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Torino Film Festival, Sharon Stone sul fermminicidio: “Gli uomini devono aiutare le donne”. Poi attacca l’America di Donald Trump

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Dopo aver ricevuto la Stella della Mole nel corso della serata di inaugurazione del Torino Film Festival, Sharon Stone ha oggi parlato alla stampa. Oltre al film “Pronti a morire”, film cult del 1995 diretto da Sam Raimi, che le ha regalato un posto memorabile nel cinema, l’attrice ha approfondito diversi temi, dalla violenza sulle donne alla lotta contro l’AIDS fino all’impiego dell’intelligenza artificiale.

Sharon Stone parla del fermminicidio

Sharon Stone ha offerto il suo punto di vista su queste tematiche ampiamente dibattute e discusse. A proposito del film “Pronti a morire”, ha dichiarato di aver avuto l’onore di lavorare con Russell Crowe e Leonardo Di Caprio: “Ho anche selezionato personalmente il cast: ho portato Sam Raimi dal mondo delle serie tv al cinema e ho aiutato Russell Crowe a ottenere uno dei suoi primi ruoli importanti. Ho anche insistito affinché Leonardo DiCaprio avesse un ruolo da protagonista, nonostante fosse all’inizio della sua carriera. La produzione è stata una sfida, ma anche un’enorme soddisfazione. È stato un progetto che mi ha permesso di esplorare il mio amore per il cinema da un’altra prospettiva, ed è qualcosa di cui sono molto orgogliosa”.

Speciale il suo legame con l’Italia. L’attrice ha rivelato di amare il nostro Paese e di averlo fatto apprezzare anche ai suoi figli: “Negli anni, sono sempre tornata in Italia. Ho portato i miei figli qui per insegnare loro l’importanza della cultura italiana, li ho fatti partecipare a laboratori di gelato e pizza, perché volevo che capissero la profondità e la ricchezza di questo Paese. L’Italia mi ha dato molto, e cerco sempre di restituire qualcosa tornando ogni volta che posso”.

Proprio nella primavera 2025 Sharon Stone sarà a Roma per presentare la sua mostra personale all’Ara Pacis di Roma. Nel corso della conferenza stampa, Sharon Stone ha anche parlato del femminicidio, in occasione della ricorrenza del 25 novembre, Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne. L’attrice ha evidenziato come sia diventata una piaga, un problema urgente da affrontare in tempo. Ha lanciato poi un messaggio importante: “È fondamentale che non siano solo le donne a supportarsi tra loro, ma che anche gli uomini si assumano la responsabilità di educare e correggere altri uomini. Gli uomini devono riconoscere quando un loro amico non è una “brava persona” e devono agire per proteggere le donne nelle loro vite. È un momento storico in cui non possiamo più permetterci di guardare dall’altra parte. Dobbiamo lavorare insieme, uomini e donne, per creare una società più sicura e giusta”.

Facendo una riflessione sulla sua carriera, la Stone ha parlato di disparità salariale tra uomini e donne. L’ha definita una battaglia continua iniziata quando giovanissima fece il film cult “Basic Instinct”: “È stata una battaglia continua. Quando ho fatto Basic Instinct, ho guadagnato 500.000 dollari, mentre Michael Douglas ha guadagnato 14 milioni. Quando ho lavorato a Pronti a morire, ho dovuto negoziare duramente per superare il tetto salariale di 1 milione di dollari, perché fino a quel momento nessuna donna era stata pagata di più. Era come se il valore del mio lavoro fosse sempre messo in discussione a causa del mio genere. Questo tipo di discriminazione è qualcosa che ho vissuto per tutta la mia carriera, e purtroppo è ancora una realtà per molte donne, non solo nel cinema, ma in tutti i settori”. Oltre ad essere un’attrice amatissima, è noto il suo impegno sociale e umanitario.

Anni fa, l’attrice ha raccolto il testimone di Elizabeth Taylor nella American Foundation for AIDS Research: “È stato un lavoro difficile, spesso senza il supporto che sarebbe stato necessario. Quando è arrivato il COVID, abbiamo visto come il mondo abbia reagito rapidamente per trovare un vaccino. Ma per l’HIV/AIDS non c’è stato lo stesso impegno globale: 40 milioni di persone sono morte prima che arrivassimo a una cura efficace. Questo mi ha insegnato quanto sia importante la compassione e l’uguaglianza. Non possiamo permettere che pregiudizi razziali, sessuali o di altro tipo determinino chi merita aiuto e chi no. Dobbiamo agire con razionalità e umanità”.

Finora, nonostante il suo talento, Sharon non è riuscita mai a dirigere un film. Il motivo? Una certa resistenza alle donne da parte di Hollywood: “Ho cercato di farlo. Dopo aver prodotto Pronti a morire, avevo un progetto pronto: il copione era scritto, avevo scelto la musica, avevo tutto. Ho fatto il pitch a vari studi, ed è stato definito uno dei migliori pitch mai sentiti. Ma sapete qual è stato il problema? Il fatto che fossi una donna. Negli anni ’90 e nei primi 2000, c’era una resistenza incredibile verso le donne nel cinema, specialmente se volevano assumere ruoli di potere come quello di regista”. 

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