Report e la sentenza del Tar sul rivelare le fonti, Sigfrido Ranucci: “Piuttosto vado in galera”

Report

La vicenda legata al caso Report e alla sentenza del Tar del Lazio si fa sempre più complicata. Quest’oggi ha avuto luogo la conferenza stampa nella sede della FNSI (Federazione Nazionale Stampa Italiana) alla presenza del giornalista e conduttore della trasmissione di Rai 3 Sigfrido Ranucci.

Report: le parole di Sigfrido Ranucci

Sigfrido Ranucci non usa mezzi termini: “Io questa sentenza non la rispetto, piuttosto vado in galera” tuona il giornalista nel corso della conferenza stampa a seguito della sentenza del Tar del Lazio che ha ordinato alla trasmissione della Rai 3 di concedere l’accesso alle fonti utilizzate per realizzare un’inchiesta.

“Questa sentenza del Tar è preoccupante per le motivazioni in cui si spinge il giornalista a svelare le fonti. Io questa sentenza non la rispetto. Piuttosto vado in galera perché c’è una legge che ci tutela, che tutela l’ordine” – ha dichiarato il conduttore di Report.

“Ci sono cose che hanno un prezzo e un valore – ha aggiunto Ranucci – la libertà di stampa ha un valore, la tutela delle fonti ha un valore. Noi riceviamo 78mila mail ogni 3-4 mesi, sono segnalazioni molte da funzionari indignati, io dovrei renderle pubbliche?”. 

Sen. Sandro Ruotolo: “Vai avanti Sigfrido, siamo con te”

Tra i presenti alla conferenza stampa il giornalista e Sen. Sandro Ruotolo (LeU). Sulla sentenza Ruotolo dice: “L’inchiesta giornalistica è servizio pubblico alla Rai come in qualsiasi testata. Vai avanti Sigfrido, siamo con te”.

Dello stesso avviso è anche il presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio Paola Spadari, che dichiara: “Qui si mina il diritto-dovere del giornalista di fare informazione. Il giornalista del servizio pubblico non può essere di serie B. Mi auguro che il Consiglio di Stato ribalti la sentenza”. Riccardo Laganà, consigliere d’amministrazione della Rai dice: “Se questa sentenza diventasse operativa, quale giovane giornalista vorrebbe più lavorare nel servizio pubblico?”. 

Della redazione di Report è presente anche Elisa Marincol che dichiara: “Sentenza molto pericolosa. Si fa riferimento all’interlocuzione tra redazione e enti pubblici: in quegli uffici lavorano persone, corrono rischi di mobbing o intimidazioni se i nomi vengono esposti”

Conferenza stampa Report: dichiarazioni degli altri presenti

Raffaele Lorusso (FNSI Social): Report rappresenta in questo paese l’avamposto del giornalismo di inchiesta. Si sta mettendo in discussione l’articolo 21 della Costituzione, il diritto di informare. Senza informazione non c’è democrazia”.

Vittorio Di Trapani (USIG Rai): “Se si afferma che i documenti di un’inchiesta sono equiparati ad atti amministrativi, li si sottrae alla normativa che finora ha tutelato il lavoro giornalistico”.

On. Walter Verini (Pd): “Inserire nelle prossime riforme della giustizia il tema delle querele temerarie. Un Italia pienamente europea rispetta la libertà di informazione”Sen. Primo Di Nicola (M5S): “La mancanza di tutela del lavoro giornalistico non riguarda una categoria di privilegiati, riguarda tutti i cittadini”.

On. Nicola Fratoianni (SI): “C’è disperato bisogno di inchiesta. Questo attacco attraverso Report rischia di travolgere anche giornalisti precari e non tutelati. Questa è una campagna di obbedienza civile alla Costituzione”.

Avv. Marina Castellaneta: “Nel momento in cui si chiede a un giornalista di divulgare dei documenti si sta dando un messaggio di intimidazione generale alla stampa”.

Avv. Bruno Del Vecchio: “Questi sono tasselli per rendere meno forte il giornalismo. E dal giornalismo precario si può arrivare alla democrazia precaria”.

Avv. Luigi Principato: “La redazione di Report, essendo servizio pubblico, non è più composta da giornalisti? Questa equiparazione non può passare”.

Avv. Giulio Vasaduro: “Questa battaglia va affrontata nel rispetto della legalità, sarà vinta in quella sede, a testa alta”. 

Come nasce il caso Report

Una vicenda spinosa nata a quanto pare da un’inchiesta di Report legata all’esposto di un avvocato milanese citato della trasmissione in un’indagine giornalistica sugli appalti lombardi. Un qualcosa che potrebbe però, lavorando d’immaginazione, far pensare anche ad altre inchieste che Report ha portato alla luce negli ultimi mesi.

Cosa comporterebbe rivelare le fonti

La sentenza del tar del Lazio che obbliga Report a rivelare e fonti crea un precedente gravissimo. Un attacco all’indipendenza e all’autonomia dell’informazione. I giornalisti che fanno informazione soprattutto di natura investigativa non avrebbero la libertà di stampa e di indagare su questioni delicate ed importanti. La sentenza azzererebbe qualunque possibilità per i giornalisti soprattutto quelli investigativi di fare il proprio lavoro.

 

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