L’8 maggio andrà in onda su Raiuno – in prima serata – il film tv sulla storia di Manuel Bortuzzo, il giovane nuotatore vittima di una sparatoria nel 2019 che lo ha costretto sulla sedia a rotelle. La vicenda è rimasta impressa nel cuore di tutti e oggi potrà rivivere in un film per la televisione, “Rinascere” diretto da Umberto Marino. Nei panni di Manuel Bortuzzo, Giancarlo Commare, e in quelli del padre Franco Bortuzzo l’attore Alessio Boni.
“Rinascere”, il film tv sulla storia di Manuel Bortuzzo
Si è volta ieri in Rai la conferenza stampa di presentazione a cui ha preso parte il cast e anche Manuel Bortuzzo, raggiante nei suoi 23 anni appena compiuti. Manuel ha rivissuto il calvario da spettatore e si è detto soddisfatto del risultato raggiunto: “Fino a metà film non credevo che fossi io, sembrava che la storia non mi appartenesse, invece ero io. Il film è fedele a quello che sono e quello che ero. lo devo guardare ancora cento volte perché merita. È tutto vero quello che si vede, Davide è stato un punto di riferimento importante, come Alfonso”.
Noi di SuperGuida TV abbiamo chiesto a Manuel Bortuzzo se essere un simbolo per le nuove generazioni sia un peso e se avverta un senso di responsabilità. Proprio in occasione del Concertone del Primo Maggio a Piazza San Giovanni, Ambra Angiolini si è commossa ricordando la sua storia. Manuel ha spiegato: “Sento la responsabilità ma sono me stesso, quello che sono qui sono a casa. Mi rende felice poter trasmettere qualcosa essendo me stesso. Vedo nei ragazzi che vogliono sentirsi dire qualcosa da me, lo sento molto. Il primo lavoro grande lo faccio su me stesso, affronto tutto in modo semplice e scorrevole. Nel film è stato raccontato tutto com’era”.
A chi gli chiede cosa gli manchi in questa nuova vita, risponde: “Quello che manca è il finale, quando ho deciso di scrivere il libro l’ho fatto cavalcando l’onda di quello che provavo”.
Per Giancarlo Commare, interpretare Manuel Bortuzzo è stata una vera sfida. Nei mesi in cui il film tv è stato girato, Manuel si trovava nella casa del Grande Fratello Vip. Giancarlo Commare ha avuto difficoltà per l’impossibilità di confrontarsi proprio con il protagonista della storia: “Mi sono preso una grandissima responsabilità. Sono subito andato in piscina, ho avuto al mio fianco Kevin, il fratello di Manuel. Purtroppo, dato che abbiamo l’uomo più impegnato del mondo, non ho potuto conoscerlo prima. Il suo libro è stato come la mia bibbia. Mi dava forza, era come se lui fosse vicino a me. Non abbiamo lavorato di imitazione, ho visto tutte le interviste che ha fatto, ho voluto cogliere i suoi gesti ma il libro mi ha permesso di capire chi fosse veramente, è stato un viaggio intimo che mi ha toccato. Mi interessava rendere giustizia a quello che questa persona ha provato. Volevo rappresentare al meglio i suoi sentimenti e le sue emozioni. La scena che più mi ha segnato è stata quella del risveglio: tutto finto, ma ho pensato: immaginati se fosse vero. Mi ha fatto parecchio effetto. Non stavo interpretando, ero in ascolto. È stato difficile da vivere e io non l’ho vissuto veramente, è stata una cosa davvero tosta”.
Nessun sentimentalismo, assicura il regista Umberto Marino che ha voluto restare fedele alla storia: “Ogni volta che abbiamo fatto un distanziamento abbiamo convocato una riunione con Manuel e il papà. Non c’è una virgola che non sia stata concordata, perché giocare con la vita degli altri non è una cosa educata. Non volevo ottenere il sentimentalismo, in cui la televisione indugia, forzando le scene”.
Alessio Boni sottolinea come questa volta, a differenza degli altri personaggi intrepretati in passato, gli sia toccato confrontarsi con una persona esistente: “Ho dato vita a Walter Chiari, Puccini, personaggi che non ci sono più. Ma interpretare una persona che è qui è diverso. Non volevo imitare il padre di Manuel, questo copione racconta una tragedia capitata a un ragazzo che aveva 19 anni, il punto cardine è la dignità con cui questa famiglia ha affrontato il dolore. Io ho sentito una volta un’intervista in cui, mi pare all’Arena, Massimo Giletti chiedeva: ‘Sei contento che quelli che hanno sparato hanno preso 17 anni?’. E Manuel ha detto una cosa sorprendente per un ragazzo della sua età, ha detto di no. ‘Sono le circostanze che li hanno portati, se fossi cresciuto in quell’ambiente forse anche io avrei sbagliato’. Mi colpì tantissimo. Per me interpretare Franco è stata una cosa formidabile, la cosa che ha detto Umberto è importante: l’asciuttezza. Lui ha pianto tre volte, non si è mai fatto vedere. È importante ricordare certi momenti e certi esempi: Alex Zanardi, Bebe Vio, Manuel. Sono esempi spettacolari. Quando ho conosciuto Franco mi è venuto incontro con il sorriso, quando l’ho conosciuto l’ho visto con un sorriso: viva questa famiglia in cui vince la vita”.
Il papà di Manuel, Franco Bortuzzo, non si è mai arreso. Ha cercato di far restare unita la famiglia senza permettere al dolore di prendere il sopravvento: “Quello che gli è successo è stata una tragedia, hanno sofferto tutti anche il cane, povero, che è rimasto due giorni chiuso a casa. Noi veneti abbiamo sempre nel nostro cuore la voglia di girare pagina, è una forza interiore che hanno tutte le persone e bisogna trovarla in se stessi. Inutile andare da un amico, devi trovare la forza in te stesso, tutti devono tirarsi su le maniche, bisogna vedere il bicchiere mezzo pieno, non mezzo vuoto. Ho Manuel qui davanti sono felice, se no sarebbero stati tre anni che porto fiori sulla sua tomba”, ha raccontato con una punta di commozione.
A conclusione della conferenza stampa, Manuel Bortuzzo è stato assaltato dai giornalisti per selfie e autografi di rito. Il nuotatore, che si sta allenando per partecipare alle Paralimpiadi di Parigi del 2024, non perde la tranquillità nemmeno quando una giornalista le rivolge una domanda inopportuna sul suo rapporto con Lulù Selassiè. In queste settimane, il nuotatore è stato oggetto di una “cannibalizzazione mediatica” impressionante.
Troppi sono gli haters che sui social hanno preso di mira lui e la sua famiglia dopo aver appreso che la storia con la Selassiè era naufragata. Manuel Bortuzzo però era stato chiaro e in un comunicato aveva parlato di divergenze caratteriali. A che pro quindi colpevolizzare qualcuno se le cose non sono andate?. Manuel Bortuzzo ha semplicemente trovato il coraggio di voltare pagina. Ora speriamo che il finale del film tv possa presto bussare alla sua porta.