Valerio Piccolo si racconta all’uscita del suo nuovo brano che prende il nome di “Senso” e che anticipa il nuovo album. Il musicista e cantautore, è inoltre noto anche per aver firmato il bellissimo brano “E sì arrivata pure tu”, la canzone originale del nuovo film di Paolo Sorrentino, “Parthenope”, presentato al 77° Festival di Cannes.
“Senso”, prodotto da Pino Pecorelli, è un viaggio nella quotidianità dei piccoli gesti, un’esplorazione delicata e profonda di ciò che spesso viene trascurato. Ogni azione, diventa un tassello fondamentale nella ricerca continua del significato. È un percorso che invita a rallentare, a prendersi il tempo per osservare e apprezzare le sfumature della vita di tutti i giorni. Un modo per ritrovarsi.
Valerio Piccolo, intervista al cantautore del brano “Senso”
Iniziamo dal brano che è uscito il 31 maggio, Senso, che anticipa l’uscita di un nuovo album. Come nasce questa canzone e cosa dobbiamo aspettarci?
“Questa canzone, che dà anche il titolo al disco, è stata scelta un po’ anche per questo: perché il titolo secondo me è rappresentativo di quello che si può trovare dentro. È una parola anche generica, dalle molteplici interpretazioni che è un po’ quello che cerco di raccontare sia in questo disco che nel brano, un qualcosa che possa essere a seconda di chi lo interpreta e ricevere, un senso di marcia, di direzione, interiore. Il brano racconta in sintesi il disco cioè un viaggio all’interno di se stessi con la cura anche per le piccole cose, i piccoli gesti quotidiani, del tempo. Un po’ un percorso che ho fatto in questo anno di genesi di questo disco che è un viaggio all’interno di me stesso”.
Possiamo quindi definirlo come autobiografico?
“È il mio lavoro più intimo. In passato ho fatto collaborazioni con artisti americani, scrittori, poeti, con questo disco invece vado per conto mio e mi metto più a nudo nelle mie emozioni, sensazioni e percorso di questi anni”.
Quali sono i piccoli gesti che fai quotidianamente e quali ti sono mancati che vorresti ricevere?
“I gesti che faccio sono sopratutto ultimamente di cura fisica, di una lentezza sana nel cominciare una giornata. Ho sempre vissuto ritmi molto frenetici faccio mille cose nella vota diverse tra loro e ciò mi porta a schizzare da una parte e dall’altra. Cerco quindi di trovare una direzione che sia un po’ più lenta, più calma, introspettiva e di riflessione. Quello che faccio nella mia quotidianità è iniziare con una ritualità che sia lenta, dalla cura del corpo ad una tazza di te, proprio una contemplazione che assomiglia quasi ad una meditazione. È una cosa che un po’ mi è mancata nella mia vita perché ho sempre amato anche il ritmo frenetico nella vita e forse questo è un momento in cui ho bisogno di ‘chiudere gli occhi per vederci meglio’, come dice la canzone. Andarmene forse su strade un po’ diverse”.
Ha firmato un brano, Sì arrivata pure tu, che ha avuto un grande successo, ed è la canzone originale del film di Sorrentino… come è nato quel brano e che effetto ti fa far parte di questo progetto così importante.
“Ho collaborato a tanti progetti ma questo è di prestigio notevole. Mi piace moltissimo far parte di un progetto collettivo come può essere un film, sono molto dell’idea del gioco di squadra e questa cosa mi piace perché il film è una coralità di espressioni capitanate da un condottiero come Paolo Sorrentino, di grandissimo valore. Sono felicissimo, onoratissimo, molto grato a Paolo per essersi innamorato di questo pezzo al punto tale da metterlo in una scena così toccante. È un brano che già avevo scritto e che lui ha sentito. È stata quasi una genesi contemporanea e penso che pezzo e film si siano trovati. Noi abbiamo un rapporto discretamente continuativo, io lavoro alle cose di Paolo da tanto tempo come adattatore. Ho adattato le sue due serie in inglese e abbiamo un contatto artistico continuo. È stato naturale fargli ascoltare la canzone e la cosa bellissima di tutto questo è che è la sua grande forza registica e musicale, perché la musica ha un ruolo importante nei suoi film e lui la sceglie in prima persona.
Anche il fatto che lui possa prendere un brano di un autore non famoso come mille altri, se ci pensi ha fatto un film con una canzone di de gregori?, la mia stima che già era immensa, di cinefilo, è aumentata a dismisura. Non so se tanti privilegerebbero la bellezza della canzone al nome, spesso nelle canzoni importanti dei film si cerca il nome, si commissiona mentre la bellezza di Sorrentino è in questo, gli piace una canzone e la sceglie. Se vedi la scena girata sembra che ci sia un connubio, io sono molto dell’idea che le forme artistiche si chiamano tra loro. Appena ho scritto il brano ho pensato a lui, è il mio primo pezzo in napoletano non avevo mai scritto in napoletano anche sono di Caserta. Per me ha rappresentato un cerchio che si chiude, è come un ritorno a casa. Che Sorrentino l’abbia poi valorizzata in questo modo è per me fantastico”.
Andando agli inizi della tua carriera quando hai capito che volevi fare musica?
“Ho sempre suonato, come tantissimi con chitarra in mano ma non avevo mai pensato di uscire allo scoperto e rendere pubblica la mia passione. Ho un indole un po’ contrapposta, ho un amore per il palco e sto sempre molto nell’ombra come traduttore e i migliori sono quelli che si eclissano e diventato trasparenti per non mettere troppo del loro nei lavori che fanno. La musica era qualcosa di intimo, poi qualcosa è cambiato quando ho iniziato a collaborare con Suzanne Vega per un paio di anni che avevo tradotto il suo libro di poesie. Abbiamo fatto insieme uno spettacolo, io come traduttore ero sul palco, e facevamo una serie di cose e quello spettacolo e stare in maniera continuativa sul palco mi ha fatto sentire una certa urgenza di raccontare le cose mie, ho iniziato a scrivere con l’idea di farle sentire e non mi sono più fermato. Sono una vendemmia tardiva”.
Ricordi un momento bello e difficile della tua carriera, escluso Sorrentino?
“C’è stato un momento molto bello in cui ho suonato a New York (The bittl….??) locale storico dove suonavano anche Woody Allen, Bob Dylan, persino Lady Gaga. Io c’era stato da frequentatore perché dal 2000 ho trascorso molto tempo lì, quando poi ho iniziato a scrivere ci sono arrivato su questo palco, salirci e guardare dall’altro lato è stata un’emozione. Ci ho suonato più volte e mi sono detto che se salivo lì mi potevo ritenere soddisfatto e potevo anche smettere. Negative non ne ho in particolare, ho una serie di ricordi degli inizi che non sempre sono come te li aspetti. Anche dell’attenzione che ti aspetti di ricevere che non hai, ci siamo passati tutti noi musicisti. Quelle piccole amarezze di serate storte e cose che non succedono che tu volevi succedessero. Ritengo di aver coronato dei sogni anche nella mia carriera, sono riuscito già solo ad aver fatto un duetto con Suzanne Vega e avere un pezzo di un film di un regista che adoro, premio Oscar, penso possano essere cose che cancellano qualsiasi amarezza. Ciò però mi spinge a portare la mia musica sempre più lontana. La risonanza che si può avere da momenti come questo è ampliare di più il pubblico, io queste canzoni le scrivo e poi la gente deciderà se piace o no”.
Quali sono i tuoi miti della musica?
“Io sono cresciuto con pochissima musica italiana, se si esclude Battisti. Mio padre era di Caserta ma la canzone napoletana a casa mia non esisteva quasi, sentiva Frank Sinistra ma p il fratello maggiore, io ne ho uno di 4 anni più grandi, che mi ha portato la Wens Cos America. David Crosbey? è un mito di scrittura, di vita, James Taylor, Jonny Mich?, Andando avanti negli anni cercavo new folk, artisti più giovani così ho incontrato Susanne vega e nel sottofondo c’è Pino Daniele. Per forza, per quelli della mia età e di quella zona. Non mi viene neanche da considerarlo di ispirazione ma lo abbiamo nel dna, come Totò, Massimo Troisi come la mozzarella a Caserta. Oggi quando hanno visto la clip e mi hanno detto che assomiglia al primo Pino Daniele, io faccio fatica a vedere questa somiglianza perché la mia musica non ha molte aderenze con altre cose e poi capisco che si è inserita in altre parti”.
Ti piacerebbe fare un duetto con qualcuno?
“Mi piace tantissimo, anche come modo di esprimersi e di sonorità, Casa di Lego. Mi è capitato di vederla sui social e l’ho scoperta e mi sembrava molto interessante anche vista la sua età. Arriva la sua sincerità che non è facile trovare. Anche se non ci ho mai pensato ad un duetto”.
Ricordi cosa hai comprato con il tuo primo guadagno come professionista della musica?
Non ricordo precisamente ma sono quasi sicuro una nuova Lux station, un nuovo pedale per la mia chitarra. Cercavo sempre di trovare il pedale migliore, non era una cosa molto diffusa poi tutti hanno iniziato a usarlo.
Progetti futuri e date?
“I live coincideranno con l’uscita del disco e del film di Sorrentino quindi fine ottobre. Sto musicando un cortometraggio di una regista romana, Francesca Romana Zanni, insieme a Pino Pecorelli che è il mio produttore artistico gestiamo le colonne sonore. In autunno sarà presente in un Festival importante. Poi mi preparo ad un autunno che spero sia caldo data l’uscita del disco, è un progetto per cui ho lavorato per tanto tempo. Cinema e musica continueranno a toccarsi molto”.