Saltburn, la recensione del film di Emerald Fennell

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Saltburn è il secondo film diretto da Emerald Fennell, già nota per Promising Young Woman, lungometraggio candidato agli Oscar nel 2021 con Carey Mulligan. Uscito in Italia lo scorso dicembre, il film è ancora tra i più seguiti su Prime Video.

La trama segue le vicende ambigue di Oliver, uno studente del College di Oxford che stringe un legame con Felix Catton, un giovane affascinante e aristocratico. Oliver è irresistibilmente attratto da Felix e dal suo stile di vita, e quando quest’ultimo scopre la sua condizione economica modesta e la sua vita da orfano, lo invita a trascorrere l’estate a Saltburn, la lussuosa tenuta di famiglia.

Qui, Oliver incontra gli eccentrici e insoliti membri della famiglia Catton, e presto si ritrova coinvolto in situazioni sempre più ambigue, dove emergono i lati più inquietanti dell’animo umano.

Saltburn – la recensione del film tra voyeurismo e inquietudine

Saltburn è un film ipnotico e provocatorio che, tra voyeurismo e inquietudine, conduce lo spettatore in un intricato e spietato viaggio nei meandri dell’animo umano, rivelandone gli aspetti più oscuri e malevoli. La regista Emerald Fennell crea un mondo caotico e dominato dalla perdizione, dove la maestosa tenuta di Saltburn, all’apparenza un luogo da sogno, si trasforma rapidamente in un incubo.

“Molte persone si perdono a Saltburn”, afferma ad un certo punto il maggiordomo, una frase indicativa che anticipa lo sviluppo della pellicola. Gli spazi eloquenti e smisurati, e lo sfarzo esibito incessantemente di fronte a Oliver e agli spettatori, amplificano il senso di smarrimento, rendendo facile perdere non solo la via, ma anche se stessi.

In una sorta di viaggio verso l’inferno, la regista strizza l’occhio ai millennials con atmosfere festose, cariche di colori pop sgargianti e riferimenti culturali tipici di quella generazione, come citazioni ad Harry Potter o brani musicali degli anni 2000.

In contrasto con questa modernità, Fennell sottolinea anche il fascino antico degli interni e inserisce riferimenti alla mitologia greca, come la metafora del labirinto, ricorrente nella pellicola, che richiama il mito di Teseo e Arianna. Significativo è il momento in cui Oliver, indossando un costume con enormi corna, si avventura nel labirinto del giardino di Saltburn, evocando la figura del minotauro.

I personaggi di Saltburn

I personaggi sono morbosamente intrecciati tra loro, e man mano che la trama si svela, emergono oscuri segreti, tensioni latenti e stranezze sia nella famiglia Catton che in Oliver. Il divario tra ricchi e poveri è il motore della narrazione e rappresenta la leva che muove le azioni di Oliver, un giovane che si rivela molto più ambiguo di quanto sembri inizialmente.

Questo personaggio, interpretato magistralmente da Barry Keoghan, si mostra spietato e calcolatore, insinuandosi nella vita dei Catton per seminare distruzione e malevolenza, senza quasi mai provare rimorso. Spinto da una brama insaziabile di potere e ricchezza, Keoghan, con sguardi ed espressioni minime, riesce a incarnare un personaggio che passa dal ruolo di vittima a quello di carnefice con sorprendente abilità.

Di particolare rilievo è anche la performance di Rosamund Pike, che torna alla ribalta nel ruolo di Elspeth, madre di Felix, una figura elegante, magnetica ed enigmatica.

Tutti i membri della disfunzionale famiglia Catton risultano comunque convincenti e affascinanti: Jacob Elordi incarna perfettamente un giovane aristocratico in cerca di sé, tra le perversioni, dilemmi e i divertimenti tipici di quell’età. Altrettanto notevoli sono le interpretazioni di Alison Oliver, nei panni della fragile e complessa Venetia, e di Archie Madekwe, che offre un ritratto sprezzante e snob del cugino Farleigh.

Conclusioni sul film Saltburn

In conclusione, Saltburn è un film che esplora in modo inquietante, e a tratti disturbante, il divario tra ricchezza e povertà, indagando nelle profondità della psicologia umana.

Tra eccessi, vizi e perdizione, Saltburn richiama alcune dinamiche presenti ne Il talento di Mr. Ripley, sfidando tabù ancora rilevanti nella società moderna e portando in scena il grottesco e la crudeltà dell’animo umano.

Un film consigliato a chi desidera esplorare il lavoro di Emerald Fennell e comprendere fin dove può spingersi chi è accecato dalla sete di potere e ricchezza.

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