Robin Hood è un film del 2010 di genere Avventura/Storico, diretto da Ridley Scott, con protagonisti Russell Crowe, Cate Blanchett, William Hurt, Mark Strong, Mark Addy, Oscar Isaac, Max von Sydow. Il film ha una durata di circa 148 minuti. Ecco la nostra opinione e recensione sul film.
Cenni sulla Trama del film
In seguito alla morte di Re Riccardo in Francia, mentre si trovava a combattere la guerra feudale successiva alle Crociate, il nobile e arciere inglese Robin Longstride cerca di far ritorno in Inghilterra insieme ai suoi commilitoni Will Scarlett, Alan-a-Dale e Little John.
Durante il tragitto il gruppo incontra un cavaliere gravemente ferito, Sir Robert Locksley, vittima di un’imboscata ordita dal traditore Godfrey, e Robin promette al morente di riconsegnare la sua spada al padre Walter, che lo attendeva nella cittadina natale di Nottingham.
Consegnata l’arma al genitore del deceduto, Robin viene incoraggiato a fingersi il diretto erede della famiglia per via dell’imminente confisca dei territori da parte della corona, diventata sempre più avida sotto il comando del subentrato sovrano Giovanni, in realtà ingannato proprio dai suoi acerrimi nemici e usato come una marionetta.
Nonostante le reticenze della vedova, Lady Marian, Longstride accetta la proposta e finisce per diventare un fiero oppositore delle politiche nazionali, crudeli e insensibili ai bisogni della povera gente, creando un movimento di ribelli stanziato nella foresta e diventando un eroe con il soprannome di Robin Hood.
La recensione del Film
Criticato da una certa parte della critica e da altrettante fronde di pubblico, il Robin Hood di Ridley Scott può essere considerato tra gli ultimi kolossal classici a fondo storico provenienti da Hollywood, prima che la moda dei cinecomic togliesse spazio e respiro alle produzioni di questo tipo.
Certamente questa nuova versione dell’arciere di Sherwood, figura mitica che ha calcato il grande schermo fin dagli albori, non è perfetta e paga alcuni limiti di una sceneggiatura che procede per accumulo, inserendo sotto trame sempre più articolate e potenzialmente confusionarie all’interno dell’intreccio base che vede, come al solito, il coraggioso leader dei ribelli opporsi alle scriteriate politiche di re Giovanni.
Su una sceneggiatura firmata dal collega Brian Helgeland, il cineasta inglese si prende diverse libertà non solo nella genesi del determinato protagonista ma anche nella caratterizzazione delle figure secondarie, con un’ottica femminista nel personaggio di Lady Marian, per la prima volta tosta e combattiva in prima persona anche nelle scene di battaglia.
Scelte a tratti stranianti che non vanno ad ogni modo a inficiare il cuore pulsante di un’operazione che la coppia dietro al successo de Il gladiatore (2000) riesce a rendere avvincente ed esaltante in più occasioni, nonostante le sequenze campali siano limitate rispetto al film succitato: impressione forse marcata dalla lunga durata, vicina alle due ore e quaranta minuti di visione, nel quale sono perciò condensati anche ritmi più cadenzati e a rischio ridondanza.
Quando il mood epico trova libero sfogo l’opera procede a briglia sciolta, con splendidi duelli e cavalcate ripresi in tutta la loro magnificenza, tra suggestivi rallenty e una cruda violenza, e la sontuosa colonna sonora completa lo spettacolo ludico nel migliore dei modi.
Il cast all-star, che comprende oltre all’ottimo Crowe interpreti del calibro di Cate Blanchett, Max von Sydow, William Hurt, Mark Strong e Oscar Isaac (magnifico nei panni dell’ambiguo Giovanni), sfrutta i brillanti dialoghi, colmi di un’ironia spaccona e di efficaci liriche motivazionali (“Ribellarsi e ribellarsi ancora, finché gli agnelli diverranno leoni” è parzialmente entrato nel comune immaginario cinefilo) e accompagna il susseguirsi di eventi al climax necessario destinato al grande pubblico, fino agli affascinanti titoli di coda del nostro Gianluigi Toccafondo tutti da gustare.