Massimiliano Varrese ha debuttato a teatro con “No Replica” uno spettacolo di Tobia Rossi che si avvale della regia di Marco Cavallaro. L’attore racconta in una intervista esclusiva a noi di SuperGuidaTv il ruolo di “Bruno” che in “No Replica” mostra una visione diversa del dietro le quinte del mondo del teatro. Incontriamo Varrese nella sala prove del Teatro San Babila a Milano, prima del debutto e con lui parliamo di “No Replica” ripercorrendo anche la sua carriera, che spazia dalla danza alla tv passando film e serie tv di successo. Lo spettacolo “No Replica” è stato promosso da CODICE TEATRO con la Direzione artistica e produzione di Giovanna Gattino e Antonio Melissa. Da un’idea di Giovanna Gattino, lo spettacolo è stato accompagnato da una serie di fumetti di Agostino Longo. Nel cast hanno preso parte: Giulia Mattarucco, Davide Bonafini, Antonio Melissa, Ussi Alzati, Claudio Zanelli, Vanna Tino, Alex Botta, Ilaria Canalini, Franco Rossi, Vivina Porro e lo stesso Massimiliano Varrese.
Massimiliano Varrese: intervista
Hai avuto un percorso artistico variegato, dai reality fino a importanti esperienze televisive e teatrali. Come questi mondi così diversi si sono influenzati a vicenda nella tua carriera? Come è avvenuto questo passaggio e cosa ti ha affascinato del mondo teatrale?
“Quello che mi ha convinto è la sceneggiatura. Mi sono reso subito conto che era scritta molto bene. Parlando di Bruno, il mio personaggio, con Giovanna Gattino che è la produttrice dello spettacolo con cui ho lavorato moltissimi anni fa, le ho chiesto un po’ carta bianca su su come interpretarlo. Ed è da lì che è nata la voglia di partecipare a questo progetto”.
C’è un po’ di te in questo personaggio e della tua vita personale?
“Quando si interpreta un personaggio, si porta sempre un po’ di se stessi, si cerca di scavare nel proprio vissuto nei propri ricordi. Bruno è un personaggio un po’ fuori dalle righe rispetto agli altri, è un po’ il pesce fuor d’acqua e spesso anche se faccio parte del mondo dello spettacolo da tantissimo tempo, mi sento un po’ un pesce d’acqua. Nel mio personaggio ci ho messo un po’ quello stupore e quella spensieratezza di fare questo mestiere”.
Lo spettacolo è stato descritto come il “cugino teatrale” di Boris. Cosa pensi di questo paragone, e c’è qualcosa di particolare che il pubblico può aspettarsi in questo senso?
“Boris è un po’ un mito, è un paragone enorme, cerchiamo di portare in scena quello che le persone non conoscono. Le persone pensano che la vita dello spettacolo sia un po’ tutto paillettes e lustrini, mentre gli attori, i registi, sono persone come tutte le altre, hanno le loro paure e le loro frustrazioni. Mettiamo in scena la verità che per chi non fa parte di questo mondo risulta anche un po’ comica. Bruno arriva da un mondo totalmente diverso e si trova catapultato in questa cosa grazie alla sua amica regista con cui ha fatto del teatro terapia, si è riabilitato andando in scena e ora vede tutto questo mondo da un punto di vista completamente diverso, diventa la coscienza del gruppo e ricorda alla regista di non dimenticare a che cosa è servito veramente il teatro per i ragazzi one lui. Bruno butta lì uno spunto di riflessione”.
Guardando alla tua carriera televisiva e cinematografica, c’è qualcosa che hai portato in scena da queste esperienze o che hai riscoperto recitando in una commedia teatrale come questa?
“Questi mondi, che apparentemente sembrano così diversi tra loro, racchiudono un unico comune denominatore che è l’espressione interiore. Io ho iniziato non perché desideravo diventare famoso per me era un’esigenza, e di Bruno porto proprio la grande timidezza che avevo da piccolo dovuta dislessia che all’epoca non si conosceva. Queste arti che ho messo insieme e grazie anche alle arti marziali, sono riuscito a superare alcune cose . Tutto quello che sono riuscito a fare nel modo dello spettacolo devo ringraziare le arti marziali”.
Hai iniziato come cantante-ballerino grazie a Raffaella Carrà in Carràmba! Che fortuna. Cosa ricordi di quell’esperienza e come ha influenzato il tuo approccio artistico?
“Quando ci ripenso, mi dico ma è veramente è successo? È stato un sogno essere battezzato dalla grandissima Raffaella Carrà. Quando andavo in Spagna, Sudamerica c’erano le foto di Raffaella ovunque mi porto dietro il grande rispetto che bisogna avere per per noi stessi, ma anche per i mestiere. Non sentirsi mai arrivati e mettersi sempre in dubbio e domandarsi se si è in grado di fare una tale. Lei aveva rispetto per il mestiere e per il pubblico”.
Riconoscimenti teatrali: Nel musical Tre metri sopra il cielo hai interpretato Step, un ruolo che ti ha valso il Premio Vittorio Gassman. Cosa ha significato per te quel riconoscimento?
“Beh, è un bellissimo premio ricevuto, fu una bellissima sorpresa. A dire il vero pensavo di essere su Scherzi a Parte per via di tante coincidenze strane, il premio non arrivava, aereo in ritardo”
Sei arrivato secondo ad Amici Celebrities. Come hai vissuto questa sfida e cosa ha significato per te confrontarti con un pubblico giovane e appassionato?
“È stato un po’ un ritorno alle origini perché mi sono ritrovato in sala prove a quarant’anni. Ritrovare quell’energia, quella forza la voglia di mettersi in gioco e dimostrare che i limiti che ci diamo sono molto spesso mentali, mi sono messo alla prova e alla fine sono arrivato anche secondo”.
Reality e Grande Fratello: Nel 2023 hai partecipato al Grande Fratello. In che modo questa esperienza ha arricchito o modificato la tua prospettiva di artista?
“È stata un’esperienza molto forte, anche formativa. Uno che fa spettacolo prima o poi deve provare tutto, lo aspettavo, mi cercavano da anni e l’ho fatto. Devo dire che mi ha fatto conoscere un mondo che non conoscevo, purtroppo anche quello del web. Mi hai fatto capire che bisogna lavorare per portare l’arte vera anche nelle scuole, l’empatia che non c’è più oggi perchè c’è una cultura del criticare ferocemente, e questo mi ha dato una grossa crescita interiore. Mi sono praticamente messo a nudo e sono stato spesso giudicato anche in modo eccessivo perché le persone ogni giorno non si informano. È stata per me una crescita molto forte a livello interiore anche quello di accettare l’inaccettabile, ma non perché vado accettato, ma perché è giusto accettarlo. La verità prima o poi viene svelata con i fatti”.
Equilibrio tra i generi: Hai spaziato tra televisione, cinema, teatro e letteratura. Come riesci a mantenere l’equilibrio tra generi così diversi, e qual è la tua più grande sfida artistica oggi?
“Seguo sempre quel flusso di esigenze interiori, quando sono uscito dal GF ho voluto subito scrivere, ho fatto un singolo che ha avuto anche un grande successo. Quando ho visto la classifica, ho detto ok. C’è un’esigenza di tirare fuori le emozioni e io avevo quell’esigenza di tirare fuori le mie emozioni. La mia sfida artistica oggi è quella di fare regia. Ho iniziato da qualche anno. Dopo tanta esperienza, posso mettere la mia visuale, la mia messa in scena mettendomi dietro e dando quella che è la mia visione interiore delle cose”.
Progetti futuri? La conduzione ti affascina?
“La conduzione TV mi piace, ho fatto tantissimi anni l’anteprima del FestivalBar. Mi piace molto la conduzione radiofonica. Oggi con l’esperienza che ho mi piacerebbe anche buttarmi nella conduzione televisiva ormai vado in scena libero anche se sbaglio va bene tutto. Progetti? Ci sarà il cinema, voglio mettere su un mio progetto personale di show in teatro e sicuramente continuerò a lavorare al lungometraggio de L’Estate è già finita, come opera prima”.