Quasi orfano, la recensione (no spoiler) della commedia nazional-popolare

Quasi orfano

Valentino Tarocco, pugliese, ha rinnegato le proprie origini e si è trasferito da tempo a Milano dove ha sfondato come designer, formando una coppia di successo con la bella moglie Costanza, nordica doc. Proprio al culmine della fama, organizza un evento top class che prevede la vendita della sua società a una controparte francese e per questo vengono mandati diversi inviti a personalità di spicco dello star system; per errore però alcuni dei bigliettini arrivano anche alla famiglia di Valentino, composta da campagnoli assai legati alla loro terra, che decidono di partire in fretta e furia per il capoluogo lombardo. Come la situazione non fosse già abbastanza complicata, Valentino rimane vittima di un incidente che gli provoca un’amnesia selettiva e dimentica quanto accaduto nel corso degli ultimi vent’anni, “regredendo” a uno status incompatibile con la nuova immagine che si era creato…

Quasi orfano: diviso a metà – recensione (no spoiler)

L’antitetica complimentarità tra settentrione e meridione, che da tempo divide culturalmente e socialmente il nostro Paese in due, fa da sempre sfondo a commedie che giocano proprio su queste profonde differenze radicate nello Stivale. Senza stare a scomodare mostri sacri come Totò, basti pensare a lavori più recenti come il dittico formato da Benvenuti al Sud / Benvenuti al Nord, nel quale i personaggi di Claudio Bisio e Alessandro Siani erano alle prese con le suddette idiosincrasie.

Proprio come nell’occasione dei film succitati, anche in quest’occasione ci troviamo davanti ad un remake: questa volta alla base vi è il francese Ti presento i tuoi (2018), che casualmente vedeva protagonista proprio Dany Boon, già regista / interprete di Giù al Nord (2008). E se già l’opera alla base ricicla quindi un immaginario consolidato, lo stesso fa questa rivisitazione in salsa tricolore, che vede nel ruolo principale uno stralunato Riccardo Scamarcio dalla doppia personalità.

Essere o non essere

Lo scontro tra la cultura legata alla terra, con quell’anima popolare tipica del profondo sud, e lo star system milanese, con i grattacieli e il mondo dell’alta moda, è di facile presa sul grande pubblico, anche se figlio di banalità assortite che si risolvono in una serie di gag e battute relativamente scontate. Tradizione e modernità deflagrano in una vis comica old-school, che gioca con sacro e profano – da Padre Pio a Buddha fino a questioni ben più frivole e terrene – attraversando alcuni luoghi simboli di Milano, dai Navigli all’orto verticale fino all’ovvio Duomo.

Non tutto funziona e lo stesso cast, che vanta in ruoli di supporto tra gli altri Vittoria Puccini e Bebo Storti, convince a corrente alternata, sfruttando la guest-star di Adriano Pappalardo anche in veste canora: proprio a lui, qui incarnazione del “terrone” per eccellenza, spetta il compito di chiudere il racconto con un’inedita versione della sua hit Ricominciamo.

Conclusioni finali

Abbandonare le proprie origini e la famiglia per coltivare il sogno del successo nella ricca Milano. Ma quando il folcloristico parentame fa il suo imprevisto arrivo al nord, la situazione è destinata a implodere e il protagonista finirà suo malgrado, complice un sospetto incidente, per ritornare quello di un tempo.

Una commedia nazional-popolare che mette in scena l’eterna disfida tra due opposti schieramenti, con settentrione e meridione quali pedine di uno scontro sul cui terreno di battaglia si innescano equivoci e luoghi comuni in serie, all’insegna di un divertimento scontato che potrebbe però divertire lo spettatore che parte senza troppe pretese.

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