Esce in streaming distribuito da Adler Entertainment il 9 luglio su Apple TV/iTunes, Google Play, Amazon TVOD, Rakuten e Chili e il 16 luglio su Sky, “Naufragi”, il nuovo film scritto e diretto da Stefano Chiantini e interpretato da Micaela Ramazzotti. Un film che indaga sul dolore e sullo smarrimento che consegue ad un lutto improvviso ma anche sulla capacità delle persone di tornare a vivere, nonostante tutto.
Naufragi, il nuovo film con Micaela Ramazzotti
Abbiamo partecipato alla conferenza stampa che si è svolta in streaming a cui hanno preso parte il regista e l’attrice protagonista Micaela Ramazzotti. Noi di SuperGuida TV abbiamo chiesto a Micaela come ha lavorato alla costruzione del suo personaggio:
“Il mio personaggio soffre del mal di vivere. Maria si sente un’inetta, un’incapace, è lei stessa una bambina come i suoi figli, ha paura di affrontare le piccole cose della vita, figuriamoci i grandi traumi. Quando incontro personaggi come questi, vulnerabili, e anche fantasiosi e stravaganti, è un gran regalo. Lei è nata storta, mi piace mettere luce su questi personaggi, ho un’inclinazione ad amare personaggi di questo genere. Ci saranno due traumi, è un film dove si affronta il dolore del lutto e la ripartenza dopo di esso, che forse è ancora più dolorosa. Il mio personaggio scappa da ogni responsabilità, pure dalle bollette. Il marito si occupa di tutto, ha una specie di disturbo dissociativo. Non integra coscienza, pensieri, identità, memoria, comportamento. Si fa male. E’ una donna capace di bloccare un autobus in mezzo alla strada e un attimo dopo di calarsi nelle tenebre del suo dolore. L’ho trovato un personaggio rotondo, pieno di sfaccettature. Coi bimbi è un sorella maggiore, gli fa marinare la scuola e li porta sul pedalò. I bambini sicuramente con lei si divertono, anche se non riesce ad essere madre, e anzi dovrebbe essere lei stessa ad essere ‘maternizzata’. E tuttavia non lo reputo un personaggio fragile. E’ un animaletto, una creatura, reagisce al lutto come un animale selvaggio”, ha dichiarato.
Per il regista questo film ha invece rappresentato una scommessa considerando che il suo nome non è ancora affermato: “Il film lo avevo pensato per Micaela ma non potevo essere sicuro che avrebbe partecipato. Poi ci siamo conosciuti, e ho conosciuto la sua passione, la sua forza, la sua fragilità e la scrittura si è maggiormente assestata su di lei. Non so cosa mi abbia ispirato, ho una scrittura che nasce gradualmente: ci sono situazioni attorno a me che osservo, metabolizzo e nascondo. Quale episodio abbia fatto scaturire la scrittura del film è difficile. Avevo bisogno di raccontare un animo umano femminile alle prese con l’elaborazione di un lutto e con il bisogno di sopravvivere. La cosiddetta resilienza. La Rai e il produttore avevano già deciso di essere nel film prima che arrivasse Micaela, e di questo sono contento perché mi ha dato sicurezza. E’ un film con le sue difficoltà, è stata una scommessa dato che non sono poi così affermato, ho avuto la totale complicità di tutti e mi sono potuto muovere liberamente”, ha raccontato.
Parlando della maternità, Micaela ha dichiarato di soffrire della mania del controllo: “Vorrei essere una zanzara e stare con i miei figli anche quando non ci sono, voglio vederli crescere in ogni momento. Ho un po’ di mania del controllo, ma ci sto lavorando”. Micaela ha poi spiegato il senso di euforia che ha provato nel girare il film considerando che è stato il primo set a riaprire dopo il lockdown.
Il regista ha poi affrontato il tema della solitudine ben presente nel film: “Ho riflettuto sulla solitudine di Maria, che mondo avesse intorno prima dello spaccato che abbiamo raccontato, ma non ho voluto dare troppe spiegazioni, ho scardinato il bisogno convenzionale di raccontare il pregresso, come i fratelli Dardenne. Ma il personaggio deve essere coerente, quindi ho certo immaginato il suo passato, ho solo deciso di non raccontarlo”, ha chiarito. C’è anche un rapporto di amicizia femminile con il personaggio interpretato da Marguerite Abouet alla sua prima prova come attrice: “Queste due donne hanno avuto un passato doloroso che le ha costrette a costruirsi una corazza. Sono donne diffidenti, senza fiducia verso le persone, che grazie al loro rapporto imparano a superare la sofferenza”, ha dichiarato.
“Naufragi” è un film coraggioso, forte ed empatico che ci fa riflettere sul senso di impotenza e sull’elaborazione di un lutto.