A distanza di 28 anni dal grande successo de “Il Gobbo di Notre Dame” Massimo Ranieri è tornato al doppiaggio nel film d’animazione “Spellbound-L’incantesimo“, in uscita su Netflix il 22 novembre. Per Ranieri la sfida è stata questa volta più impegnativa in quanto si è trovato a prestare la sua voce a due personaggi, Bolinar, ministro del regno, e Flink compagno di avventure della principessa Ellian.
“Spellbound-L’incantesimo”, intervista a Massimo Ranieri
Noi di SuperGuida TV abbiamo video intervistato in esclusiva Massimo Ranieri che ci ha raccontato di essersi divertito molto in questo nuovo progetto:
“L’aspetto che mi ha affascinato è stato proprio lo sdoppiamento. Tra i due chi mi ha divertito di più è stato Flink, scorbutico, sempre incavolato, anche un po’ napoletano. In particolare poi mi ha affascinato la storia e mi sono rivisto in quello spirito fanciullesco che rivendico a spada tratta. Mi ricordo che non sono mai stato un bambino perché visto che la mia famiglia era numerosa e lo stipendio di mio padre non bastava sono andato a lavorare da subito. Io credo che Massimo non esisterebbe senza quel bambino che ormai non crescerà più”.
Nel film, la principessa Ellian si trova a dover fare i conti con responsabilità che prima non aveva avuto. Facendo un parallelismo con Massimo Ranieri, se è vero che la vita è stata generosa con lui è anche vero che all’inizio non è stato facile. Ha dovuto maturare in fretta un senso di responsabilità:
“E’ vero, l’ho dovuto maturare molto in fretta. Sono 60 anni che faccio questo mestiere, avevo 13 anni quando ho debuttato. Mio padre era molto timido, un aspetto del carattere che ho ereditato da lui. Questo mestiere mi ha aiutato a vincere la timidezza ma anche la povertà anche se sono convinto che di battaglie da vincere ce ne siano anche altre. Ora dopo 60 anni di carriera inizio ad avvertire un po’ di stanchezza”.
Il film fa riflettere sulle famiglie di oggi, sulle emozioni negative che spesso si annidano nei rapporti: “La rabbia sta prendendo sempre più il sopravvento assieme alla depressione. E’ la società che ti mette in queste condizioni. Tutti i giorni vediamo come vanno le cose, leggiamo le notizie. La situazione non è bella. Ai bambini consiglio di ascoltare i genitori che sono una guida fondamentale. Per me lo sono stati a loro modo perché mio padre andava al lavoro presto e rincasava tardi, riuscivo a vederlo solo quando dormiva. Nonostante tutto però è stata la mia guida, mi porto ancora appresso i suoi insegnamenti, la sua educazione. Quello che mi hanno insegnato i miei genitori è stato soprattutto il rispetto per il prossimo”.