Onward, film Pixar diretto da Dan Scanlon che lo scrive anche assieme a Jason Headley e Keith Bunin, è un’opera che si avvolge in pieno in quell’aura propria delle casa d’animazione e naviga sugli orizzonti della magia attraverso un percorso di formazione dei propri protagonisti. Ma Onward restituisce anche la sensazione di non riuscire mai a portare il racconto su di un gradino superiore, ad afferrare tra le mani la scintilla.
Onward, la recensione (senza spoiler) del film
Le premesse del film rimangono in ogni caso estremamente interessanti. In un mondo fantasy pienamente urbanizzato dove la magia ha lasciato da tempo il posto alla tecnologia, al compimento del sedicesimo anno d’età dell’elfo Ian, la madre consegna a lui e al fratello Barley un bastone magico lasciato in eredità dal padre, deceduto da tempo. Accompagnata all’oggetto c’è una formula di incantamento in grado, attraverso il recupero di determinati ingredienti, di riportare in vita solamente per un giorno il genitore scomparso.
Da queste premesse prende il via un’avventura che appare subito in parte debitrice (con doverose differenze e distanze) di quel percorso già tracciato dallo struggente A.I. Intelligenza artificiale di Steven Spielberg nel lontano 2001. Al centro c’è infatti il tema di un ricongiungimento impossibile, del recupero di un vissuto negato (che Scanlon confessa essere di matrice autobiografica) che passa per la riscoperta di luoghi antichi perduti o ritrasformati dalle colate di cemento, tra leggendarie creature alle prese con il fisco e spiritelli oramai privi di polvere magica.
Se nel film di Spielberg tutto ciò si rendeva possibile attraverso l’utilizzo di una avanzatissima tecnologia di clonazione, in Onward invece avviene tramite il recupero di una magia che proprio in favore dello sviluppo tecnico e scientifico ha ceduto il passo e si è fatta solo ricordo.
Ed è qui lo spunto più affascinante di questo lavoro Pixar, nella capacità di evidenziare il passaggio che lega il passato alla divenuta memoria ed esplicarne le ragioni in una necessaria democratizzazione dell’atto magico, che da appannaggio di pochi si schiude a beneficio dei molti. Il progresso è inevitabile e stupido sarebbe opporvisi, ma è nel rispetto di un recupero delle radici, o quantomeno nella presa di coscienza nei confronti di queste, che risiede una sana possibilità di crescita, del singolo ma anche della collettività.
È fine ed estremamente maturo il discorso che la sceneggiatura pone a sottotesto di Onward, com’è astuto il modo attraverso il quale l’elemento magico mantiene la sua forma sopita ma manifesta: cioè nell’elemento ludico. L’intero film è di fatti una grande “quest”, una missione che pare uscita direttamente da Dungeons & Dragons.
Ci sono carte che portano il nome di luoghi leggendari, creature di un’altra era ed indovinelli da risolvere in pieno stile gioco di ruolo con una sinergia profonda tra i partecipanti. La magia resta quindi una costante dalla quale non ci si può smarcare, parte attiva di un percorso di maturazione condiviso dai due fratelli che sono due facce della stessa moneta.
Opinione sul film Onward
Le debolezze di Onward emergono però nel momento in cui ci si vuole soffermare ad osservare la corteccia del film. Se abbiamo detto come il lungometraggio di Scanlon si erga su delle basi valide, è nell’esplicazione di queste che si va incontro ad un’esposizione davvero poco ispirata rispetto. Partendo dal setting che trae la sua forza da una riuscita commistione fantasy/tech, sul mero piano visivo i modelli proposti, i paesaggi esplorati e le esperienze vissute non trovano una messa in scena degna delle fondamenta sulle quali poggiano, rivelandosi di fondo piuttosto anonime e in fin dei conti dimenticabili.
Nessuno qui questiona la genialità in pieno stile Pixar che vena e permea con dei lampi il film, tra bizzarre e divertenti trovate e flash visivi talvolta di natura sublime. Questi, però, in fin dei conti sono solamente attimi, schegge all’interno di una narrazione che di per sé sembra non conoscere variazioni di tono notabili. Senza dubbio si finisce anche per ridere in modo genuino e probabilmente emozionarsi in determinati frangenti, tuttavia non essendo mai in grado di avvertire quella vibrazione elettrica che precede il salto di qualità.
Curiosità su Onward
A causa della pandemia di COVID-19, questo è stato il primo film Disney ad essere distribuito per il download digitale mentre era ancora nelle sale.
Il Burger Shire, un ristorante fast-food, ha un cartello con la scritta “Ora viene servita la seconda colazione”. Nei libri e nei film del Signore degli Anelli, la seconda colazione è un pasto consumato dagli Hobbit, che vivono nella Contea.
L’iconico camion Pizza Planet della Pixar appare nella scena del pedaggio del ponte dei troll.