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Raoul Bova condannato ad un anno e sei mesi. Tutti i dettagli

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Raoul Bova condannato a 1 anno e 6 mesi di reclusione per frode fiscale. Il giudice monocratico del Tribunale di Roma ha stabilito che l’attore è colpevole di aver evaso circa 700mila euro tra il 2005 e il 2011. Il verdetto giunge a conclusione di un processo che lo ha visto imputato per un reato di natura fiscale.

Raoul Bova condannato a 1 anno e 6 mesi di reclusione per frode fiscale

Secondo l’accusa, Bova avrebbe ottenuto, tra il 2006 e il 2010, sgravi fiscali trasferendo alcuni costi alla società che gestisce la sua immagine, la “Sammarco”, e così attraverso vari escamotage avrebbe pagato un’aliquota Iva più bassa del dovuto.

La  “Sammarco Srl” è una società il cui 20% faceva riferimento all’attore stesso e il restante 80% a sua sorella Tiziana. L’altra sorella, Patrizia, figurava come amministratore delegato. L’attore, rinviato a giudizio nel 2015, ha evaso il fisco per circa 700mila euro tra il 2005 e il 2011.

Raoul Bova è stato condannato: il sequestro di beni nel 2013

Alla stessa vicenda è legato il sequestro di beni avvenuta nel 2013 per opera del Fisco ai danni dell’attore, per un valore di 1,5 milioni di euro. In quella circostanza Bova dichiarò che era una forma di accanimento, spiegando alla stampa come si fosse trattato di un errore contabile per il quale stava già pagando le conseguenze:

Con l’ausilio dei miei consulenti, ho deciso di definire immediatamente un accordo

in base al quale sto da tempo pagando quanto è poi risultato da me dovuto a seguito delle verifiche.

Ma il debito fiscale è di gran lunga inferiore al valore del sequestro.

Fisco, Raoul Bova condannato a un anno e sei mesi a Roma

Daniela Bova, sorella di Raoul, e Chiara Giordano, ex moglie dell’attore, imputate nello stesso procedimento a carico di Raoul, sono state assolte. Per la sorella la Procura di Roma aveva sollecitato una condanna a 1 anno e 4 mesi, mentre per Giordano la richiesta era di 1 anno.

Le dichiarazioni di Giulia Bongiorno avvocato difensore di Bova

 La sentenza di oggi ha escluso che Raoul Bova abbia mai emesso fatture per operazioni inesistenti, quindi l’ accusa  relativa a presunte operazioni fittizie, che costituiva il cuore del processo, è stata sbriciolata dalla sentenza di assoluzione.

La condanna si riferisce esclusivamente alla interpretazione di un contratto sui diritti di immagine sul quale si è già espressa la Commissione Tributaria di Roma in via definitiva dando inequivocabilmente ragione a Raul Bova. La Commissione Tributaria ha sottolineato che contratti come quello oggetto del processo penale in realtà sono strumenti tipici e legittimi nel mondo artistico.

Siamo certi – conclude l’avvocato Bongiorno – che l’ appello ribalterà la condanna anche prendendo spunto anche dalle eloquenti statuizioni della Commissione tributaria.

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