Ci siamo, stasera si comincia, allacciate le cinture perché sta arrivando una settimana piena di dossi impastati con cemento e polemica e curve (a gomito) di share. Inizia il Festival di Sanremo 2021 su Rai 1.
Stasera riparte Sanremo con l’edizione 2021
Comincia Sanremo 2021, da sempre chiacchierato ma – forse – mai come quest’anno. Tra un “Con i morti negli ospedali che bisogno c’era del festival?” e un “Tanto io non lo guardo”, si ripete con colori diversi il solito disegno della critica a prescindere. Ma quest’anno Sanremo è diverso. No, non per l’assenza del pubblico o degli ospiti internazionali, ma per la musica stessa che – ricordiamolo – è e deve essere la vera protagonista (è il festival della musica italiana, non il festival della porchetta di Ariccia, con tutto il rispetto per la porchetta e per Ariccia).
Allora che suoni la musica, che si prendano la scena le note, gli strumenti e le mani di chi li suona. Momento. Gli stessi che “io non lo guardo” però sentenziano che quest’anno i concorrenti sono degli sconosciuti. “Ma chi è Fulminacci? Da dove sono usciti gli Extraliscio? Ma chi li conosce i Coma_Cose?”. Comprendiamo che al pubblico tradizionale di Rai 1 sfuggano alcuni nomi, ma l’ignoranza non è mai una giustificazione, semmai è una colpa.
Prima di criticare i cantanti di Sanremo, ascoltiamoli
Per carità, non ci aspettiamo che 60 milioni di Italiani siano esperti del panorama musicale contemporaneo, ma certamente sarebbe carino se anziché storcere il naso a priori si incuriosissero e si aprissero a quella che per loro è una novità. Ci si lamenta sempre che in tv ci siano sempre le stesse cose e che tutto ciò che viene proposto sia un’eterna fotocopia, e ora che il buon Amadeus tenta di allargare gli orizzonti dando una possibilità a tutti di conoscere artisti di nicchia (e non per questo meno talentuosi) vogliamo mettergli il broncio? I concorrenti di Sanremo non sono degli sconosciuti.
Sono tali solo per chi si limita ad ascoltare la musica che di solito passa in radio, senza minimamente provare a scoprire nuovi generi e nuovi cantanti che il loro pubblico ce l’hanno già pur non essendo quello del “mainstream”.
La tv cambia e Sanremo si adegua: bravo Amadeus, promosso
La tv cambia, la musica anche, figuriamoci un programma – anzi, IL programma – televisivo sulla musica quanto può e debba cambiare. Si tratta di evoluzione e questa non deve essere giudicata né come positiva né come negativa, è solo una fisiologica transizione della quale anche il telespettatore medio deve prendere atto.
Amadeus questo lo sa, lo ha capito, e sa anche che la sua direzione artistica ha imboccato una strada rischiosa, ma coraggiosamente ha deciso di portarla fino in fondo. Non pretendiamo che gli artisti che saliranno sul palco dell’Ariston debbano piacere a tutti (i gusti son gusti) e non prevediamo che ognuno di loro si esibirà in performance perfette (in passato hanno steccato anche i migliori con nomi ben più noti), ma soltanto che diate loro la possibilità di entrare nelle vostre case e con la loro musica, perché è di musica che vivono questi ragazzi.
Se nel 1967 il pubblico si fosse comportato con diffidenza nei confronti di un giovane ragazzo pugliese che cantava “Nel sole”, oggi nessuno conoscerebbe Albano. E se un anno dopo la diffidenza fosse stata nei confronti di un ragazzo romano e della sua “Signora Lia”, oggi Baglioni non esisterebbe.
Nessuno dice che a Sanremo salteranno fuori i nuovi Albano Carrisi o i nuovi Claudio Baglioni, ma anche questi due giganti, per diventare tali, hanno cominciato le loro carriere quando nessuno li conosceva, neanche il pubblico da Spotify.
Allora bene i vari Renga, Ermal Meta o l’immarcescibile Orietta Berti, ma ben vengano anche i Coma_Cose, Fulminacci, La rappresentante di lista, Madame, Willie Peyote e tutti gli altri.
Tra una settimana ci ritroveremo qui, direte la vostra, magari non vi saranno piaciuti, ma prima lasciateli cantare e non chiudetegli le porte a prescindere. Perché criticare ci viene facile, impegnarci ad ascoltare, un po’ meno.
Viva la musica, viva Sanremo.
A cura di Luca Forte.