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La regina Carlotta, la recensione (no spoiler) dello spin-off di Bridgerton

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Pochi spin-off possono vantare una qualità rara e speciale: quella di essere addirittura migliori della serie madre che li ha generati. Una di queste serie è, inaspettatamente, La regina Carlotta: Una storia di Bridgerton, ideata e prodotta da Shonda Rhimes e incentrata sul personaggio della Regina Carlotta.

La regina Carlotta: Una storia di Bridgerton, la trama

Carlotta di Meclemburgo-Sterlitz (India Amarteifio) è una principessa tedesca di diciassette anni che sta per essere data in sposa al re Giorgio III d’Inghilterra (Corey Mylchreest) da suo fratello, che firma le carte dell’accordo di nascosto da lei. Dietro quello che potrebbe sembrare la coronazione di un sogno c’è solo una strategia politica, una mossa che Carlotta non apprezza. Soprattutto quando viene trasferita nella sconosciuta Londra, dall’oggi al domani, e specialmente quando conosce la futura suocera, che ottiene come risultato quello di farle desiderare la fuga immediata da Palazzo.

Sul suo cammino, un incontro inaspettato: il giovane in cui Carlotta incappa è proprio Giorgio e, ironia della sorte, i due s’innamorano immediatamente. Oppure solo lei? Dopo le nozze, Giorgio la lascia sola nella dimora di Buckingham per andarsene via, senza una spiegazione. La domanda sorge spontanea e la sua risposta vorrebbe dare una spiegazione al comportamento irrazionale del neo consorte. Quali segreti nasconde Giorgio? Nel frattempo, Carlotta allieva la sua solitudine con la frequentazione di Lady Danbury (Arsema Thomas), sposata con un grande e potente proprietario terriero. La relazione con Giorgio procede tra misteri, doveri e malattie, mentre dei flashforward mostrano l’attuale Carlotta nella serie originale, Bridgerton.

La regina Carlotta: Una storia di Bridgerton, perché guardarla

Fra le ragioni che rendono interessante un prodotto come La Regina Carlotta: Una storia di Bridgerton v’è, inaspettatamente, quella di ispirarsi alla storia reale della regina qui rappresentata. Sia Carlotta che il re Giorgio III non sono soltanto figure storiche realmente esistite, infatti, ma sembrerebbero anche aderire – con più di qualche licenza, lo ammettiamo – al ritratto che se ne fa, sebbene romanzato, nella serie Netflix. Il loro matrimonio, che fosse amore oppure politica, ha dato origine a uno dei più lunghi regni della corona inglese, andando a coprire avvenimenti come le guerre napoleoniche. Nonostante le apparenze e malgrado la reazione universale ad alcune strategie di color-blind casting, circolano alcune ipotesi circa le origini africane di Carlotta, che ovviamente la serie prende per vere ed esprime al massimo.

Ed è qui la prima differenza che è in grado di distanziare questa serie dalla sua serie madre, Bridgerton: mentre in quest’ultima l’inclusività di casting appariva come una sorta di sfida posta allo spettatore, senza che però si spiegasse a livello narrativo lo stato delle cose, La regina Carlotta va a ritroso nel tempo e offre una motivazione logica e pseudostorica alla varietà di etnie che contraddistinguono la corte britannica del settecento: la spiegazione sarebbe la volontà, da parte di Palazzo e Parlamento, di diversificare il più possibile la società nobiliare del tempo per, da una parte, non far spiccare Carlotta come elemento estraneo e, dall’altra, accordarsi ai cambiamenti in atto in tutto il mondo.

La regina Carlotta, dicevamo, è uno di quei casi speciali in cui è possibile notare come uno spin-off possa superare, in termini di qualità, la serie da cui ha origine. Questo è possibile grazie a un’attenzione particolare e dettagliatissima sul mondo femminile – la condizione della donna, l’integrazione etnica, la malattia mentale – e sulle figure che lo raffigurano, ma anche per la meticolosità con cui si cerca di restituire profili autentici e tratteggi psicologicamente verosimili, o quantomeno accurati, di uomini e di donne posti in un determinato contesto socioculturale. Via i facili sentimenti, via i meccanicismi del romanticismo, via la patina (non del tutto, ma i residui di Bridgerton sono comunque ben accetti), e che resti una colonna sonora pop in grado di ammodernare, con un tocco glamour e vivace, una storia d’amore in costume.

La regina Carlotta: una storia di Bridgerton, perché non guardarla

Da Bridgerton, serie madre, La regina Carlotta: una storia di Bridgerton riprende a piene mani un tono di racconto che asseconda un intrattenimento leggero ma mai superficiale, frivolo ma mai privo di capacità di riflessione su alcune tematiche che sono al centro della trama. Per questa ragione, chiunque non abbia avuto modo di seguire e/o apprezzare il registro su cui era accordata la serie Bridgerton farà fatica a trovare un motivo per considerare La regina Carlotta un prodotto degno di nota.

Elemento fondante della serie, come in Bridgerton, è il suo spiccato gusto per il totale sovvertimento delle regole del realismo, della verosimiglianza e della fedeltà storia. A vincere, sul piano della rappresentazione, è invece tutto ciò che vi si oppone: dal multietnico e variegato casting, con volti mai del tutto compatibili con la verità del contesto storico raffigurato, a una narrazione che si concede diverse libertà. Il dramma in costume non è mai totale (visto che è spesso votato al riso, con alcuni inserti di commedia ben uniti al resto) ed è rinnovato a partire dalla volontà di rendere gioco, più o meno profondo, la storia.

Lo spettatore non avvezzo a questi meccanismi potrà trovare La regina Carlotta: una storia di Bridgerton una serie televisiva poco appassionante, se non addirittura irritante, per la sua totale attenzione nei confronti del mondano, del salottiero, a discapito dei grandi eventi (che non vengono narrati, o che rimangono confinati sullo sfondo). Forse anche per queste operazioni guidate da particolari accortezze nei confronti del bisogno di inclusività e di nuova rappresentazione, che potrebbero a qualcuno risultare forzate e poco sincere. Tuttavia, ciò che si vede ne La regina Carlotta non è che tutto ciò che ha caratterizzato l’anima di Bridgerton.

La regina Carlotta: una storia di Bridgerton, il trailer italiano

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