Suits, la recensione (no spoiler) della serie legal con Gabriel Macht e Meghan Markle

Suits

E se a trasgredire la legge fossero proprio coloro che promettono di proteggerla? In Suits, serie televisiva legal drama creata da Aaron Korsh, Harvey e Mike sono due avvocati che sfidano il loro stesso mestiere e il giuramento su cui si basa. Trasmessa in prima visione assoluta negli Stati Uniti dal 2011 al 2019 per nove stagioni, Suits è interpretata da Gabriel Macht, Patrick J. Adams, Meghan Markle e Rick Hoffman.

La trama di Suits

Harvey Specter è uno dei più importanti avvocati di New York e lavora a Manhattan. Ha una passione smodata per gli abiti sartoriali e la vita mondana, ma non sopporta i neolaureati di Harvard. Presso lo studio in cui lavora, quello di Pearson Hardmann, è incaricato di assumere uno di questi studenti come suo assistente: non una scelta felice, visto che Harvey odia anche il lavoro in coppia, ma non può sottrarsi alle regole di Pearson Hardmann, che invece nel proprio studio accetta soltanto i laureati a Harvard. Un giorno Harvey incontra per caso Mike Ross, che dimostra di essere un ragazzo estremamente intelligente e provvisto di memoria eidetica, capacità che gli consente di memorizzare le immagini solo dopo pochi secondi.

L’incredibile intelligenza di Mike gli ha permesso, in passato, di sostenere esami al posto di altri studenti e di superarli con ottimi voti, però c’è un problema: nonostante abbia superato l’esame di ammissione all’albo, il ragazzo non è in possesso dei requisiti minimi richiesti dallo stato di New York per essere ammesso all’esame. Ciononostante, Harvey decide di assumerlo comunque come suo assistente e comincia con lui ad affrontare vari casi. L’unica persona che sia a conoscenza del segreto di Ross è la segretaria di Harvey, Donna, che però continua a celare e custodire per sé la verità su Mike. Nella prima stagione facciamo poi la conoscenza di Louis, eterno rivale di Harvey, e Rachel, paralegale con cui Harvey avrà diversi flirt. 

Suits, perché guardarla

Se cercate una serie che parli del mondo degli avvocati, senza però perdersi nei dettagli più intricati del mestiere, Suits è la serie che fa per voi. La struttura episodica della serie è quella, classica, basata sull’esplorazione di un caso che va a occupare un intero episodio, in ogni stagione. Solo che per la sua intera durata, dalla prima alla quinta stagione, Suits non si concentra sui meccanismi di funzionamento della legge, affrontandola nei particolari con approccio realistico e veritiero. A far da nucleo narrativo della serie è, al contrario, la continua tentazione di eludere il giusto, abbracciando l’errore e la possibilità di oltrepassare ciò che è moralmente ed eticamente considerato onesto. La legge è un raggruppamento di dettami la cui rigidità può facilmente essere aggirata e superata, e gli avvocati di Suits cedono continuamente alla brama di scoprire cosa accade procedendo così. Il personaggio di Mike (Patrick J. Adams) è così vincolato alla criminalità anche  – e soprattutto, vista la protezione che gli viene assicurata dal suo completo da ufficio – ascendendo verso i massimi gradini della scala sociale e dei grattacieli di Manhattan, che sembrano garantire dollari, prestigio e successo a priori, solo perché si è entrati nel gioco.

Suits diventa così una sorta di crime drama in cui a generare tensione è il continuo sfregamento fra quel mondo, apparentemente pulito, con quello criminoso con cui flirta, ma rivisitato secondo il linguaggio del legal drama. Va però specificato, ancora una volta, che Suits non è una normale serie legal: i processi sono appassionanti pur senza una scrittura che si attenga fedelmente alle dinamiche del tribunale, o forse proprio per questa deliberata scelta. E così le scene più legate all’aspetto giuridico della storia appaiono come momenti divertenti, ironici e irresistibilmente esagerati. 

Proprio come accadrebbe in una serie crime, inoltre, bene e male si fronteggiano senza mai annientarsi, e si accompagnano senza mai incontrarsi: le azioni vengono scisse in giuste e sbagliate, ma i personaggi si trovano sempre in un’appagante dimensione di mezzo, senza volerne uscire. Soprattutto Harvey Specter, interpretato da un Gabriel Macht in grado di donarsi totalmente alla personificazione di un antieroe con tutti i crismi del tipo: un individuo tendenzialmente egoista e manipolatore, complesso, mai totalmente retto e per questo affascinante. Il suo rapporto filiale e sfaccettato con Ross, che incarna la nostra prospettiva sul mondo degli avvocati (a cui, come lui, siamo piuttosto esterni), è uno dei fattori di successo principali per Suits; una relazione di strana fedeltà, fra mentore e protetto, che ricalcando l’immaginario costituito da Breaking Bad (e dai suoi Walter e Jesse), sembra voler ancora una volta strizzare l’occhio al mondo crime, ma sempre nei cardini del dramma legale.

Suits, perché non guardarla

Il mondo in cui si muovono i personaggi di Suits è fatto di eccessi. Siamo ben distanti dal reclamare una pretesa di veridicità o verosimiglianza, e ancor più lontani siamo da un approccio realistico e misurato all’ambiente giuridico. Mike, Harvey e il resto dei protagonisti sono figure eccentriche, talvolta ciniche e spietate, esagerate e al confine con lo stereotipo: chiunque si aspetti da loro che si comportino come farebbero i personaggi di Better Call Saul, spin-off di Breaking Bad piuttosto aderente alle dinamiche degli ambienti di legge, non troverà appagamento in Suits.

Le cause legali e tutti i problemi che caratterizzano la vita lavorativa di un avvocato sono perennemente sullo sfondo: non è la legge a essere al centro della serie, che si avvale di alcune dinamiche soltanto per trovare la spinta motrice in grado di generare la tensione fra personaggi legati ai propri segreti. È il fattore umano, più che quello professionale, ha caratterizzare il cuore pulsante della serie di Korsh. Non è il singolo caso a sé – per quanto ben scritto dagli sceneggiatori – a fare da nucleo narrativo di Suits quanto, piuttosto, le modalità con cui andrà a toccare le vite dei personaggi e a modificare i rapporti interpersonali all’interno dello studio-famiglia Pearson Hardmann. 

Il pubblico che si aspetti dalla serie una restituzione fedele ed equilibrata della professione di avvocato, con tutto ciò che comporta, rimarrà inevitabilmente deluso da Suits. Per tutto il resto c’è, come dicevamo, Better Call Saul.  

Suits, il trailer VO

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