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The Loudest Voice – Sesso e potere, recensione (no spoiler) della miniserie con Russell Crowe

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Nel corso del 2019 il regista e sceneggiatore premio Oscar Tom McCarthy (Il caso Spotlight) accetta di ideare una miniserie per Showtime tratta dal libro “The Loudest Voice in the Room” di Gabriel Sherman; per farlo si avvale della collaborazione, come sceneggiatore e showrunner, di Alex Metcalf e di un protagonista davanti la macchina da presa veramente di grande spessore: l’attore vincitore dell’Oscar Russell Crowe.

Stiamo parlando di The Loudest Voice – Sesso e potere, miniserie autoconclusiva che racconta che l’ascesa e la caduta in disgrazia di Roger Ailes, magnate televisivo tra i più potenti della storia americana e anche tra i più controversi. La miniserie di McCarthy e Metcalf è attualmente disponibile nell’immenso catalogo televisivo di Sky On Demand e di NOW TV.

La trama di The Loudest Voice

The Loudest Voice – Sesso e potere racconta della vita di Roger Ailes (Russell Crowe), che ha plasmato Fox News in una delle emittenti all-news più potenti e influenti della storia. Il racconto televisivo (suddiviso in sette episodi) si concentra particolarmente sull’ultimo decennio della sua vita in cui Ailes è diventato una delle figure più importanti del moderno conservatorismo americano, mentre vengono riproposti momenti salienti della sua vita, inclusi gli Attentati dell’11 settembre 2001, le elezioni del 2008 e del 2016 e le accuse di molestie che hanno posto fine alla sua carriera.

Nel cast di The Loudest Voice, oltre ad un Russell Crowe in una delle sue migliori performance degli ultimi anni, anche Naomi Watts nei panni della giornalista televisiva di Fox News Gretchen Carlson, Sienna Miller e Seth MacFarlane, attore, comedian e creatore dell’irriverente serie d’animazione I Griffin.

Perché vedere The Loudest Voice

Questa miniserie creata da Tom McCarthy vale assolutamente una visione per due ragioni specifiche: da una parte, perché fa luce sulla vita pubblica e privata di una delle personalità più influenti della comunicazione massmediale nella storia recente degli Stati Uniti d’America, andando quindi ad analizzare e decostruire il mondo “dietro le quinte” dello show business e dell’informazione televisiva Usa. Dall’altra perché il climax narrativo di The Loudest Voice culmina con le accuse di cattiva condotta sessuale lanciate contro la persona di Roger Ailes nel corso del 2016, evento anticamera di quello che dopo qualche anno sarebbe diventato il fuoco del Movimento MeToo, seppur in un contesto differente.

Vi diamo anche una terza ed ultima ragione per recuperare (o rivedere) la miniserie in sette episodi di Tom McCarthy e Alex Metcalf: ovvero la performance attoriale di Russell Crowe nei panni di Roger Ailes. L’attore premio Oscar, di certo aiutato a calarsi nell’ingombrante ruolo con un lavoro certosino di trucco e parrucco per trasformarsi completamente nel magnate, regala al suo pubblico di sostenitori e fan una delle migliori interpretazioni della sua carriera davanti la macchina da presa. Per il ruolo in The Loudest Voice, ha ricevuto nel 2020 un Golden Globe e una candidatura agli Screen Actors Guild Awards.

Perché non vedere The Loudest Voice?

Non è tutto oro però quello che luccica; difatti, The Loudest Voice non è assolutamente una serie perfetta, visto che spesso nel corso dei suoi sette episodi si lascia andare ad una struttura narrativa superficiale e poco approfondita della psicologia dei suoi personaggi. Il risultato generale, difatti, è un prodotto seriale sicuramente accessibile ed appassionante, ma allo stesso tempo non adeguatamente profondo o originale da gettare una luce inedita sugli incresciosi fatti che hanno portato all’accusa di molestie sessuali di Roger Ailes nel 2016.

Un vero peccato, perché l’argomento in tempi di MeToo imperante avrebbe meritato maggiore coraggio in fase di elaborazione di scrittura televisiva; per questo motivo ci è sembrato più incisivo sullo stesso argomento (ma con un punto di vista del racconto ribaltato in chiave femminile) il film Bombshell di Jay Roach, con John Lithgow nei panni del magnate di Fox News e una mimetica Charlize Theron in quelli di Gretchen Carlson.

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