In un futuro non troppo distante, l’umanità ha compiuto dei passi da gigante nell’esplorazione del cosmo, arrivando alla costruzione di stazioni scientifiche su molti pianeti. Un progetto internazionale noto come Gemini ha portato allo sviluppo di un’unità unica nel suo genere per la terraformazione di lande aliene. Nel frattempo l’umanità deve fare i conti con il progressivo esaurimento delle risorse e necessita al più presto di un altro mondo abitabile.
Una missione viene approntata per andare alla ricerca di una sorta di Terra gemella, unica speranza per la sopravvivenza delle specie. Lo scienziato a capo del team ha lasciato la sua compagna e la lontananza comincia ad opprimerlo, mentre deve vedersela con la diversità di vedute con gli altri membri dell’equipaggio e con un paradosso che rischia di compromettere definitivamente la loro impresa…
Recensione Project Gemini: fino alla fine del mondo
Batte bandiera russa questo film di fantascienza dai contorni apocalittici e non è certo una novità: da almeno un decennio la cinematografia indigena sta realizzando diversi blockbuster autoctoni, nel tentativo di sfidare le omologhe produzioni hollywoodiane a tema. Peccato che in molti casi il risultato sia quanto meno parossistico, quando non involontariamente ridicolo: se dal punto di vista di effetti speciali e messa in scena Project Gemini si difende discretamente, lo stesso non si può dire per una sceneggiatura infarcita di banalità e inverosimiglianze.
Ancora una volta è il tempo a giocare un ruolo fondamentale, non appena compreso che questi coraggiosi astronauti si ritrovano su un pianeta che conoscono molto bene e molto, nella risoluzione degli eventi e di quel caotico epilogo, finisce per ruotare attorno alla relazione sentimentale in atto tra il protagonista e la donna amata, con tanto di finale strappalacrime intriso di una scontata retorica.
Spazio, ultima frontiera?
Già l’inizio con la gratuita citazione del leggendario e compianto fisico Stephen Hawking, atta a introdurre uno sbrigativo background, fa intuire il pressapochismo di una sceneggiatura che viaggia su luoghi comuni e continua imperterrita nel suo diabolico piano narrativo. Piano narrativo dove spuntano evidenti gli echi a classici fanta-horror, con le saghe di Alien e Predator ampiamente saccheggiate quando i cosmonauti si ritrovano a che fare con creature extraterrestri di sorta, da sfidare in spogli tunnel d’ordinanza a bordo della fredda e anonima astronave che li ha condotti a quell’infausta destinazione.
L’operazione punta ovviamente al mercato internazionale, con tanto di scelta di girare in lingua inglese per essere più facilmente esportabile. Entrato nella top 10 dei film più visti nel catalogo di Amazon Prime Video, Project Gemini è un titolo che ci sentiamo di consigliare esclusivamente agli onnivori del filone, che pur noteranno evidenti difetti concettuali, solo parzialmente smussati dalla decorosa messa in scena.
Conclusioni finali
Un gruppo di astronauti è alle prese con una disperata missione, al fine di rintracciare un pianeta simile alla Terra che potrebbe fungere da nuova casa per l’umanità, costretta a fuggire prima o poi da quel mondo natale ormai povero di risorse. Ma ciò che l’equipaggio troverà al suo arrivo disattenderà ogni loro aspettativa.
Project Gemini è uno sci-fi di produzione russa che si affida esclusivamente ai discreti effetti speciali, nella speranza di nascondere almeno in parte le negligenze di una sceneggiatura forzata e improbabile, popolata da personaggi anonimi e da una retorica che supera – se possibile – anche quella dei più pomposi blockbuster hollywoodiani.