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Fabio Rovazzi, giudice di Io Canto Generation: “È un’esperienza molto divertente. Un consiglio ai ragazzi? Rilassarsi e diversificarsi per emergere” – Intervista

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Dai video su Youtube alla tv, la carriera di Fabio Rovazzi spazia attraverso diversi mezzi e lo vede ora impegnato come giudice di ‘Io canto Generation‘. Il programma, condotto da Gerry Scotti, va in onda ogni mercoledì in prima serata su Canale 5. Ai nostri microfoni, Rovazzi ha raccontato la sua esperienza nel talent show, come è nata l’idea del suo podcast, di Sanremo e dei suo sogno nel cassetto. Scopriamo insieme cosa ha detto.

Intervista a Fabio Rovazzi, giudice di “Io Canto Generation”

Da ‘Andiamo a comandare’ a ‘Tutto molto interessante’, passando per ‘Volare’ ritornato virale grazie a Tik Tok nei mesi estivi. Fabio Rovazzi, pseudonimo di Fabio Piccolrovazzi, mette a disposizione la sua esperienza nel talent show ‘Io canto Generation’.

Fabio Rovazzi mercoledì 9 ottobre è iniziata una nuova edizione di ‘Io canto Generation’. Com’è essere giudice del programma?

Essere giudice di questo programma è più complesso rispetto a svolgere lo stesso ruolo a ‘Io canto family’ perché non essendoci la componente genitore, bisogna essere più cauti sul giudizio e dosare bene le parole. Ricordiamo che si stanno giudicando dei ragazzini di 11 anni e diventa un po’ più complesso anche a livello empatico.

Vedrete poi nelle prossime puntate che saranno raccontate le loro storie ed è ancora più difficile giudicare o avere delle preferenze particolari. Si tratta però di un’esperienza molto divertente, con Gerry a capo di tutta la conduzione. Poi ci siamo allargati, siamo diventati di più a livello di giurati e ci stiamo divertendo molto.

Si è infatti aggiunta tra i giudici Iva Zanicchi. Insieme ai caposquadra siete una grande famiglia. Ci racconta qualche retroscena del backstage e perché è ‘tutto molto interessante’?

Un episodio particolare al momento non mi viene in mente anche perché siamo all’inizio del percorso e succederanno tante cose. Un retroscena che potrei raccontarti riguarda un ‘sottotesto’, cioè che la giuria si è divisa: una composta da me, Claudio Amendola e Michelle Hunziker e l’altra con Al Bano, Orietta Berti e Iva Zanicchi anche se poi, come avrai notato, parla solo la Zanicchi.

Noi tre, inteso io, Claudio e Michelle durante la puntata ci scambiamo molte opinioni, ci divertiamo molto ed è nata anche un’amicizia perché io Claudio Amendola non lo conoscevo prima. Tra ‘Io canto family’ e ‘Io canto generation’ si è instaurato un bellissimo rapporto.

Durante la puntata in molti hanno notato che prende spesso appunti, a Gerry Scotti ha detto che fa disegnini. Cosa scrive o disegna quindi?

A volte faccio dei disegnini ma lo faccio sempre quando ho una penna e un foglio. Per la maggior parte del tempo mi segno quello che vedo in modo tale che dopo, se devo prendere la parola per dare un giudizio, so esattamente cosa dire. Nel senso che tra l’esibizione e il giudizio passa del tempo, si sentono magari anche altre opinioni, viene raccontata una storia, viene coinvolta per esempio la mamma del concorrente. Avendo io segnato tutto, mi ricordo i punti secondo me più importanti da dire durante l’esibizione.

Il foglio in realtà serve per votare, ci segniamo i voti, li confrontiamo, giriamo le cartellette. A volte ci ‘copiamo’, quando siamo in dubbio se dare un 7 o un 8, iniziamo a parlare e ci convinciamo che l’8 è la scelta migliore. In quei fogli succede di tutto.

Consigli che si sente di dare a chi partecipa a Io canto Generation e Family?

Il consiglio che mi sento di dare è quello di rilassarsi, di non vivere le esibizioni con ansia e di sciogliersi il più possibile sul palco. Sembra banale ma è una cosa che sto notando durante le esibizioni. Ho l’impressione che, in molti ragazzi, l’ansia superi il talento. Dato che in ogni puntata si va al ballottaggio e alcuni escono, è importante ragionare anche sul fatto che potrebbe essere una bella occasione e sfruttarla nel migliore dei modi dando il massimo. Molti vedo che salgono sul palco e ‘accusano’ tutta la situazione, come è giusto che sia, non possiamo pretendere che dei ragazzini di 11 anni abbiano la spigliatezza di un professionista però mi dispiace perché un po’ si nasconde la loro vera energia e personalità.

Lei è stato tra i primi a sfruttare la visibilità dei social con video diventati virali, cosa pensa dei giovani che si avvicinano a questo mondo?

Questo vale più o meno in tutto secondo me. Oggi tutti hanno accesso a quello che fanno gli altri e quindi tendiamo, quando ci introduciamo in un qualsiasi campo, un po’ a seguire le orme di quello-quella che funziona di più in quel momento. Si tende molto ad omologarsi mentre secondo me bisogna più ragionare fuori dagli schermi e farsi una sorta di esame di coscienza dicendo: ‘io cosa so fare che gli altri non sanno fare o come posso comunicare, cosa posso cantare, di cosa posso parlare di cui gli altri non possono parlare’. In quel momento lì, in cui si ha un prodotto diversissimo rispetto agli altri, emerge di più per assurdo.

Ha condotto Sanremo giovani nel 2018 con Pippo Baudo ed è stato ospite più volte della kermesse, le piacerebbe presentarsi in gara con una sua canzone?

È una cosa che mi è stata proposta più volte negli anni che però mi spaventa un po’. Sono stato come ospite a Sanremo ma quello che ho fatto non è solo canto. Se dovessimo immaginare me solo come cantante, a mio avviso è molto riduttivo e poi non credo di essere molto talentuoso da quel punto di vista. Se ci fosse l’occasione di partecipare ma creare un qualcosa di più.

Tipo co-conduttore?

Certo, assolutamente. Quando ho co-condotto con Pippo Baudo Sanremo Giovani è stata una di quelle esperienze dove ho detto: ‘questa cosa la voglio fare nella vita’. Mi sono divertito tantissimo e mi sono trovato a mio agio. Sento che si può fare molto di più. In generale quando guardo la televisione mi piacerebbe inserirmi per portare qualcosa in più.

Per esempio in un programma tutto suo?

No, un programma tutto mio assolutamente no. Ci sono dei format fantastici che devono rimanere lì e dovranno rimanere lì. Magari aggiungermi, aggiungendo anche il mio modo di pensare le cose, dare un tocco mio. Non avrei mai l’idea di inventare qualcosa da zero anche perché è un linguaggio che non conosco e che sto iniziando adesso, piano piano, a conoscere. Non ho la supponenza di buttarmici dentro e pensare di saper scrivere delle cose.

Come è nata l’idea del podcast 2046?

L’idea del podcast in realtà è nata in modo molto naturale. Nasce tra amici, dopo mesi e mesi in cui pensavamo a quale concept o obiettivo dovesse avere. Ad un certo punto è balzata all’occhio questa cosa della fine del mondo che poi si aggancia al discorso di parlare di futuro, sia nel bene che del male. Ha stimolato subito le nostre teste nel metterci a fare una cosa. Vedo che molti fanno podcast solamente per parlare dell’ospite o non hanno un sottotesto o uno scopo.

Il nostro scopo è arricchire noi stessi, il podcast è un po’ quello. Magari abbiamo una persona che ci può dare delle informazioni incredibili su quello che sarà, per esempio, il futuro dell’automotive. È super interessante, io stesso seguirei il mio podcast. Quando faccio qualcosa che mettendomi da spettatori guarderei, sono molto contento di farla.

Progetti futuri?

Sì, ma non posso dirlo. Ovviamente ci sono progetti sotto più fronti.

Provo a indovinare, reality?

Non saprei. Ogni volta che guardo i reality non riesco a immaginarmi dentro perché bisogna essere mentalmente molto forti per rimanere con delle persone che non si conoscono, un tot giorni e in determinate situazioni. Potrei essere il primo concorrente di reality che è durato 12 ore, non so se mi troverei a mio agio. Poi le cose, secondo me, bisogna farle prima di fare pronostici. Al momento non è nei piani, questo sicuro te lo posso dire.

Qualche feat? Lei ha collaborato con tantissimi artisti, Morandi, Orietta Berti, Al Bano solo per citarne alcuni. C’è qualcuno con cui vorrebbe collaborare per una nuova canzone?

In realtà dipende molto da una casualità naturale. Non ho mai programmato niente, nel naturale corso dei rapporti umani ad un certo punto sono balzati all’occhio dei personaggi con cui ho stretto un rapporto di amicizia vero e sono nate in modo molto naturale delle collaborazioni. Ci sono dei grandissimi artisti con i quali mi piacerebbe collaborare però poi c’è sempre una grande incognita: il come collaborare.

Faccio l’esempio di Gianni Morandi, questa estate è tornata virale su Tiktok ed è stato un delirio assoluto con ‘Volare’. Il ritornello non è generico, non avrei potuto mettere chiunque, è un pezzo che scrivi su Gianni che si mette in una condizione di autoironia pazzesca. Quel Gianni è potentissimo e ogni collaborazione va valutata sotto quel punto di vista. Domani puoi avere anche il Dio della musica odierna ma se poi non si mette in gioco in un certo modo e non c’è un rapporto di amicizia, un feeling, si sente nel pezzo. Il pezzo non funziona e non c’è un rilascio delle energie positive.

Quale è il suo sogno più grande?

Che si sollevi un po’ la qualità del cinema italiano. Ci sono alcuni registi bravissimi che fanno delle cose bellissime come per esempio mio fratello Muccino, piuttosto che Sydney Sibilla e tanti altri. Però mi sembra che ci sia poco spazio per persone che magari hanno delle idee e vogliono provare a sperimentale. Mi piacerebbe che il cinema italiano iniziasse a diventare un po’ di tutti e magari evitasse di fare cose tipo PAPmusic utilizzando dei soldi che potevano essere spesi per cose più belle. Questo, è il mio sogno.

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