Sulla Serie A incombe ancora l’ombra della pirateria e dell’illegalità. Il campionato italiano studia il modello inglese per bloccare tutte le diffusioni illegali. Ad oggi, il blocco del server avviene solo su siti e app, ma la Serie A si sta muovendo per rimuovere tutte le piattaforme illegali e garantire la massima trasparenza per le televisioni e i sistemi di streaming che trasmettono le partite del campionato italiano in esclusiva. In questo modo, la Serie A difende la cascata di oro che proviene dai proventi televisivi. Un po’ come avviene per la Premier League in Inghilterra.
Serie A, il modello inglese per combattere la pirateria
L’edizione online del Corriere della Sera riporta i futuri movimenti della Lega per combattere la pirateria:
Per fermare i pirati del pallone bisogna togliergli l’acqua. Colpire alla sorgente, oscurare i server in odore di illegalità durante gli orari delle partite: gli inglesi già lo fanno per difendere l’oro della Premier League.
La Serie A studia e apprende dalla Premier League per difendere i diritti e soprattutto i proventi televisivi. Il metodo infallibile si chiama super injunction ed è un’arma giuridica che consente di chiudere, praticamente in tempo reale, i segnali clandestini. In questo modo i ladri d’immagine non avranno più scampo e il campionato italiano sarà libero dalla pirateria.
Serie A, il presidente della Lega contro la pirateria
Il presidente della Lega Serie A, Gaetano Miccichè, ha dichiarato a più riprese di essere contrario alla pirateria e vuole contrastarla con ogni mezzo:
È un crimine che non solo danneggia club e tifosi ma priva il movimento delle risorse necessarie per crescere.
Nelle prime giornate di campionato sono stati bloccati addirittura 18mila siti streaming illegali. La notizia più clamorosa, però, è che il dato è in crescita. In tutta la scorsa stagione, infatti, i siti bloccati furono circa 65mila. Proprio per questo motivo il presidente della Lega vuole intervenire in prima persona per bloccare la trasmissione illegale dei match di Serie A.
Il metodo inglese potrebbe essere la soluzione, ma adesso bisogna applicarlo.