Le Iene, il monologo di Luigi Celeste: “la mia storia in un libro e in un film. Nessuno abbraccia l’odio volontariamente” | Video Mediaset

«Avevo ventitré anni quando ho ucciso mio padre e solo dieci quando il tribunale lo allontanò da casa perché violento» – inizia così il monologo di Luigi Celeste a Le Iene.

Le Iene, il monologo di Luigi Celeste: “in carcere decisi che avrei raccontato la mia storia”

La storia di Luigi Celeste, che nel 2008 sparò al padre per proteggere la madre e il fratello, è stata raccontata a Le Iene. Autore di un libro da cui è stato tratto il film “Familia”, Luigi Celeste è stato protagonista di un toccante monologo a Le Iene.

«Avevo ventitré anni quando ho ucciso mio padre e solo dieci quando il tribunale lo allontanò da casa perché violento. Eppure nessuno si accorse di nulla non le istituzioni a cui aveva chiesto aiuto e non chi lo doveva sorvegliare. Poi dopo l’ennesima denuncia la polizia ci portò via tutti: mia mamma in un centro antiviolenza, noi in comunità» – le parole di Luigi Celeste. E il padre? «E nostro padre? A piede libero finché non si becco 9 mesi per maltrattamenti, ma ai domiciliari. Dissero a mamma che ora poteva rifarsi una vita, che la nuova casa era un luogo protetto, che mio padre non l’avrebbe mai trovata. Lui pagò un impiegato comunale per rivelargli dove fosse e la costrinse a riprenderselo. Io feci 4 anni in comunità dimenticato da tutti».

Luigi Celeste riflette sui motivi che spesso spingono le donne a non denunciare:

«Vede signor giudice questa è la ragione per cui le donne fanno fatica a denunciare. Questo è il disgusto che mi ha portato a tatuarmi la parola vendetta sul collo e a viverla ogni giorno. Quando ho sparato a mio padre minacciava me, mia mamma e mio fratello con un coltello. I giudici scrissero che avrei dovuto andarmene, lasciandoli soli alla sua follia. La giustizia dopo aver chiuso gli occhi per anni guardandomi non vide una vita, ma un assassino».

A 23 anni uccide il padre per salvare la sua vita, ma anche quella della mamma e del fratello e viene arrestato. Proprio durante la sua permanenza in carcere ha raccontato la sua storia in un libro: «in carcere decisi che avrei raccontato la mia storia perché servisse d’esempio: oggi è un libro che poi è diventato un film. Oggi sono un esperto di sicurezza informatica conosciuto a livello europeo, ma il riscatto lo devo solamente a me stesso e non alle istituzioni che mi hanno abbandonato per poi rinfacciarmi ad ogni occasione il mio passato. Credetemi nessuno abbraccia l’odio volontariamente, la vita dipende dal contesto in cui nasci, dalla fortuna, da quella mano a cui vorresti aggrapparti quando stai per cadere e che purtroppo, troppo spesso, nessuno ti dà».

Ecco il video Mediaset.

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