Raised by Wolves, recensione – no spoiler – della serie sci-fi disponibile su Sky

Raised by Wolves

Raised by Wolves sembrava promettere molto bene. Ideata e sviluppata da Aaron Guzikowski, con il supporto in produzione di un nome nobile come quello di Ridley Scott, che tra l’altro dirige anche i primi due episodi, dopo due sole stagioni la serie di fantascienza è stata bruscamente interrotta. Vediamo assieme se le prime e uniche due parti meritano comunque la chance di una visione.

La trama di Raised by Wolves

Siamo nel XXII secolo. Due androidi, chiamati Madre (Amanda Collin) e Padre (Abubakar Salim), sono in fuga da un pianeta Terra ormai al collasso. La guerra tra differenti gruppi guidati da diversi credi religiosi ha devastato ogni cosa e reso inabitabile la superficie del globo. Arrivati in un misterioso pianeta, Kepler-22 b, Madre e Padre hanno il compito di crescere bambini umani fecondati a partire da alcuni embrioni che hanno portato con loro.

Dopo diversi anni passati su questo pianeta arido e ostile, solo uno dei bambini riesce a sopravvivere, Campion (Winta McGrath). Si scoprirà, poi, che in questo luogo apparentemente desolato risiede in realtà anche una colonia umana che rischia di essere distrutta dalla frammentazione religiosa interna ad essa. Mentre i due androidi tenteranno di preservare l’esistenza del loro piccolo habitat, le strade tra i gruppi andranno per incrociarsi svelando i retroscena della missione a cui Madre e Padre sono chiamati.

Perché guardare Raised by Wolves

Raised by Wolves ha in prima istanza da giocarsi la carta del fascino. Il futuro spoglio e traumatico al quale fa riferimento è contaminato da una spiritualità che pervade la serie in modo quasi esoterico. L’opera ragiona e si sviluppa quasi come se fosse una parabola religiosa, un racconto metaforico rivisitato attraverso l’evoluzione tecnologica e le derive di un’umanità agli sgoccioli.

La sceneggiatura pone molta attenzione nel diramarsi secondo i criteri di un insegnamento che parte dagli errori per cercare di trovare a questi delle soluzioni, ruotando attorno alle due anomale figure genitoriali di Madre e Padre alle prese con un compito per il quale sono stati programmati ma che forse non comprendono fino in fondo. Perché sono lì? Chi li ha relegati in questo mondo silenzioso?

Tra i pericoli che emergono dalle profondità del pianeta, la minaccia degli umani che nulla hanno imparato da un passato che quasi li ha annientati e i crescenti dubbi che si sviluppano tra Madre, Padre e Campion, Raised by Wolves schiude il suo racconto disseminato di pericoli e misteri.

Raised by Wolves, perché non guardarla

Dietro alla grande vetrina di Raised by Wolves non si celà però sempre una grande struttura. Le implicazioni che la serie vuole mettere sul banco, il tentare di andare a ricercare un punto di incontro profondo tra tecnologia, umanità e spiritualità sembra a volte perdersi più nell’alone di mistero che in una reale discussione sulle derive a cui questo intreccio conduce.

La carne al fuoco della serie è davvero molta, e il più delle volte non è un bene. Raised by Wolves prova a spostarsi anche attraverso flashback e ricostruzioni del passato che fu per tentare di ricongiungere i tasselli e ricostruire il segreto del puzzle, ma a volte corre dietro ai suoi tanti temi fiaccando un po’ il ritmo e faticando dall’uscire dai tunnel in cui si infila.

Considerato poi anche il fatto che al progetto sono state tagliate le gambe impedendogli, quindi, di avere anche una reale conclusione alla visione d’insieme, approcciarsi a Raised by Wolves è qualcosa da fare solo se si ha grande interesse per il genere e lo scenario. Occorre essere consapevoli che molte domande resteranno insolute, che non tutto troverà la sua quadra e che già la serie di per sé relega molto al dominio dell’immaginazione.

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