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Rick and Morty: recensione (no spoiler) della folle serie tv animata

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Nati come una stupida parodia di Ritorno al Futuro, gli sconsiderati personaggi creati da Justin Roiland si sono trasformati in persone uniche e plausibili grazie alla penna di Dan Harmon, diventando i protagonisti di uno show televisivo capace di travolgere per il suo stile colorato e la profondità dei suoi temi: Rick and Morty è ormai entrato nell’immaginario comune come sinonimo di follia creativa, grazie all’ottovolante di risate ed emozioni regalate all’interno delle sue sei stagioni. Lungi dall’essere completa, la storia di questo scienziato pazzo e del suo timido nipotino ha toccato vette altissime di scrittura ma anche baratri inconcepibili di banalità, rimanendo sempre fresca e imprevedibile con il suo umorismo sopra le righe.

Rick and Morty, la storia

Gli Smith – come è possibile prevedere da uno dei cognomi più diffusi del Paese – sono una classica famiglia americana, alle prese con i loro soliti problemi relazionali e lo sconforto di lavori che non soddisfano mai fino in fondo: Morty (doppiato da Justin Roiland) è un ragazzino impacciato, sua sorella Summer (Spencer Grammer) una pigra studentessa, la madre Beth (Sarah Chalke) un chirurgo veterinario, mentre il padre Jerry (Chris Parnell) è indolente e senza aspirazioni, pronto ad accettare qualsiasi cosa in nome dello status quo. A sconvolgere le loro noiose carte in tavola ci pensa l’arrivo di Rick Sanchez (doppiato anche lui da Justin Roiland), il padre a lungo scomparso di Beth, che accetta l’ospitalità della sua “nuova” famiglia dopo anni di silenzi ed apparente disinteresse.

A differenza dei parenti, Rick non ha idea di cosa significhi normalità, perché è un genio cinico e senza cuore che gioca con lo stesso tessuto spazio-temporale e lascia la sua impronta caotica in tutto l’universo: è infatti il creatore di una pistola che crea dal nulla portali in grado di trasportare non solo su altri pianeti, ma anche in altre linee temporali ed universi alternativi. Alle sue scorribande seguono sempre conseguenze gravissime e irrimediabili, ma per lui nulla è sacro e continua a prendere tutto ciò che vuole senza curarsi del dolore provocato dalle sue azioni. Dopo una vita avventurosa, la noia strisciante lo convince a prendere sotto la sua ala protettrice il timido Morty, che si troverà così coinvolto nelle malvagie macchinazioni di un nonno per nulla raccomandabile.

Perché guardare Rick and Morty

Che la strana creatura partorita dalle menti allucinate di Roiland ed Harmon meriti quantomeno un’occasione è evidenziato dal successo strepitoso di una serie diventata culto in pochi anni, capace di ridefinire innumerevoli schemi narrativi e configurarsi come uno dei migliori prodotti d’animazione occidentale. Il suo stile visivo è semplice, ma al tempo stesso sgargiante ed inimitabile, ed ha contribuito alla formazione di personaggi iconici ed immediatamente riconoscibili: a cominciare dai protagonisti principali per arrivare ai comprimari ed ai personaggi ricorrenti, Rick and Morty propone una pletora di figure uniche a cui affezionarsi oppure da odiare con tutto il cuore.

La sua narrazione spezzettata propone una sit-com nella quale ogni episodio è autoconclusivo, ma all’interno della sceneggiatura vengono spesso proposti archi che si sviluppano con molta calma, tra piccole e grandi rivelazioni che pagano i loro dividendi anche a distanza di intere stagioni. La base fondamentale della trama prevede l’ennesima avventura spazio-temporale del nonno e del nipote, alle prese con nuove popolazioni aliene, tesori da recuperare in nome della scienza e puro senso della scoperta, mentre ribolle in profondità un sostrato fatto di inganni, cinismo e disillusione che contribuisce a dare plausibilità a personaggi apparentemente caricaturali. Lo scontro personale e generazionale messo in moto dai suoi protagonisti si riflette nella bontà “sciocca” di Morty, incapace di dire no al suo convincente nonno, e la malvagità disinteressata di Rick, disposto a distruggere universi pur di ottenere ciò che vuole.

A loro si aggiungono, nel corso degli episodi, anche gli strambi legami che li uniscono al resto della famiglia, portando in scena un gran numero di storie secondarie capaci di dare spessore ad ogni singolo personaggio: il focus iniziale, ad esempio, ruota intorno al bisogno affettivo di Beth, una donna intelligente che dovrebbe odiare il padre scomparso per anni, ed invece si ritrova ad assecondarlo per timore di perderlo ancora. Anche Summer, la sorella di Morty, viene approfondita per infilare stoccate alla vita relazionale dei giovani, ma col tempo diventa protagonista di un’evoluzione personale che la porta ad assomigliare sempre più alla madre ed al folle nonno. Esilarante il gioco di forza che si crea tra i due uomini della casa, con la puerile virilità di Jerry che viene subito messo in discussione dalla personalità prevaricante di Rick.

Gli sviluppi della trama vengono accompagnati da un’estrema propensione al chiasso che trasforma la serie in un caleidoscopio di situazioni e personaggi, con lo schermo spesso sommerso da un’infinità di figure nel quale è facile perdersi: lo show prodotto da Adult Swim ha infatti l’obbiettivo di “atterrire” lo spettatore con la vastità dell’universo, e lo fa spedendolo in una moltitudine di possibilità che spaventa tutti, tranne l’impassibile Rick. I dialoghi frizzanti svariano attraverso numerosi temi, così come un umorismo che riesce ad essere elevato e volgare a tempi alterni, ma sempre spiazzante come questi assurdi personaggi a cui si finisce con l’affezionarsi come se fossero parenti.

Perché non guardare Rick and Morty

Con la sua comicità votata all’estremo, appare subito chiaro il valore polarizzante di una serie incapace di soddisfare ogni tipo di spettatore: se non amate conversazioni velocissime e decibel elevati, questo show finirà col darvi un’emicrania con i fiocchi. Il cinismo che contraddistingue il protagonista si riflette in ogni anfratto della lunga e contorta trama, la quale – a dispetto dell’apparenza – si evolve con costanza, a volte facendo un passo avanti, altre facendone due indietro.

Tra personaggi uccisi o traditi, popolazioni aliene sterminate e rapporti umani sacrificati in nome di qualcosa di materiale, Rick and Morty riesce ad essere esilarante e deprimente al tempo stesso, a seconda del grado di affezione col quale cerca di coinvolgere l’utenza. La brillantezza della scrittura regala picchi di vera genialità, ma non sempre centra l’obbiettivo e non è raro che scada in banalità infantili e stupidi riempitivi. Fortunatamente gli alti e bassi non riescono ad affossare intere stagioni, ma alcune puntate insipide puntellano con costanza quasi ogni arco narrativo della serie. Come ogni sit-com che si rispetti, anche lo spettacolo di Roiland ed Harmon propone storie auto-conclusive apparentemente scollegate, eppure nasconde indizi che lasciano configurare un ampio quadro narrativo dalle enormi potenzialità: purtroppo la trama non lascia che piccoli spiragli su queste possibili rivelazioni, e si intestardisce nel proporre sempre qualcosa di nuovo dimenticando tutto ciò che è accaduto in precedenza.

Come una scatola di cioccolatini, nel guardare Rick and Morty non sai mai che tipo di episodio pescherai, se quello scritto senza verve oppure l’incredibile avventura capace di far ridere fino alle lacrime, obbligandoti ogni volta ad assumerti un rischio che (per fortuna) ripaga spesso con sagacia e divertimento.

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