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The Last of Us, recensione (senza spoiler) della serie in streaming su NowTV

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The Last of Us è una serie chiacchieratissima. Tratta dall’omonimo e pluripremiato videogioco sviluppato da Naughty Dog e uscito nel 2013, a scommettere sull’adattamento televisivo è HBO, l’emittente statunitense che ancora una volta conferma la volontà di porsi come un leader di qualità del settore. Non è un caso che a essere coinvolti nella creazione della serie TV siano Craig Mazin, noto per aver ideato sempre per HBO l’acclamata miniserie Chernobyl, e Neil Druckmann, uno dei più celebri sceneggiatori e direttori creativi nonché mente dietro la saga videoludica di Uncharted e proprio dei due videogiochi di The Last of Us. Composta da nove episodi, è diventata in breve tempo come un apprezzato fenomeno globale.

La trama di The Last of Us

La trama segue in maniera abbastanza fedele il racconto originale. Siamo nel 2023, venti anni dopo che il mondo è crollato sotto il peso di una pandemia che trasforma gli umani in infetti simili a zombie a seguito di una mutazione del gene fungino Cordyceps. Basta un morso per essere contagiati. In The Last of Us sono sopravvissuti solo piccoli nuclei sociali sparsi per degli Stati Uniti dall’aspetto post-apocalittico. Il governo non esiste più e al suo posto si è insediato un regime totalitario di stampo militarista, la FEDRA.

Qualcuno resiste, come il gruppo delle Luci, che combatte per la libertà e si pone lo scopo quasi impossibile di trovare la cura a questa infezione di cui nessuno sa quasi nulla. Nel mezzo c’è chi galleggia: è il caso di Joel (Pedro Pascal), che vive in una delle roccaforti della FEDRA e tira avanti alla giornata, lavorando di mattina, contrabbandando la sera. Un po’ per caso a lui è affidata la tutela di Ellie (Bella Ramsey), ragazzina di quattordici anni tenace e impertinente dal valore inestimabile per le Luci e per l’umanità intera: è immune alla diffusione del virus. I due intraprendono un viaggio che cambierà per sempre l’esistenza di entrambi.

Perché guardare The Last of Us

Il rapporto tra i Joel ed Ellie è il centro narrativo ed emozionale di tutto The Last of Us. A prestargli anima e corpo al primo è il sempre più richiesto e in gamba Pedro Pascal, che abbiamo imparato a conoscere bene negli ultimi anni. Chi mastica un po’ di serialità televisiva forse l’avrà incontrato già qualche tempo fa nei panni del magnetico Oberyn Martell in Game of Thrones e poi in quelli dell’agente Peña in Narcos, su Netflix.

Chi è fan della saga di Star Wars l’ha ritrovato invece sotto l’elmo del protagonista di The Mandalorian, l’avventuriero silenzioso che porta al proprio fianco il piccolo Grogu. Proprio come in quest’ultima serie, anche in The Last of Us finisce per ritrovarsi nei panni del guardiano. Ellie ha invece le fattezze e la bravura di Bella Ramsey, che sempre chi è avvezzo alle serie TV potrebbe ricordare ancora una volta in Game of Thrones, alla sua prima esperienza attoriale e promessa già annunciata che vestiva i pesanti mantelli della piccola, ma risoluta Lady Mormont.

Nessuno dei due vorrebbe avere a che fare con l’altro se non fossero le inattese circostanze a richiederlo. Si scoprono e si avvicinano in un viaggio on the road lungo le desolanti distese di questi USA allo sbaraglio, dalle rovine della città di Boston fin su nel Wyoming e poi fin dall’altra parte del continente. Joel scioglie i nodi del suo irrisolto e traumatico passato, Ellie si lega a questa figura paterna per affrontare gli innumerevoli pericoli di un mondo inospitale che ha conosciuto solo attraverso i recinti della zona di quarantena dov’è nata e cresciuta.

E nel tessere le fila di un racconto dove la dolcezza è solo un piccolo spiraglio nella diffusa brutalità, la serie si prende anche alcune libertà creative, adattando appunto il videogioco e non solo seguendolo passo per passo. La diffusione del Cordyceps non avviene ad esempio tramite anche via respiratoria come nell’opera originale – non ci sono più le famose spore, che occupavano una parte importante della fase di gameplay –, alcuni personaggi entrano in scena in maniera differente e altri subiscono esiti del tutto diversi da come si ricorda chi ha vissuto il videogioco.

The Last of Us, perché non guardare la serie

Quelle che The Last of Us compie sono scelte coraggiose e non semplici quando ci si impegna nell’arduo compito di destreggiarsi nel confronto con il pubblico di estrazione videoludica, dai gusti notoriamente difficili da soddisfare. Ma The Last of Us galoppa con ampi consensi di pubblico e di critica, portando già all’annuncio del rinnovo della serie per una seconda stagione che riprenderà la narrazione del secondo capitolo videoludico, anche questo premiato e acclamato tra i migliori videogiochi di sempre.

E’ una serie complessa, dura, ramificata su più livelli e intrecciata attorno alle due grandi interpretazioni dei suoi due grandi protagonisti. Insomma è un’opera da non perdere, forse il più compiuto punto di convergenza tra due medium il cui confine sta andando assottigliarsi ogni giorno un po’ di più.

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