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Una parte di te, la recensione (no spoiler) del dramma adolescenziale

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Agnes è una timida adolescente appassionata di teatro che ha come idolo la sorella maggiore Julia, che ha tutto ciò che lei desidera: è tra le ragazze più popolari della scuola, è fidanzata con il dolce Noel ed è l’anima di ogni festa. Ma una sera proprio al termine di un party nel quale ha bevuto troppo, Julia si mette al volante in prede alla rabbia e rimane vittima di un grave incidente, perdendo la vita sul letto d’ospedale.

La vita di Agnes crolla da un momento all’altro e anche sua madre sembra non riuscire a reggere quell’estremo dolore, abbandonando per qualche giorno la casa e lasciando Agnes da sola. La giovane protagonista finisce per avvicinarsi sempre di più a Noel ma nel frattempo sembra faticare ad accettare il lutto, cercando di imitare la sorella scomparsa e cominciando a bere sempre di più, nella speranza di annebbiare il suo dolore nell’alcool. Fino a quando…

Una parte di te: andare avanti – recensione (no spoiler)

Arriva dalla Svezia e non è un caso questo dramma adolescenziale che sarebbe forse piaciuto, con tutti i limiti del caso, al maestro Ingmar Bergman per via di quel vampirismo psichico e postumo che si viene a innestare tra queste due sorelle divise dalla morte. Una carica psicologica cruda e struggente si insinua nel racconto dopo il traumatico evento chiave che dopo soltanto pochi minuti ci trascina in questa complessa elaborazione del lutto, che rischia di sconvolgere enormemente le esistenze di chi è rimasto.

Una parte di te non fa sconti e si rivela relativamente verosimile anche nelle sue parziali forzature, come il condiviso interesse romantico rappresentato da Noel, con quel piccolo colpo di scena finale a trattare una delle piaghe che coinvolge giovani e meno giovani, ovvero quell’infinito abisso della depressione dove è facile cadere ma assai arduo risalire.

The show must go on

E allora ecco che il teatro diventa un palcoscenico catartico, dove urlare la propria rabbia e mostrare le proprie emozioni senza il timore di essere giudicati, mentre nel mondo reale tutto va storto e sembra non esservi via d’uscita da quel limbo sospeso di disperazione e incertezze, dove il facile rifugio in dipendenze non è abbastanza per affrontare la situazione. Come detto interessante e controverso l’atteggiamento con il quale Agnes si rivolge all’immagine della sorella scomparsa, quasi a volerne prendere il posto per colmare quell’enorme vuoto.

Un gioco pericoloso e autodistruttivo, nel quale la famiglia dovrà ricompattarsi prima che sia troppo tardi. Il film preferito della protagonista è Fucking Åmål – Il coraggio di amare (1998), cult indigeno di fine anni Novanta con il quale Una parte di te ha diverse similitudini; difficilmente questo original Netflix raggiungerà un tale livello di successo, ma nel corso dell’ora e mezzo di visione gli spunti e le emozioni non mancano di certo, anche grazie all’intensa interpretazione di Felicia Maxime nei panni di Agnes.

Conclusioni finali

Già l’adolescenza non è un periodo semplice, e affrontare il lutto della sorella maggiore può diventare per Agnes una sfida quasi insormontabile; ossessionata in vita dall’immagine della defunta, anche ora dopo la morte il suo ricordo sembra schiacciarla ulteriormente, tra cotte condivise e un viaggio per ritrovare se stessa ricco di insidie e dolori.

Un dramma struggente ma catartico Una parte di te, che esplora la complessa psicologia di una ragazza consumata dal lutto e in cerca di ritrovare il proprio asse, tra voglia di emulazione e il rischio di sprofondare in un abisso senza fondo, per un racconto che non fa sconti nella sua nuda verosimiglianza destinata a un nuovo, catartico, inizio.

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