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The Instigators, la recensione (no spoiler) dell’heist-comedy

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A Boston, due uomini sconosciuti tra loro vengono ingaggiati per compiere una rapina. Rory, veterano dei marine da tempo in terapia, è in cerca di poco più di trentamila dollari per sistemare delle questioni familiari e far pace con se stesso; Cobby è un ex carcerato dipendente dall’alcool. Il colpo prevede che rubino dei soldi guadagnati illecitamente dal sindaco uscente, ma quando entrano in azione le cose non vanno esattamente come previsto.

In The Instigators i protagonisti si ritrovano costretti a una fuga rocambolesca con un malloppo assai inferiore alle attese e alle calcagna avranno non soltanto le forze dell’ordine, ma anche quegli stessi criminali che li avevano così inopinatamente reclutati. Con il fondamentale aiuto della psichiatra di Rory, la dottoressa Rivera, l’insolita coppia dovrà cercare di uscire dai guai prima che sia troppo tardi.

The Instigators: insieme, per caso: la recensione dell’heist-comedy

Nei cento minuti di visione i momenti spassosi non mancano, ma date le premesse di partenza era lecito attendersi molto di più. Con la candidata all’Oscar Hong Chau nel ruolo della terapeuta e due star del calibro di Casey Affleck e Matt Damon, quest’ultimo tornato a collaborare con il regista Doug Liman a più di vent’anni di distanza dal cult The Bourne Identity (2002), le aspettative erano di ben altro tipo.

E invece The Instigators è soltanto un film “carino”, un buddy-movie che scorre rapido e indolore ma che non lascia il segno e si dimentica altrettanto in fretta al giungere dei titoli di coda. Una disavventura in piena regola affrontata dai due complementari protagonisti, che si ritrovano coinvolti in un intrigo sempre più complicato, dovendosela vedere non soltanto con spietati gangster ma anche con poliziotti e investigatori corrotti, all’insegna del “chi più ne ha più ne metta” tipico di molto cinema commerciale di matrice hollywoodiana.

Un caotico divertimento all’acqua di rose

Si sprecano addirittura citazioni a mostri sacri del lignaggio di The Blues Brothers (1980) come nel lungo inseguimento su quattro ruote nel quale i Nostri hanno alle calcagna decine di macchine della polizia, con l’azione sempre e comunque commisurata dalla verve comedy, all’insegna di un’operazione leggera-leggera che non dimostra grandi ambizioni. A tratti si ha l’impressione che con un pizzico di impegno in più The Instigators avrebbe potuto dire molto di più in uno dei filoni più affollati del panorama contemporaneo, restando invece così soltanto uno tra i tanti, in quel mucchio selvaggio dalla qualità media.

Certo il grande pubblico odierno sembra essere sempre meno smaliziato, in favore di visioni usa e getta da guardare a cervello spento e il film si inserisce appieno in questa definizione. Peccato per un solido cast non sfruttato al meglio, con i personaggi sui generis che Damon e Affleck Jr. cercano di speziare con tic e manie assortiti, così come il folto stuolo di comprimari / caratteristi – tra i tanti Ron Perlman, Ving Rhames, Toby Jones e Alfred Molina – alle prese con un contorno relativamente inerme a dispetto di una trama spesso vittima dell’improvvisazione, con almeno un paio di soluzioni narrative poco chiare e/o inverosimili. E se manca l’intrigo e la coerenza ne va di pari passo anche la suspense, con l’impatto emozionale del racconto che si adagia su una placida, noiosa, correttezza di fondo.

Conclusioni finali

Una heist comedy godibile ma dimenticabile, nella quale i rapinatori sui generis di Matt Damon e Casey Affleck – l’amicizia di famiglia tra i due nella vita reale ha contribuito sicuramente all’alchimia sul set – si ritrovano alle prese con un colpo andato a male, potendo contare soltanto sull’aiuto di una volitiva terapista.

Disponibile nel catalogo di AppleTv+, The Instigators propone un divertimento senza infamia e senza lode, più interessante per il folto cast di protagonisti e guest-star che per un intreccio relativamente scontato e non avaro di forzature, che trascina la storia e i personaggi su soluzioni improvvisate, prediligendo sempre e comunque la leggerezza alla verosimiglianza.

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