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Night Swim, la recensione dell’horror

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Ray è un giocatore di baseball la cui carriera si è conclusa prematuramente in seguito a una diagnosi di sclerosi multipla, ancora nelle fasi iniziali. In cerca di una nuova casa dove ad andare ad abitare insieme alla moglie Eve e ai figli Izzy (adolescente) ed Elliott (più piccolo), la scelta capita su una dimora unifamiliare con piscina annessa, ignari che proprio lì molti anni prima sia avvenuto un drammatico fatto di sangue, inerente la scomparsa di una bambina.

In Night Swim inizialmente le cose sembrano procedere per il meglio per la famiglia Waller, al punto che le nuotate permettono a Ray di recuperare una forma fisica invidiabile e di superare almeno apparentemente quei gravi problemi di salute. Ma con il passare del tempo la piscina comincia a mostrare il suo vero volto e chiunque vi faccia un bagno finisce per ritrovarsi al centro di situazioni estremamente pericolose…

Night Swim: il mistero dell’acqua – recensione

Di solito sono le quattro mura ad essere maledette mentre in questo caso tocca all’acqua risultare elemento scatenante delle dinamiche horror. Dinamiche horror paradossalmente annacquate in un racconto che di paura ne fa ben poca, finendo anzi per scadere in almeno una manciata di occasioni nel ridicolo involontario mentre la storia prende derive sempre più improbabili.

In onda su SKY, Night Swim è l’aggiornamento in forma di lungometraggio dell’omonimo corto firmato dallo stesso regista Bryce McGuire – anche qui dietro la macchina da presa – a quattro mani con il collega Rod Blackhurst, ma se forse la storia poteva funzionare in una versione breve qui diventa inutilmente monotona e ripetitiva, esaurendo le proprie idee già nella premessa di partenza.

Naturalmente tocca al prologo ambientato nel passato introdurre lo spettatore al mistero / maledizione che aleggia sul luogo chiave degli eventi, collegato poi a forza da riferimenti gratuiti al lago Temagami e ad alcune antiche leggende, in un mix confuso e poco coeso.

Sopra e sotto la superficie

Se l’anima prettamente tensiva e di genere appare troppo edulcorata per poter convincere i fan del filone, la sceneggiatura cerca di concentrarsi sui personaggi e sulle controversie di una famiglia problematica, con la malattia del padre / marito a fungere da catalizzatore effettivo per quella verve sovrannaturale che minuto dopo minuto prende il sopravvento. Difficile in ogni caso identificarsi con i malcapitati personaggi, vittime non soltanto di quella minaccia da un’altra realtà ma anche di cliché vari e assortiti,che li rendono figurine monodimensionali ad uso e consumo della potenziale mattanza in divenire.

Le luci che saltano e le inquietanti presenze che si nascondono nella piscina cercano di generare un pizzico di suspense qua e là, ma i movimenti di macchina sono troppo lenti per dar vita a jump-scare degni di nota e a latitare è anche l’atmosfera, incapace di incutere la corretta inquietudine e destinata a trascinarci verso quel sacrificante e scontato epilogo, per altro non chiudente del tutto le porte a un ipotetico sequel, ad oggi non ancora annunciato.

Conclusioni finali

Night Swim è un horror che fa acqua da tutte le parti, con la piscina al centro del racconto quale fulcro di un mistero improbabile, celante telefonati spaventi in un racconto figlio di stereotipi. Prodotto da Jason Blum e firmato dall’esordiente Bryce McGuire, che ha espanso un suo precedente cortometraggio, il film non trova la giusta chiave di lettura e si limita a un compitino sovrannaturale scarico di tensione, affidato a una sceneggiatura ricca di forzature.

Una famiglia tipicamente americana, una malattia da sconfiggere e una nuova casa quale luogo dove ritrovare la giusta serenità: tutto come previsto nell’ora e mezzo di visione, con la minaccia sovrannaturale che permea gradualmente la vicenda, in un tuffo nel vuoto senza salvagente.

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