Pier Giorgio Bellocchio a Venezia 81: “Fermarsi a pensare diventa una colpa” | Intervista

Pier Giorgio Bellocchio

Abbiamo intervistato in esclusiva Pier Giorgio Bellocchio a Venezia 81 durante la presentazione del corto del fratello Marco Bellocchio intitolato Se posso permettermi – Capitolo II. Nella chiacchierata è emersa una critica alla società di oggi nella quale fermarsi a pensare è quasi una colpa in quanto occorre sempre e solo agire. Ecco cosa ci ha detto riguardo ai personaggi che sono protagonisti del corto, soprattutto in merito a Fausto ed Edoardo. In merito a questo corto Marco Bellocchio ha voluto sottolineare che il personaggio di Fausto: “è parte di me, di mio fratello Alberto, di mio fratello Piergiorgio, di tutti i miei fratelli e sorelle e dei miei figli Pier Giorgio ed Elena. A differenza di Fausto, però, nel bene e nel male tutti abbiamo lavorato e lavoriamo, anche se siamo ben oltre l’età della pensione”.

Intervista esclusiva a Pier Giorgio Bellocchio

Parliamo del corto Se posso permettermi – Capitolo II. E’ un corto che fa riflettere anche sulla situazione della precarietà di oggi. Fausto è un giovane fannullone che è un po’ allergico alla parola lavoro. Volevo una riflessione su questo e su come oggi si dica che i giovani siano allergici alla parola lavoro e non abbiano voglia di lavorare. Manca un senso di responsabilità rispetto a prima? 

Fausto è un personaggio straordinario, ma non è giovane. E’ un uomo che ha fatto delle scelte anche in base alla sua condizione che è una condizione familiare particolare, agitata, privilegiata in qualche maniera. Nel momento in cui la sua vita cambia e si ritrova solo, viene messo di fronte a queste scelte e lui decide comunque di mantenere una vita che definire oziosa sarebbe riduttivo, ma una vita da intellettuale del secolo scorso, di quei personaggi che sono stati fondamentali e importanti per lo sviluppo del pensiero, della cultura, dell’arte e della politica in Italia e in tutto il mondo. Quei pensatori che decidevano e decidono tutt’ora di dedicare la loro vita a pensare a alla vita degli altri. 

Questo piccolo film è il seguito di un corto che abbiamo già fatto quattro anni fa e che è già uscito in cui questo suo cercare di entrare nelle vite degli altri e pensare alle vite degli altri era molto evidente e iniziava sempre con un “se posso permettermi”. Era un “se posso permettermi” di dire a lei quel che io penso su come lei porta avanti la sua vita. E’ il prototipo di un intellettuale assolutamente non superato, ma certamente ormai molto raro perché la società d’oggi non permette di fermarsi a pensare. E’ una società in cui fermarsi a pensare diventa quasi una colpa, è sempre una società del fare, del fare frenetico e dell’essere attivi. Questo però rende estremamente superficiali.

C’è anche una visione cruda. Edoardo Leo dice a Fausto: “Non capisci che nelle case degli italiani ci sono tanti cadaveri? Da questo punto di vista c’è anche un confine tra ciò che è moralmente lecito e ciò che è moralmente illecito, tra la moralità e la legalità? 

Tanti cadaveri nelle case degli italiani sono anche i tanti cadaveri dell’Italia. Non è uno specifico delle case, ma è un po’ una metafora. Io così l’ho sempre interpretata. E’ anche ovvio che spesso poi questo è un Paese – ed è un tema che Marco ha già affrontato in passato e in altri suoi film – i morti comandano spesso più dei vivi. In questa sintesi lo scambio di battute tra Edoardo e Fausto in quella notte è esemplare in qualche maniera. Il personaggio di Edoardo, che è un uomo pratico e deve trovare un risultato in quella notte, rimane un po’ spiazzato dal trovarsi di fronte a questo personaggio che vive in un mondo parallelo, in una realtà del tutto slegata dalla realtà della massa, ma del tutto legata alla sua piccola realtà di paese e a quella sua piccola bolla in cui vive e continuerà a vivere.

Il video integrale

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