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Massimiliano Caiazzo al Giffoni: “Carmine di Mare Fuori è più maturo e coraggioso di me. Mi sono cancellato da Tik Tok”

Massimiliano Caiazzo GiffoniMassimiliano Caiazzo Giffoni
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Uno degli ospiti più attesa della 54esima edizione del Festival di Giffoni è stato Massimiliano Caiazzo. L’attore, reduce dal successo di Mare Fuori, si è intrattenuto con i tanti ragazzi presenti e ha scattato selfie con loro. Vediamo insieme cosa ha raccontato sul suo personaggio Carmine e sui suoi progetti futuri.

Intervista all’attore Massimiliano Caiazzo

Massimiliano Caiazzo torna al Giffoni quattro anni dopo la sua prima partecipazione. Ora, con una consapevolezza in più, parla ai giffoners presenti nella sala Truffaut dove ha ricevuto il Giffoni Award. Prima però, si è intrattenuto in conferenza stampa con i giornalisti dove ha rivelato alcuni retroscena sul suo personaggio di Mare Fuori, Carmine, e non solo.

Ci racconti chi è Carmine e l’evoluzione del tuo personaggio.

Quando lessi la sceneggiatura della prima stagione, lessi la scena sulla spiaggia e poi la scena in ospedale dove dicevo che mia figlia la volevo chiamare Futura, e piansi. Perché era viva, già in dinamica di scrittura, quello che era il suo bisogno e la voglia di speranza. È un personaggio che dentro di lui, per qualche motivo, aveva un’irrefrenabile positività nei confronti del destino nonostante le circostanze da cui veniva e gli esempi e i punti di riferimento che ha avuto. Quello per me, Massimiliano lettore e spettatore, è una cosa che mi ha toccato profondamente.

Sono voluto partire da lì, dove nasce questa volontà, questa forza da dire: la luce in fondo al tunnel ci sta a prescindere da quello che sto vivendo adesso. E questo il motivo per cui dico che Carmine da principio è stato molto più maturo di me, molto più forte di me. Negli anni ho cercato sempre di non appiattirlo mai questo personaggio, di dargli sempre quel qualcosina in più perché lo cercavo io attraverso la mia curiosità e perché secondo me è bello nell’ambito seriale raccontare una crescita. Se tu parti raccontando un adolescente e finisci raccontando un giovane adulto, è un’esperienza importante. Secondo me oggi abbiamo bisogno di storie come questa. 

Che legami hai con il cast di Mare Fuori?

Il 95% delle volte dico la prima cosa che mi passa per la testa e molto spesso questa cosa destabilizza me e chi mi ascolta. E più uno step per mettere le basi di una conversazione che sia sincera e poi sicuramente è importante nell’ambito lavorativo, se tu hai delle scene diventa molto più difficile se vi state antipatici. Ovviamente non puoi stare simpatico a tutti ma nel caso di Artem, il suo immenso talento è proprio vivo ed è estremamente ispirante per me vederlo lavorare sul set. Da parte sua c’era una curiosità enorme, lui era fan di Marlon Brando e anche io. In quei giorni stavo leggendo sul set un libro di Stella Adler che è stata la mentore di Brando e gliel’ho regalato. E da lì è partito tutto, anche un dialogo diverso.

Che serie ti piace vedere e cosa pensi della tua ultima scena finale di Mare Fuori 4?

Mare Fuori 5. La sua serenità dovrà essere coltivata, c’è una storia d’amore finita un po’ così, delle scosse di terremoto interiori che dovranno essere attenuate. Io credo che in questi anni lui ha costruito una struttura interiore tale da poter sostenere questo e anche altro. Secondo me può decidere di godersi la vita di sua figlia e la sua in piena libertà. Era chiaro che l’arco narrativo di questo personaggio stava andando a chiudersi come è anche giusto che sia, ci siamo accompagnati in un certo percorso di transizione e lui ha realizzato uno dei suoi primi sogni, quello della libertà e dell’amore libero. C’è stato un discorso anche di accettazione del fatto che un certo tipo di transazione stava avvenendo ed era giusto rispettarlo.

Massimiliano Caiazzo cosa ha in comune con Carmine?

Il bisogno di protezione inteso essere protetto e si trasforma anche nel voler proteggere. Anche la capacità di credere in maniera imprescindibile in un sogno e di andarci detto nonostante tutto e tutti. Cosa non abbiamo in comune? Lui sicuramente è molto più coraggioso di me e questo è un altro criterio per cui scelgo i miei personaggi. Per me i personaggi sono il sogno di noi stessi, le parti più coraggiose di noi che non riescono a parlare nella vita di tutti i giorni e li facciamo parlare in scena. Io sono molto più permaloso di lui.

Un consiglio che daresti ad un giovane Massimiliano Caiazzo?

Innanzitutto gli direi bravo perché sei riuscito ad uscire finalmente. E poi gli direi divertiti a costruire la tua strada. Ricordandogli che sei ancora in grado di amare.

Qual è il tuo rapporto con i social?

A volte capita anche a me, mi rendo conto di essere totalmente risucchiato anche perché sono strategicamente costruiti forse per quello. Io ho dovuto cancellare Tiktok, prima che tutto questo esplodesse, perché mi rendevo conto che da ci volevo stare 5 minuti diventava un’ora ma senza che me ne rendessi conto. Magari per la buonanotte prima di mettere la testa sul cuscino aprivo Tiktok ed era la mezzanotte, spegnevo il telefono ed era l’una e mezza. E mi sono detto che non esisteva proprio. E tipo il meccanismo delle slot machine, non vedi l’ora. Io l’ho cancellato perché mi rendevo conto che mi rendeva meno produttivo, mi distraeva, però non li demonizzo.

Sono consapevole che ha dei pro e contro ma sono anche consapevole del fatto che siamo in una fase di transizione e non possiamo negare il fatto che esistono e pertanto demonizzarli non servirà a nulla. È un’onda troppo forte, tu l’onda la puoi surfare e cavalcare ma non puoi andarci contro a buffo. Semplicemente devi capire quale può essere il miglior modo dal punto di vista lavorativo per utilizzarli ed è una cosa sulla quale mi interrogo tantissimo. È un rapporto che fa up e down, ci sono dei periodo in cui ho un po’ di tempo libero per citare Sorrentino e faccio scrolling e altri quando sono sul set che è quasi una cosa scaramantica, se no la scena non viene bene.

Sei protagonista del corto Unfitting che tratta un argomento delicato, un’attrice rifiutata perché il suo aspetto fisico non è conforme ai canoni estetici richiesti dall’industria cinematografica. Ti sei occupato anche di violenza sulle donne con ‘Se mi lasci sei morta’.

Il termine sensibilità credo sia un termine chiave, descrivere quello che veramente può significare questo termine è veramente ampio. Se scelgo certi temi è perché dal punto di vista empatico me li sento un pochino addosso. È quello che è successo con Unfitting perché anche io durante la prima e la tarda adolescenza ho avuto i miei complessi su un certo tipo di fisicità per poi dopo scoprire che erano soltanto la proiezione di complessi che magari avevo dentro dal punto di vista emotivo. Quella è stata una buona occasione per provare a sciogliere un nodo attraverso quel personaggio.

Mentre parlare di violenza sulle donne è stato in primis un confronto importante con la polizia postale che ci ha fornito del materiale con il quale io e Anna Foglietta ci siamo ispirati per scrivere quel testo. Da lì il mio impegno nei confronti di un tema, approcciato da un punto di vista maschile, perché la violenza sulle donne viene esercitata dall’uomo e bisogna raccontare il buio per capire dove sta la luce e se ci può essere. Altrimenti diventa tutto un po’ perbenista e retorica e a me questo non piace, trovo che non ci sia nessun messaggio vero, reale e nessun bisogno dietro quel messaggio.

Sul futuro.

Io spero di continuare a fare questo lavoro guidato da un bisogno di libertà estrema che è alla base della mia scelte. Il mio modo di fare questo lavoro, la mia etica, la mia modalità di approcciarmi quella non cambia. Poi ci sono progetti e personaggi che calzano meglio di altri e però ad un certo punto mi sono reso conto che è una cosa sulla quale io non ho il controllo pieno e di conseguenza io mi preoccupo di divertirmi di creare personaggi nuovi e fare il pazzo sul set. Uscirà una serie su Disney Plus, Uonderbois, che è un progetto nel quale mi sono divertito come un pazzo con la regia di Andrea De Sica, Giorgio Romano e un sacco di attori come Francesca Di Leva, Serena Rossi. È stato un bel banco di prova, è stato un set lungo, molto faticoso proprio fisicamente.

E poi uscirà ‘Storia della mia famiglia’ diretta da Claudio Cupellini e anche lì con un cast di fuoco, fortissimo. Mi vedrete anche nelle Migliori famiglie, un film in cui ho avuto un piccolo ruolo dove ho fatto una bella esperienza, di portare un certo tipo di sensibilità in scena. E vediamo che succede.

Su quello che è accaduto a Scampia, Massimiliano Caiazzo ha voluto esprimere solidarietà alle vittime del crollo del ballatoio:

Mi sento molto vicino alle persone del posto e mi tocca tanto. Io abito a Roma, non abito più a Napoli o a Castellammare da 10 anni, però le radici sono quelle. Quando ho visto che la notizia ha iniziato a circolare, perché mi è arrivata prima via social, è stato un attimo un colpo nello stomaco. Non mi ritengo un attivista, nel senso che il mio impegno sociale è figlio di un’esigenza creativa e questa esigenza creativa esiste quando ci sono dei messaggi da veicolare. 

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