Vittoria Schisano è la protagonista della miniserie Netflix “La vita che volevi”, uscita su Netflix il 29 maggio. Nella serie, la Schisano interpreta Gloria, una donna transgender la cui vita viene sconvolta ad un tratto da una rivelazione: Marina, sua amica dai tempi dell’università, le rivela che il primogenito Andrea è nato dalla loro unione, avvenuta 15 anni prima. Composta da sei episodi e diretta da Ivan Cotroneo, “La vita che volevi” è un unicum finora nella serialità in quanto nei panni di una protagonista c’è per la prima volta un’attrice transgender. Vittoria Schisano e Ivan Cotroneo sono intervenuti al Giffoni Film Festival per sensibilizzare i giovani sul rispetto e la libertà delle persone omosessuali e transessuali.
Giffoni Film Festival 2024, intervista a Vittoria Schisano e Ivan Cotroneo
Noi di SuperGuida TV li abbiamo video intervistati in esclusiva. Sia Ivan che Vittoria si sono detti entusiasti dell’accoglienza ricevuta dai ragazzi: “Mi sono emozionata nel sentire i giovani che mi chiamavano per nome. Per me questa è la conferma che hanno recepito il messaggio che volevo mandargli sull’importanza di credere nei sogni”, ha detto Vittoria.
Ivan Cotroneo ha aggiunto:
“E’ sempre meraviglioso essere qui ma soprattutto quest’anno visto che abbiamo portato una storia con una protagonista transgender, finora mai rappresentato in cinema o in tv. Le nuove generazioni rappresentano il futuro e io mi auguro che questo avvenire sia sempre più libero. I giovani devono essere liberi di decidere chi amare senza farselo dire da chi sta al governo”.
Qualche giorno fa, a Roma, una giovane coppia gay è stata aggredita e malmenata. Un episodio che ha scosso parecchio la comunità suscitando un’ondata di indignazione. Vittoria Schisano e Ivan Cotroneo sono spaventati dal clima di odio e violenza che si sta diffondendo a macchia d’olio, un clima favorito anche dal silenzio della politica che sul tema continua a non prendere una posizione:
“Questo clima di odio mi intristisce e mi spinge a chiedermi chi abbia educato questi ragazzi. Io ho sempre qualcosa da dire ma in questi casi le parole vengono a mancare. E’ assurdo che la politica non faccia nulla perché i diritti sono di tutti e non solo di alcuni altrimenti smetterebbero di essere dei privilegi. La politica ci insegna che siamo tutti uguali davanti ai diritti e ai doveri e per questo non dovrebbe fare distinzione tra cittadini di serie A e cittadini di serie B”. Anche Ivan Cotroneo ammette di essere impaurito da questo clima diffuso di violenza: “Fa paura il silenzio della politica ma anche gli atteggiamenti che ha. Basti pensare che l’Italia è stato uno dei pochissimi paesi assieme all’Ungheria a non firmare la Convenzione Europea per garantire i diritti alle persone omosessuali e questo legittima il clima di violenza. Non è un caso che questi episodi si siano moltiplicando e questo mi fa paura. Possiamo e dobbiamo reagire dando voce, raccontando le violenze che subiamo”.
Il cinema e la tv negli ultimi anni stanno dando sempre più spazi ai racconti di persone omosessuali. Chiediamo allora a Vittoria e Ivan a che punto sia il racconto inclusivo:
“Io non credo che l’omosessualità venga spesso raccontata, vorrei che lo si facesse ancora di più. Per esempio nella serie “La vita che volevi” per la prima volta mi è stata data la possibilità di recitare nel ruolo di una transgender. Prima invece per me non c’erano ruoli. Per tanto tempo ho rifiutato dei personaggi che servivano solo a dare colore ad una storia. Gloria invece ha contribuito a creare un precedente perché oltre ad essere una donna che ha completato un percorso di transizione è un genitore, un’amica, una donna che ama, che lavora, che sbaglia nonostante il rischio di trasformarla in una santa fosse dietro l’angolo”. Ivan Cotroneo ha aggiunto: “Penso che sia molto importante il modo in cui si raccontino le cose. Io sono gay e all’inizio mi vergognavo ad ammettere la mia omosessualità a causa di alcune caricature che vedevo ma anche degli atteggiamenti discriminatori presenti in alcuni programmi tv. Spesso personaggi come Gloria venivano relegati alla marginalità anche in un racconto e invece è importante raccontare che questi personaggi fanno parte della nostra società, che hanno le stesse vite e gli stessi diritti degli altri. Ancora oggi siamo indietro nel racconto inclusivo, il binarismo non viene ancora raccontato se non in modo marginale. Il modo in cui viene raccontato il mondo LGBT può impaurire chi ha anche dei dubbi sul proprio orientamento sessuale, per questo bisogna fare attenzione”.