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Una storia nera, la recensione del film drammatico (no spoiler)

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Claire, una donna di origini francesi, risiede da lungo tempo in Italia dopo aver sposato Vito, un uomo violento dal quale ha avuto tre figli: Nicola e Rosa – adolescenti – e la piccola Mara. Nonostante le numerose denunce da parte di lei, niente è stato fatto nei confronti di quel marito manesco e ora la coppia è separata. Per il compleanno dell’ultimogenita Claire accetta la presenza dell’ex compagno, ma proprio quella sera accade l’irreparabile e Vito viene ucciso.

La protagonista di Una storia nera viene portata a processo con l’accusa di omicidio premeditato, con la complicità del suo amante, ma lei continua a sostenere di aver agito esclusivamente per legittima difesa. Mentre tra le aule di tribunale si dipana progressivamente la verità, al di fuori i figli cercano di trovare un minimo di equilibrio nella speranza di poter ricominciare a vivere, anche dopo quel trauma così profondo.

Una storia nera, recensione: pura e Casta

Un titolo che è già un programma e che racchiude al meglio il cuore oscuro di questa vicenda che si rifà ai tanti casi di cronaca nera che ogni giorno caratterizzano le edizioni dei nostri telegiornali, soprattutto i molteplici casi di femminicidio che tra mille polemiche scuotono l’opinione pubblica nazionale. Una piaga non soltanto relativa al nostro Paese, ma sempre più diffusa in ogni angolo del mondo, al punto che quanto raccontato in Una storia nera assume carattere universale e si rivolge direttamente al mercato internazionale.

Soprattutto a quello d’Oltralpe, giacché la protagonista è la popolare attrice francese Laetitia Casta, che conosce bene l’Italia e l’italiano in quanto è stata fidanzata per dieci anni con Stefano Accorsi, dal quale ha avuto due figli. Un’interpretazione intensa, capace di nascondere almeno in parte i limiti di una sceneggiatura a tratti improbabile quando non involontariamente caricaturale.

Dalla carta allo schermo

Alla base vi è l’omonimo romanzo di Antonella Lattanzi, pubblicato da Mondadori, e la stessa autrice ha collaborato alla stesura della sceneggiatura, che segue abbastanza fedelmente le pagine del libro. Possiamo osservare almeno un paio di passaggi forzati – in primis la scorciatoia narrativa che nell’epilogo svela il pur intuibile colpo di scena – e toni eccessivamente accesi nella gestione dei personaggi di contorno, siano questi il pubblico ministero di Cristiana Dell’Anna o l’opprimente zia paterna di Licia Maglietta.

Dietro la macchina da presa il regista Leonardo D’Agostini, al suo secondo lavoro dopo il premiato esordio Il campione (2019), si comporta diligentemente ma tra flashback, sbalzi temporali e diversi POV, Una storia nera rischia di perdere coesione strada facendo con lo scorrere dei minuti, ribadendo un messaggio condivisibile pur con tutte le ambiguità del coso, risolte troppo frettolosamente nella ricerca di quel mezzo-cliffhanger ad ogni costo.

Conclusioni finali

Vittima di violenze domestiche, una donna madre di tre figli finisce per uccidere il compagno violento in quello che lei dichiara essere stato un atto di legittima difesa. Il processo che la vede alla sbarra porterà alla luce verità (ir)risolte, mentre la sua famiglia in attesa del giudizio cercherà di ritrovare il proprio baricentro.

Adattamento dell’omonimo romanzo, Una storia nera prende spunto come l’opera originale dai vari casi di cronaca nera che scuotono l’opinione pubblica italiana, adoperando tramite le maglie del giogo processuale una ricerca di colpi di scena più o meno scontati. Laetitia Casta si porta sulle spalle il peso di gran parte del film, che si rivela riuscito soltanto a metà.

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