Sì, si sentiva proprio la fisiologica necessità di un po’ di leggerezza, di una dose di autentica umanità, di contatto umano: non eravamo noi, era Venezia ad aver bisogno di tutto ciò. Tranquilli, ci ha pensato Brad Pitt. Se è vero che l’81esima mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia ha visto il ritorno dei big, dei grandi nomi di Hollywood, è anche vero che tutti erano rimasti protetti da una cappa di vetro invalicabile. Finora.
Quest’anno i divi a Venezia sembravano inavvicinabili, soprattutto per la stampa, erano tenuti sottovuoto con tanto di cartello con su scritto “Guardare ma non toccare”. Allora ecco che alla mostra del cinema si parla di tutto meno che di cinema.
Fin qui il day after è stato caratterizzato dai commenti sugli abiti indossati dagli attori durante il red carpet, sugli stilisti che li hanno confezionati, sui colori scelti. Insomma, moda al centro e cinema da contorno.
Poi ieri sera, tra tante passerelle simili tra loro, è arrivato il genio di Richard Gere a scombinare le carte in tavola: arriva, si guarda intorno, indica i fotografi, quasi li sfida come a dire “Ora ci divertiamo, ci penso io a voi”. E parte il suo show.
Ecco perché ieri sera Richard Gere ha cambiato il corso di Venezia 81
Si muove con la fantasia di un ragazzino che vuole emergere, non come il divo 75enne con oltre mezzo secolo di carriera alle spalle; danza sul tappeto rosso, gioca, scherza, ride. Non regala foto, regala momenti.
E per la prima volta, il giorno dopo, siamo qui a parlare di ciò che ha fatto Richard Gere, non di quale abito ha indossato Richard Gere. Ha rimesso la chiesa al centro del villaggio, ha rimesso lo show al centro della mostra.
E, di fatto, ha cambiato il corso di Venezia 81. Cosa sarebbe stato il red carpet di Brad Pitt e George Clooney se Richard Gere non avesse dato spettacolo pochi minuti prima di loro? Non lo sappiamo, ma è probabile che non si sarebbero sbottonati più di tanto. Invece, con l’attore di “Pretty woman” a fare da apripista, gli altri divi si sono sentiti in dovere di pareggiare i conti, di non mostrarsi inferiori, di condividere con lui qualche pezzo di titolo.
E va bene così, anzi va benissimo.
Perché, come da apertura, Venezia ne aveva bisogno. Aveva la vitale necessità di respirare in quei vestiti stretti e caldi, occorreva rilassare i muscoli e creare un po’ di scompiglio, di far saltare le regole da sala da tè per farci sentire, almeno per un attimo, in una birreria (di lusso s’intende).
Dunque grazie Richard, grazie Brad, grazie George. Grazie a voi, oggi, si parla di cinema. Grazie a voi, oggi, si respira. E con questo caldo, ci voleva proprio.