In occasione del panel sul bullismo visto attraverso gli occhi delle donne, svoltosi nel corso di Atreju, la storica manifestazione politica organizzata da Fratelli d’Italia al Circo Massimo di Roma, noi di SuperguidaTv abbiamo avuto il piacere di intervistare in esclusiva la cantante Nina Zilli. Un confronto autentico e profondo, in cui l’artista ha raccontato le sue riflessioni sul tema del bullismo e della parità di genere, condividendo anche il suo approccio all’importanza del linguaggio, soprattutto in ambito musical con sempre più canzoni con al centro frasi colme di violenza spesso anche per le donne.
Ma non solo. Durante l’intervista, Nina Zilli si è aperta anche sull’avventura a Ballando con le Stelle, svelando aneddoti inediti, sacrifici e soddisfazioni personali legati a un’esperienza che l’ha portata fuori dalla sua comfort zone e a lottare con il dolore fisico dell’infortunio. Infine, ha voluto chiarire una volta per tutte i rumors che la vedevano esclusa da Sanremo 2025, mettendo a tacere ogni speculazione.
Nina Zilli, intervista alla cantante
L’importanza di raccontare il bullismo qui ad Atreju, poi visto dagli occhi delle donne. Avete portato le vostre esperienze di vita e tu hai portato anche la tua esperienza artistica del tuo primo album, dove hai messo tanto del tuo.
Certo, assolutamente. Diciamo che per quel che riguarda la parità dei sessi hanno recentemente detto che ci vorranno tra i 200 e i 300 anni, se googlate trovate la data esatta. Quindi, diciamo che quando si parla di bullismo contro le donne, di femminicidio, di prevaricazione in generale, in questo caso legato al gender, insomma, è sempre molto importante. Questi atti, diciamo che quando si è piccoli, capitano a tutti, quindi forse il sesso non conta neanche più. È qualcosa che dobbiamo combattere da subito, ma soprattutto insegnare attraverso l’educazione. Perché, se da piccoli si hanno dei “batti vecchi” (episodi di prevaricazione), dobbiamo insegnare a prevenirli, a capirci, a comprenderci e a volerci bene.
Avete parlato tanto dell’importanza del linguaggio. Tu, con le parole, fai musica, fai arte. Purtroppo ci sono sempre tante canzoni cariche di violenza, anche e soprattutto verso le donne. Quanto è importante magari stare attenti alle parole nelle canzoni?
Beh, le parole sono importanti sempre, sia nelle canzoni che nella vita. Quello che possiamo fare noi artisti è scriverle, fissarle. In qualche modo, le parole arrivano improvvisamente, molto spesso ci riguardano. Però, così come le canzoni preferite del mio cuore, non sono state scritte pensando a me, anche se mi piacerebbe forse (ride). Però mi riguardano. Ci sono dei temi universali che ci attraversano: alcuni ci fanno male, altri ci fanno bene. E quindi è bene ricordare anche i temi che fanno male, perché è importante. Non si può pretendere di essere felici sempre. Anzi, è proprio quando si è tristi che bisogna andare alla ricerca della felicità e tentare di trovarla.
La tua esperienza a Ballando con le Stelle si è conclusa in modo sfortunato, sei sempre stata una delle più votate e amate anche dalla giuria. Cosa ti porti dietro di questo bel viaggio?
Mi porto dietro quattro costole rotte e cinque punti diversi!
Però cosa ti ha lasciato anche artisticamente?
Mi ha stupito, mi sono stupita di me stessa! Ho accettato di farlo per uscire dalla mia comfort zone. A differenza di altri concorrenti, io non avevo mai ballato, mai mai. Sì, vabbè, gli stacchetti, ma voglio dire: andare a tempo non è proprio come ballare. E mi sono stupita perché, fuori dalla mia comfort zone, con le costole rotte senza che nessuno lo sapesse, comunque mi prendevo dei nove, dei dieci. Ero prima, se non ero prima ero seconda. Per cui, non so… è lo stupore con la “S” maiuscola, quella cosa che non ti aspetti. Eccola là, proprio nella zona meno “comfort” della mia vita. Incredibile!
Noi siamo rimasti stupiti invece di non vederti tra i big di Sanremo, si diceva che avevi presentato una canzone.
No, questo no.