste coinvolte in prima persona, del periodo trascorso in carcere, della famiglia, dell’amore di una madre per i suoi figli, del rapporto ritrovato tra Stefania e suo fratello Maurizio. Abbiamo inoltre scoperto un lato inedito di Wanna Marchi e di sua figlia Stefania Nobile: due donne che prima di essere quello che sono oggi, sono state due bambine in epoche diverse ma con una cosa che le accomuna: la voglia di sognare, qualcosa che nonostante tutto non hanno mai perso. Con questa intervista non vogliamo “santificare” nessuno, abbiamo solo voluto farci raccontare da Wanna e Stefania alcune cose che noi e forse molti altri non conoscevano.

Wanna Marchi e Stefania Nobile: l’intervista

Wanna e Stefania: vi è piaciuta la serie? Cosa avreste modificato? Vi fa piacere il successo che sta ottenendo?

Wanna: «A me è piaciuta molto. Non ho nulla da criticare. L’unica annotazione che voglio fare, è che molte cose non sono state raccontate. Io ho soltanto 80 anni e raccontarli tutti, le assicuro che quattro puntate non sarebbero bastate».

Stefania: «Se non facessero la continuazione della serie sarebbero dei pazzi. Il successo della serie è palese, anche se c’è chi cerca di criticare. A forza di sentire parlare male della gente, ci s’innamora della gente. Adesso hai l’esempio di una persona in politica, che chiaramente viene paragonata a Wanna Marchi: chiunque arriva al potere è Wanna Marchi, chiunque cade è Wanna Marchi. È tanta roba Wanna Marchi, sono poche quattro puntate per essere Wanna Marchi. La serie però è molto bella. Quello che non mi è piaciuto, è che per una piattaforma come Netflix, vedere le persone, le vittime diciamo, con il bollino in faccia e senza nome, ecco quello non mi è piaciuto. Io ho imparato che nella vita si può dire tutto mettendoci la faccia. Altra cosa ad esempio: la ragazza che dice di aver lavorato da me e di aver litigato con me, io non l’ho mai vista. Il nostro avvocato Liborio Cataliotti, ci faceva notare che questa ragazza afferma di aver lavorato tre anni prima della vicenda».

Wanna: «Aggiungo, che esistono persone che pur di apparire in tv darebbero via la madre. Questa donna è diventata famosa nel mondo sempre grazie a Wanna Marchi».

Cosa avete provato a ripercorrere quella che poi è la vostra vita con la consapevolezza che pi tutto sarebbe stato mostrato ai telespettatori in tutto il mondo?

Wanna: «Oggi siamo schiavi dei selfie, è una cosa che a me da’ un po’ fastidio. Ho pensato che adesso non possiamo andare in giro per il mondo che ci riconosceranno tutti»

Stefania: «Io ho pensato che hanno trovato un archivio pazzesco, bellissimo. Hanno fatto un bel lavoro. Quello è stato un ottimo lavoro di Netflix e di Fremantle. Quello che non mi è piaciuto è il non riconoscere i meriti a Gabriele Parpiglia. Si sta prendendo tutti i meriti una persona che non voglio nominare. Noi non volevamo farla, è stato Gabriele a convincerci a farla, è lui l’artefice di tutto».

Qual è la prima cosa che avete pensato quando vi è stata proposta?

Stefania: «Che non volevamo assolutamente farla. L’abbiamo fatta, ci è costata molto. Ancora una volta dico grazie a Gabriele Parpiglia, è stato lui a convincerci. Sai la vita è fatta di vari incontri, la persona che ci avevano mandato per proporci la serie, era la persona più sbagliata del mondo».

Wanna: «Questa persona, di cui non voglio fare il nome, quando venne a proporci la serie, mi disse: “Sa, io ho fatto un sondaggio su di lei, e risulta che lei è la donna più odiata d’Italia”. Io gli rispondo: “Ma lei è ubriaco? Sta bene?” E lui fa: “Si lei è odiatissima!”. Allora io gli dico: “Benissimo!”. Vede ognuno deve fare il lavoro che sa fare. Lui il suo non lo sa fare».

Cosa vi ha detto Gabriele Parpiglia per convincervi a fare questa serie?

Stefania: «La frase che più di tutte ha fatto sì che accettassimo di fare questa serie, è quando Gabriele ci ha detto: “Guardate che la faranno comunque, quindi è meglio che ci siate voi a raccontare come sono andate le cose”. Noi non volevamo essere beatificate, volevamo solo far riflettere la gente. Credo che la serie ci sia riuscita».

Quando si pensa al nome “Wanna”, subito il richiamo va a lei? Quanto la lusinga lasciato il segno? Lei è stata la regina delle televendite. 

Wanna: «Io credo di essere ancora la regina delle televendite. Il vendere per me è un gioco da ragazzi. Ai tempi mi furono proposte tante cose: il teatro con Gino Bramieri, di fare “Ok il prezzo è giusto”. Avevo un’azienda con 92 dipendenti da portare avanti, non potevo fare tante cose. Ancora oggi potrei tornare a vendere».

Stefania: «Mia mamma è la numero uno. Per colpire un settore devi colpire il top e per colpire le televendite hanno colpito mia madre. Una cosa bella che ci piacerebbe fare, lo dico tanto copieranno, anche se le copie non servono perchè servono le persone, è un reality con i televenditori».

Questa serie ha riportato il vostro nome e le vostre vicende nuovamente al centro dell’opinione pubblica e del clamore mediatico. Sentivate il bisogno di questa serie? E come ne esce secondo la vostra immagine? 

Stefania: «Questa serie ha portato la gente a riflettere. La gente che continuerà a puntare il dito a noi non interessa. Se voglio far cambiare idea a una persona ci metto un minuto, ma il più delle volte non mi interessa. Non devo dimostrare niente a nessuno. La giustizia in Italia è troppo politicizzata. Spero che questo Governo possa cambiare qualcosa, anche se ho i miei dubbi. La gente non capisce quanto è facile cadere fino a quando non capita a loro, sono convinti che a loro non capiterà mai. Un prete del carcere di Bologna una volta mi disse che la vita è come una piramide, quando sei sotto sei coperto, quando arrivi in cima vieni colpito da tutti i venti e quindi devi avere legami con poteri forti. Se decidi di essere qualcuno rischi di cadere, se vuoi rimanere un mediocre non ti capita niente».

Da chi non siete state protette?

Stefania: «Parlo anche del mio padre biologico. Lui è stato il primo nemico di Wanna Marchi e di conseguenza di sua figlia. È difficile convivere con persone di successo. Io non ho mai sofferto il successo di mia madre, anzi, ne sono sempre stata orgogliosa. È da pochissimi anni che mi sono presa il mio spazio, e questo spazio mi è stato attribuito proprio da questo processo. Nel quale improvvisamente io saltavo fuori perchè serviva far risultare me come la cattiva. Io sono stata descritta dal Pubblico Ministero come una donna di una cattiveria unica. Cose che quando le ho sentite mi sono detta: “Ma come mai, io che ho vissuto sempre all’ombra di mia madre”. Anche il mio nome mi è stato dato da Striscia la Notizia, io fino a quel momento ero la figlia di Wanna Marchi, poi sono diventata Stefania Nobile, quindi io li ringrazio».

Che bambina è stata signora Marchi? E cosa sognava?

Wanna: «Ero una bambina molto curiosa, volevo sempre conoscere. Io non sono mai stata con i bambini, sono sempre stata con i grandi, forse perchè volevo imparare. Proprio tre giorni un signore ha chiamato mia figlia dicendo che era figlio di una mia amica dell’epoca. Io l’ho richiamato dopo due giorni, è stata una vera emozione. Mi ha raccontato che la madre gli diceva che io da piccola dicevo sempre che da quel paese volevo andarmene. Avevo 10 anni a quei tempi, fino ai 15 anni ho sempre vissuto in campagna con le persone anziane. Questa mia amica mi diceva che non voleva vivere in campagna, che voleva andare in città, allora le dissi: “Guarda se tu vuoi ci riuscirai”. E infatti sposò un bolognese di città. Io ero una bambina che voleva fare la donna grande».

Stefania lei invece che bambina è stata?

«Io ero praticamente una bambina muta. Sembra strano visto che oggi parlo 23 ore al giorno. Io ho ascoltato molto, sognavo tanto. Mi sedevo fuori all’hotel Baglioni e sognavo un giorno di poterci entrare. Sognavo il principe azzurro, sognavo di avere successo. Sognavo di fare la giornalista. A 5 anni quando mi chiedevano cosa volevo fare, rispondevo “La giornalista”. Non l’ho fatto e non me ne pento. Per farlo c’è bisogno di avere una certa freddezza che non ho. Mi faccio coinvolgere dalle cose e dalle persone, è forse questo il mio errore più grande. Un mio ex fidanzato mi chiamava “Assistente sociale”, sono la paladina della cause perse, picchiavo i bambini più grandi per difendere quelli più deboli. Una cosa mi è rimasta: questa voglia insaziabile di mortadella, perchè io non avevo mai il panino con la mortadella, io avevo delle merendine povere, una mela, non avevo mai quel di più. Questa cosa della mortadella mi è rimasta, quasi mi commuove. Poi quando facevano le loro feste di compleanno, le bambine della mia classe non mi invitavano mai, perchè non avevo dei bei vestiti come loro. Dopo tanti anni queste mie amiche di scuola le ho incontrate, le ho trovate vecchie, grasse, infelici e divorziate».

Stefania questa che ha raccontato è un’immagine indica di lei?

«Credo che i bambini, che sono la cosa più bella e più sacra del mondo, se vogliono essere cattivi sanno esserlo. Io di umiliazioni ne ho avute tante perchè magari avevo le scarpe rattoppate con la copertina di Topolino. Avevo le scarpe bucate e allora prendevo la copertina rigida del topolino e la mettevo dentro le scarpe, poi ci passavo sopra il pennarello nero. Il fatto è che si scoloriva e quindi si notavano le scarpe bucate. Io non mi vergognavo di essere più povera di loro, mi sono solamente chiusa in me stessa e ho iniziato a sognare. Questa cosa di sognare non ho smesso di farla, con la differenza che oggi parlo. Una cosa che mi ha insegnato mia madre, è che la verità si può sempre dire e io lo sguardo non lo abbasso mai. Sentire un giudice leggere una sentenza senza guardarci mai negli occhi, o sentire i nostri accusatori che guardavano per terra a me questa cosa non mi piace. Io guardo sempre le persone negli occhi».

Una cosa che amate e una che non sopportate l’una dell’altra?

Wanna: «Di mia figlia amo tutto, io ho il desiderio che lei si occupi di politica. Guardo i politici e mi dico mia figlia merita quella poltrona».

Stefania: «Di mia mamma amo la sua forza. Credo che sia unica con tutto quello che ha passato. Ha avuto la forza di farci crescere bene. La cosa che forse le rimprovero è il fatto di non aver divorziato prima da mio padre. Ha sempre temuto il giudizio della gente. Questo forse è stato l’errore più grande di mia madre e che ha nuociuto in primis a lei. Credo che nella vita ci si può realizzare solo da una parte: o nel lavoro o in famiglia. Infatti io non ho una famiglia mia».

Wanna lei ha voluto tutelare suo figlio Maurizio chiedendo che non ci fosse nella serie. Cosa le ha detto suo figlio? 

Wanna: «Gli è piaciuta molto, mi a detto: “Eri un fenomeno”. Lui molte cose non le ricordava. Io sono molto orgogliosa dei miei figli. Credo di essere stata una brava madre».

Stefania: «Si confermo. Anche gli psicologi del carcere, che sei costretta a vedere anche se noi non volevamo vederli, mi hanno detto che abbiamo un rapporto capovolto. Cioè io sono la mamma e lei la figlia. Sono sempre stata protettiva nei suoi confronti. Anche quando ci hanno separate, quello era l’unico modo per poterci far del male, perchè forse pensavano che saremmo crollate e che ci saremmo uccise, io penso che loro avrebbero voluto questo. Il mio pensiero era per mia madre che sarebbe rimasta da sola. Oggi più che mai ho questo senso di protezione, visto che ha perso il suo compagno da poco».

Wanna: «Io quando incontrai una sola volta la psicologa, pensai che aveva lei bisogno di uno psicologo».

Stefania che rapporto ha con suo fratello Maurizio?

«Ci siamo riscoperti e ritrovati da due anni. Da bambini eravamo molto uniti anche se me ne ha fatte di tutti i colori. Adesso ci vogliamo molto bene. Ci sentiamo tre volte al giorno. Quest’anno abbiamo fatto anche le vacanze insieme. Durante la nostra vicenda lui ha accusato molto il colpo. Si è allontanato ed era giusto così perché se no sarebbe stato tirato a fondo con noi nonostante fosse estraneo a tutta la vicenda. Chi è in carcere sta male ma chi sta fuori sta peggio perché ha il mondo contro e deve lottare per sopravvivere».

Voi avete scontato la vostra pena in carcere: come trascorrevate le vostre giornate e a cosa pensavate maggiormente?

Stefania: «Io ero molto innamorata del mio compagno che oggi è il mio migliore amico. Pensavo a lui, che doveva farcela nel lavoro e non volevo essere un peso. Pensavo alla mia malattia e non volevo aggravarmi, sai dipende molto da come una persona sta psicologicamente. Mi hanno aiutato i libri. Ho aiutato molto anche le altre detenute, ho insegnato a leggere a tante ragazze, mi occupavo dei loro problemi».

Wanna: «Ho lavorato tantissimo in cucina, facevo da mangiare. Ho vinto due premi di pittura. Ho cucito, ho fatto tante cose. Ho lavorato tanto da non avere il tempo per pensare».

Se non ci fosse stata quell’inchiesta di Striscia la Notizia, oggi sareste ancora lì a continuare quello che stavate facendo?

Stefania: «Chi può dirlo, io amo tantissimo ciò che sono oggi e questo lo devo al loro e al male che ho passato. Si parla del male che abbiamo fatto noi e non di quello che abbiamo passato. Non è che voglio passare da vittima ci mancherebbe. Probabilmente non vivremmo più in Italia, cosa che faremo molto presto. Questo paese mi ha rotto i coglio*i. Sai cosa non mi piace? La gente che subisce passivamente, non ride più nessuno, si parla solo delle bollette».

Che rapporto avete con la politica? Da donne cosa pensate della vittoria di Giorgia Meloni?

Stefania: «Molte sue idee non le condivido. Penso che la sua politica ci porterà indietro. Non si può tornare indietro sull’aborto dopo che grazie a Pannella abbiamo ottenuto questo diritto. Non si può vietare alle coppie gay di adottare un bambino. Lei dice che è per la famiglia tradizionale, ma chi ha decretato che sia composta da un uomo e una donna. La famiglia è amore. Su queste cose non chi trova d’accordo. Sul reddito di cittadinanza assolutamente si. Il reddito di cittadinanza va dato in maniera intelligente. Lavoro per i locali e ci sono tanti imprenditori che non trovano personale. Io sono per alzare la pensione di invalidità. Io ad esempio sono invalida al 100%, non percepisco niente perchè lavoro, ci mancherebbe altro. Ma se io non lavorassi come camperei con 390 euro».

«Vediamo, è sicuramente una ragazza ambiziosa, sveglia e intelligente. Non parla molto bene, è un po’ troppo romanccia, andrebbe un po’ raffinata. Deve usare meno il tono dispregiativo, l’accostamento di alcune persone a Wanna Marchi a d esempio. Lei ha fatto tutta la campagna elettorale così: “Lei vende tegami come Wanna Marchi”, mia madre non ha mai venduto tegami, e li avrebbe venduti benissimo. Ora tutti le dicono: “Sei come Wanna Marchi”».

Wanna: «Ha parlato talmente male di me che alla fine mi è pure simpatica. Una cosa ci tengo a dirla: per il ruolo che lei ricopre non andrei con le braccia scoperte. Non perchè lei le abbia brutte, penso che una donna in carriera deve vestire in un certo modo è importante».

Cosa vi piacerebbe fare adesso? Nel 2017 venne annunciata la vostra partecipazione all’Isola dei Famosi poi fu ostacolata dalle polemiche. Voi oggi ci andreste all’Isola o al GF?

Stefania: «C’è una causa. Vorrei tanto fare una petizione e far decidere agli italiani se possiamo partecipare a un realitiy. Non capisco perchè un camionista che va in carcere e poi esce torna a fare il camionista e noi non possiamo fare la televisione visto che siamo la televisione. L’Isola mi piacerebbe molto il Grande Fratello mi verrebbe meno bene, non mi spaventa ovviamente stare chiusa in una casa dopo essere stata in carcere. Non chiamiamolo GFVip perchè nessuno li conosce quelli che sono al Grande Fratello. Facciamo un’edizione nuova: amanti di vip, amici di vip, parenti di vip. Allora si. Mi piacerebbe avere questo riscatto sai per cosa? I ragazzi ventenni non ci conoscono o meglio, conoscono solo il peggio della nostra storia ma non sa cosa facessimo in televisione. Ora con questa serie, ci conoscono meglio e sanno che non recitavamo una parte. Eravamo così a casa e in tv».

Wanna: «Noi raccontavamo la nostra vita e vendevamo. Abbiamo venduto il mondo. Ora bisognerebbe vendere l’Italia. Ma chi la compra».

Stefania. «L’hanno già venduta pezzo per pezzo».

È in uscita il vostro libro che racconta una parte ancora inedita della storia. 

«Si chiama “Fine pena mai”, perchè è un fine pena eterno per noi due. Lo viviamo tutti i giorni. Nel libro raccontiamo cose che non abbiamo mai raccontato perchè non dobbiamo leccare il cu*o a nessuno, non ci saranno filtri. Alcune sono state raccontate a Netflix ma non sono state mandate in onda. Magari le terranno per le prossime puntate».

C’è qualcosa di cui vi siete pentite negli anni?

Stafania: «Niente, io odio i pentiti. Tanto non si può tornare indietro, io non cambierei nulla nella mia vita».

Wanna: «Io nemmeno».

A chi vi sentite di dire grazie e per cosa?

Wanna: «A nessuno»

Stefania: «Al mio papà Francesco Campana che, anche se non era il mio papà biologico, mi ha insegnato a non avere il minimo pregiudizio, ad ascoltare quando bisogna ascoltare e a tacere quando c’è bisogno di tacere. Mi ha insegnato l’essenza della vita».

Tutti parlano di questo tesoro di Wanna Marchi nascosto da qualche parte. Cosa ci dite?

Stefania: «Apriamo una caccia al tesoro, lasciamoglielo cercare. È una leggenda, le leggende piacciono. Se avessi un tesoro non starei qui a lavorare venti ore al giorno». 

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here