Safe House, la recensione (no spoiler) dell’action thriller

Safe House - Nessuno è al sicuro

A Città del Capo l’agente della CIA Matt Weston lavora come “custode”, ovvero ha il compito di garantire la sicurezza e la manutenzione di una cosiddetta Safe House, un locale di proprietà della compagnia da usare come rifugio in missioni top secret, da celare allo sguardo dell’opinione pubblica. Fino ad oggi Matt non ha avuto ancora nessun “ospite”, ma questa mancanza è per lui destinata a finire molto presto.

L’ex operativo della CIA Tobin Frost, disertore da dieci anni e accusato di aver venduto informazioni sensibili senza autorizzazione, chiede infatti ospitalità all’ambasciata americana dopo essere stato braccato da dei killer e in attesa di un interrogatorio viene condotto proprio nell’appartamento gestito da Matt. Poco dopo il suo arrivo farà irruzione una squadra di uomini armati che intende eliminare Frost ad ogni costo e questi si ritroverà a collaborare gioco-forza con Matt, in una rocambolesca fuga nella quale nessuno può fidarsi di nessuno.

Safe House: la strana coppia – recensione (no spoiler)

Un buddy-movie atipico, che vede al centro del racconto due personaggi antitetici e complementari al contempo, che arrivano ad avvicinarsi e ad assimilarsi sempre di più nel corso dei tumultuosi eventi che caratterizzano le quasi due ore di visione di Safe House. Quest’action thriller ambientato in terra sudafricana, con un paio di sequenze che sfruttano al meglio il contesto urbano – vedasi il ferale e rocambolesco inseguimento nella baraccopoli – segue una linea narrativa non certo originale, ma messa in scena con un discreto stile e un buon ritmo, tanto che è semplice chiudere un occhio sui pur prevedibili colpi di scena.

All’insegna del motto “tutti tradiscono tutti“, come d’altronde chi è appassionato di storie di spie ben sa, la rocciosa coppia di protagonisti si trova alle prese con le tipiche dinamiche da run & hide – corri e nasconditi – nel tentativo di scappare non soltanto dai nemici che gli si pongono davanti ma anche di scoprire se vi sia, e chi sia, la probabile talpa all’interno dell’organizzazione che sembra mettere loro i bastoni tra le ruote.

Senza un attimo di tregua

Il mescolarsi nella folla e inseguimenti – a piedi o su quattro ruote – al fulmicotone, fino alle più canoniche sparatorie e alle situazioni di stallo: Safe House richiama ovviamente, non poteva essere altrimenti, un immaginario consolidato ma per chi è appassionato di tali dinamiche la formula funziona, anche laddove la regia di Daniel Espinosa si fa volutamente “ballerina” e potenzialmente fuori-fuoco.

A convincere è anche la gestione del cast e non soltanto per ciò che concerne i due protagonisti, interpretati con efficacia da Denzel Washington e Ryan Reynolds, ma anche per il folto stuolo di comprimari che vanta in ruoli più o meno preponderanti attori del calibro di Brendan Gleeson, Sam Shepard, Vera Farmiga, Liam Cunningham e Joel Kinnaman. Per un film che pur a dispetto della sua relativa aderenza a una ricetta già vista, si rivela gradevole e avvincente quanto basta.

Conclusioni finali

Un disertore della CIA con un’aura da leggenda e un agente alle prime armi e prossimo alla promozione si ritrovano in fuga per forza e non sapranno di chi potersi fidare nel tentativo disperato di raggiungere un luogo sicuro della compagnia.

Safe House è un action thriller che guarda alle derive spionistiche, compensando una sceneggiatura certamente perfettibile con una messa in scena dinamica e scattante, dove l’azione ad alto ritmo è favorita alla sostanza senza troppi rimpianti. Il carisma dell’eterogeneo cast capitanato da Denzel Washington e Ryan Reynolds fa il resto, per due ore di visione mai memorabili ma godibili.

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