Nella zona del Nuovo Messico abitata principalmente dalla popolazione Navajo, l’allenatrice Heather è sotto pressione da parte dalla comunità affinché traini il team di basket liceale, i Chuska Warriors, verso una stagione ricca di successi. I giocatori simbolo della squadra sono Nataanii e Jimmy, ma il primo è reduce da un duplice lutto – ha perso la madre e la sorellina l’anno precedente – dal quale non si è mai ripreso: proprio la depressione lo spinge a togliersi la vita.
I suoi compagni sono affranti dal dolore e quella profonda perdita si riflette anche sui risultati in campo, con una lunga serie di sconfitte che rischia di rovinare quanto di buono fin lì costruito. Toccherà a Jimmy riprendere in mano la situazione, anche per onorare la memoria di quell’amico andatosene via troppo presto…
Rez Ball: in campo e fuori – la recensione
Alla base vi è un libro a sua volta ispirato da una storia vera, che ci accompagna a scoprire una realtà poco conosciuta in un contesto come quello delle riserve indiane, dove la popolazione originaria di quelle terre è stata messa ai margini della società.
Rez Ball trova la corretta chiave di lettura: non è soltanto un feelgood movie ma anche un avvincente ritratto agonistico, immerso in un ambiente del tutto particolare. Il titolo del film deriva dall’omonimo stile di pallacanestro adottato proprio dai team liceali formati da giocatori nativi, che hanno unito le loro tradizioni a uno degli sport più diffusi negli Stati Uniti.
Tradizioni e modernità
Ragazzi che “discendono da coraggiosi guerrieri” e sono ora pronti a dare tutto, fino all’ultimo canestro, in un percorso che si tinge di gioie e delusioni. Un percorso costellato da difficoltà e rancori, dove i drammi personali dei vari personaggi vengono progressivamente alla luce. La sceneggiatura si concentra principalmente sulla figura di Jimmy, neo-leader colpito più di tutti dalla scomparsa dell’amico e alle prese con una madre alcolizzata, e sull’allenatrice Heather, presa di mira con battute sessiste quando la ruota sembra girare per il verso sbagliato.
Le riprese delle partite offrono un efficace intrattenimento a tema, tra slow motion e la foga di quell’ultimo punto capaci di tenere lo spettatore sempre sul chi vive, con l’incalzante colonna sonora a sottolineare i passaggi più enfatici. Non è un caso che tra i produttori di Rez Ball vi sia una delle figure simbolo del basket americano, ovvero il campione NBA LeBron James, che avrà probabilmente dato qualche consiglio alla regista Sydney Freeland, anch’essa di origini native come il cast, per catturare al meglio l’atmosfera dei match.
Conclusioni finali su “Rez Ball”
Un film che trova il giusto feeling, coniugando al meglio la tensione agonistica con uno sguardo lucido, tra dramma e speranza, sulle comunità di nativi indiani che tirano avanti in quelle riserve / ghetto, con l’alcolismo e la depressione che sono una costante. Ispirato a una storia vera e con un titolo che richiama l’omonimo stile di basket utilizzato dalle squadre liceali indigene, Rez Ball emoziona e fa riflettere con un notevole equilibrio tra le sue anime, adattandosi a un pubblico trasversale in cerca di sensazioni positive.