Mean Girls – la recensione (senza spoiler) della teen comedy

Mean Girls

Mean Girls è il reboot dell’omonimo film del 2004, iconica pellicola degli anni 2000 con protagoniste Lindsay Lohan e Rachel McAdams.

Attualmente in tendenza su Paramount+, questa nuova versione, presentata anche in forma di musical, segue la storia di Cady, un’adolescente che, dopo aver vissuto in Kenya, si trasferisce negli Stati Uniti e si iscrive alla North Shore High School. Inserirsi nel nuovo ambiente non sarà facile, soprattutto a causa del sistema di regole imposto da Regina George, l’implacabile e incontrastata Queen del liceo.

Ma quando Regina invita Cady a far parte del suo esclusivo gruppo di amiche, gli equilibri iniziano a vacillare, e Cady rimarrà inevitabilmente affascinata da questo nuovo mondo.

Mean Girls – la recensione – un reboot evitabile

Sebbene l’idea di rinnovare l’iconico film originale trasformandolo in un musical, con un nuovo cast e un linguaggio più vicino alla Gen Z, sembri promettente sulla carta, il risultato finale vacilla sotto diversi aspetti.

Alcune coreografie e motivi musicali risultano interessanti, ma nessuna canzone riesce davvero a imprimersi nella memoria. Gli outfit delle protagoniste, in particolare quelli di Regina George, che nel 2004 erano parte integrante dell’estetica del film, non riescono a replicare lo stesso impatto visivo, ma anzi risultano anonimi e dimenticabili.

L’uso di inquadrature simili a quelle della fotocamera del cellulare per mostrare come i ragazzi usano i social media, dai video di ammirazione per il proprio idolo del momento alla denigrazione immediata al primo errore, è un espediente narrativo intrigante che affronta una tematica attuale e ricca di potenziale. Purtroppo però, l’esecuzione resta superficiale e poco approfondita, non esplora a fondo queste dinamiche.

Nonostante la presenza di attori di rilievo come Tina Fey, che ha nuovamente curato la sceneggiatura, il cast giovanile fatica a emergere, con poche eccezioni, come quella di Jaquel Spivey nel ruolo di Damian Hubbard.

Le differenze con il primo

Nonostante alcuni elementi restino in comune con il film originale, come l’ambientazione, i nomi di alcuni personaggi e l’iconico Burn Book (il diario di Regina che raccoglie i pettegolezzi sui compagni di scuola), il nuovo Mean Girls, ambientato nel 2024, presenta inevitabilmente delle differenze significative rispetto alla versione del 2004.

Oltre all’introduzione del formato musical, assente nel primo film, una delle novità principali è la maggiore inclusività, con un cast più diversificato che riflette una maggiore attenzione alla rappresentazione etnica, mentre nel film originale il cast era in gran parte composto da attori bianchi.

Inoltre, come il predecessore aveva messo in luce le problematiche scolastiche dell’epoca, anche questa nuova versione affronta temi attuali, come l’uso spietato dei social media e il cyberbullismo, che rispecchiano le difficoltà contemporanee degli adolescenti di oggi.

Conclusioni

In conclusione, Mean Girls è una teen comedy pop e colorata, arricchita da coreografie e canzoni, che punta a evidenziare le problematiche attuali del sistema scolastico, ma che riporta una storia già raccontata, che non sentiva la necessità di essere riproposta.

Il successo dell’originale è infatti un fardello troppo ingombrante, rendendo inevitabile, per chi è amante del film del 2004, una delusione nel confronto tra le due versioni. La visione è quindi consigliata a chi cerca un’esperienza che, sebbene leggera, è anche capace di mettere in luce alcune delle sfide della nuova generazione, ma è importante non lasciarsi condizionare dalle aspettative e dalla nostalgia per il Mean Girls del 2004, che potrebbe influenzare negativamente il giudizio su questa nuova versione.

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