Romeo è Giulietta, la recensione della commedia

Romeo è Giulietta

Il famoso regista teatrale Federico Landi Porrini, conosciuto per il suo carattere scostante, è ormai in declino e prossimo al ritiro, ma intende chiudere la sua carriera con una rappresentazione in grande stile del Romeo e Giulietta di William Shakespeare. Viene così organizzato un casting al quale si propongono molti giovani esordienti e al quale si presenta, per il ruolo di Giulietta, anche Vittoria Mengoni, un’aspirante giovane attrice la cui carriera è stata macchiata da un’accusa di plagio.

La ragazza viene liquidata in fretta e furia da Porrini, che nel frattempo si vede imporre la protagonista femminile dalla produzione, con il ruolo affidato a una popolare tiktoker fidanzata con un calciatore. Ma per Romeo non si riesce a trovare il candidato ideale ed ecco che Vittoria decide di tentare il tutto per tutto: con l’aiuto di un’esperta truccatrice, si fa passare per maschio e con l’identità fittizia di Otto Novembre – suo giorno di nascita – otterrà a sorpresa la parte del rampollo di casa Montecchi.

Romeo è Giulietta: essere o non essere – recensione

La trasformazione è da sempre alla base dell’arte e proprio in campo recitativo gli uomini per secoli hanno prestato i loro corpi a personaggi femminili, in epoche in cui alle donne era vietato esibirsi sul palco. Romeo è Giulietta, un titolo furbo che tramite un accento cambia le connotate dell’intera narrazione, parte dall’opposta premessa, con una ragazza a spacciarsi per maschio contro ogni logica.

Da prendere non troppo sul serio l’ultimo film di Giovanni Veronesi, stasera in onda come prima tv Sky, almeno a livello di verosimiglianza: chiunque nella realtà si sarebbe infatti accorto dell’improbabile travestimento, ponendo immediatamente fine ai sogni di gloria della protagonista. Ma d’altronde il cinema è fatto anche per sognare e perciò, almeno dal punto di vista della credibilità, qualcosa va perdonato. Meno invece per ciò che concerne il carisma sul palcoscenico, con Pilar Fogliati che per quanto si impegni non sembra molto adatta a recitare opere del bardo d’Albione.

In un bacio io vivo

Con un cast dove spiccano soprattutto un gigione Sergio Castellitto e un’afflitta Margherita Buy nelle vesti di nonna ex-diva, con Maurizio Lombardi quale degna spalla e Geppi Cucciari in un ruolo secondario chiave, la storia si affida a luoghi comuni diffusi che riflettono sui tempi moderni, con il tema identitario che diventa ben presto centrale e i gusti sessuali che vengono gettati alla rinfusa in un calderone solo parzialmente ambiguo, in realtà ampiamente patinato a prova di grande pubblico e con un finale soltanto fintamente provocatorio.

Si vorrebbe anche giocare qualche frecciata sul rapporto tra ciò che è cultura e ciò che è popolare, con i molteplici riferimenti ai programmi più guardati dal grande pubblico e a un immaginario sul mondo dei vip che vanno sul versante opposto rispetto ai capolavori di Shaekespeare, ma il gioco è troppo scontato e privo di lucido cinismo, annacquato come una sceneggiatura che infarcisce il racconto di situazioni gratuite – il ballo al ristorante su tutte – per tentare di variare le dinamiche di una storia che si esaurisce in fretta nella propria, schematica, premessa.

Conclusioni finali

Un’aspirante attrice si candida al ruolo di Giulietta per una nuova rappresentazione, curata da un famoso regista teatrale ormai in declino. Quando il ruolo femminile le viene precluso, decide con furbizia e astuzia di truccarsi da uomo per diventare un inedito Romeo… Inverosimile più per le interpretazioni sul palcoscenico che per lo spunto di partenza, Romeo è Giulietta tenta di sfruttare l’opera shakespeariana per parlare di inclusività e di identità in una società figlia del Grande Fratello e di TikTok. Il risultato è maldestro, nonostante un cast di rilievo in alcuni dei ruoli chiave – ma non in quello principale – e (in)consapevolmente inverosimile.

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