Tre piani, film del 2021 di Nanni Moretti. Lo si può considerare un viaggio tra i sentimenti umani e nella psicologia profonda delle persone, qui rappresentati nelle storie di tre diverse famiglie. Anche se la critica si è espressa in modo abbastanza discordante, Tre piani è certamente una pellicola complessa, che descrive un’umanità tremenda ma edulcorata da un finale aperto che lascia ben sperare per il futuro. Nel cast troviamo volti notissimi del nostro cinema, tra cui Riccardo Scamarcio, Alessandro Sperduti, Adriano Giannini, Margherita Buy e lo stesso Nanni Moretti in uno dei ruoli principali. Ecco alcune informazioni sul film.
Tre piani: la trama
In una palazzina borghese, su tre piani diversi, vivono tre famiglie, ciascuna con i propri problemi. Lucio e Sara abitano con la figlia di 7 anni Francesca; poi ci sono Monica e Giorgio, con lui quasi sempre all’estero per lavoro e lei in preda alla solitudine; infine troviamo i giudici Dora e Vittorio. Quando il figlio ventenne di questi ultimi, Andrea, ubriaco al volante, una notte investe ed uccide una donna e poi chiede ai genitori di salvarlo dal carcere, si viene a creare una situazione incandescente.
Storia vera o finzione? Significato del film
Tre piani non racconta una storia vera ed è invece la trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo di Eshkol Nevo. La pellicola di Moretti si mantiene piuttosto fedele al testo, però è ambientata a Roma invece che a Tel Aviv, in Israele. Tutte e tre le famiglie descritte sono abbastanza problematiche, di certo non di quelle tutto miele e zucchero tipo Mulino Bianco per intenderci e ciascuna, chi in un modo chi nell’altro, vive situazioni di difficoltà. Ciò che le accomuna tuttavia, è la genitorialità e, pertanto, l’amore. In realtà anche questo aspetto non è esente da ombre ed esagerazioni, ma è tutto sommato positivo e i bambini, con l’ingenuità che gli è propria, regalano speranza e consentono di guardare al futuro con ottimismo.
I tre piani del palazzo, con relative famiglie, hanno un valore simbolico. Essi rappresentano infatti le tre istanze freudiane della personalità. Il personaggio di Scamarcio al primo piano, è l’Es, la parte più animalesca ed istintiva dell’uomo; la donna al secondo piano, madre devota e con il desiderio fortissimo di sentirsi amata, è l’Io; il personaggio interpretato da Moretti infine, con un’etica forte ma un’eccessiva tendenza a controllare e vietare, è il Super Io.
Il senso ultimo del film? Lo stesso del romanzo, da cui si discosta poco, ovvero imparare a perdonare, una delle azioni più difficili da compiere per noi umani.