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Raf, intervista al Festival del Cinema di Venezia 2023: “Sanremo e i talent? La musica ha poco a che fare con i format tv”

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Raf arriva al Festival del Cinema di Venezia 2023. Il cantante ha ricevuto il premio NUOVO IMAIE alla Carriera durante l’80esima edizione della Mostra. Un riconoscimento importante, creato dal Maestro Marco Lodola, che è andato anche all’attore Lino Banfi.

Intervista al cantante Raf a Venezia 80

Noi di SuperGuidaTV abbiamo video intervistato in esclusiva Raf. Il cantante ha ripercorso con noi la sua carriera ci ha raccontato qual è stato il momento più bello e quello più difficile.

Uno in particolare bello non me lo ricordo perché c’è ne sono stati tanti belli. Ho questa cosa di contrapporre il Festival Bar di allora con il Festival di Sanremo, che per me era una sorta di cosa terrificante, infatti non è andata mai benissimo. Le canzoni che presentavo diventavano dei successi dopo Sanremo. Invece il Festival Bar era una goduria e ne ho vinti un bel po’, e quindi momenti belli li riconduco all’estate, al Festival Bar, a questa spensieratezza e a questa cosa di fare musica non necessariamente sentendoti in gara. Ritengo che fare la gara con la musica è qualcosa di avvilente“.

Qual è lo stato della musica italiana oggi?

La musica italiana così come quella in tutto il mondo, sta vivendo una sorta di crisi perché siamo alla fine di un’epoca. Tutta quella che era la cultura, l’arte in generale, la creatività, il cinema, sono tutti un po’ in crisi. È difficile proporre qualcosa di nuovo e si cerca di ripescare qualcosa nel passato. Gli anni ’80, che sono stati dieci anni magici, per una serie di motivi, sono quelli che oggi ritornano in qualche modo proprio perché c’è una crisi di creatività e allora ci si rifugia negli anni ’80 sia nella moda, che nella musica, che nel cinema. In tante forme gli anni ’80 ritornano“.

Quanto ha contato la tua famiglia nel percorso della tua carriera?

La famiglia richiede anche tanta attenzione e dedizione. Ho dovuto e voluto rinunciare a tournée in Sud America per restare a casa con miei figli e non perdere certi momenti. È stata la mia salvezza, prima mia moglie e poi i miei figli, mi hanno messo davanti ad uno specchio e fatto vedere chi sono. Questa cosa mi ha salvato perché io da solo non avrei mai guardato bene dentro di me e forse mi sarei perso”.

Ti vedremo mai giudice in un talent come alcuni tuoi colleghi?

Chi sono io per giudicare dei giovani talenti. Il metro e il modo passa attraverso un format televisivo, una cosa terribile, devi uniformarti a questo e il metro di giudizio è veramente limitato. Se ci fossero stati sempre i talent a decidere i grandi artisti non sarebbero mai nati Bob Dylan, De Gregori, Vasco Rossi o De Andrè. Se giudichi l’intonazione, se hai stonato, la voce, l’interpretazione, ma chi se frega: è quello che ti arriva quello che conta. La musica deve essere musica e ha poco a che fare con i format televisivi“.

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