La linea verticale, la recensione della serie tv: un delicato ritratto della lotta contro il tumore

L'attore valerio Mastandrea in La Linea Verticale
La Linea verticiale. Nella foto Valerio Mastrandrea (luigi) e Greta Scarano(Elena)

“La linea verticale” è una serie televisiva italiana che offre uno sguardo intenso e toccante sulla vita all’interno di un ospedale. Andata in onda per la prima volta nel 2018, la serie è basata sull’omonimo romanzo autobiografico di Mattia Torre, il quale ha anche scritto e diretto gli episodi. La trama segue le vicende di Luigi, un uomo di mezza età che, dopo una diagnosi di cancro, si ritrova immerso nella realtà ospedaliera.

Attraverso una narrazione che bilancia sapientemente il dramma e l’umorismo, “La linea verticale” esplora temi profondi come la malattia, la sofferenza, la resilienza e il sistema sanitario italiano. Ogni episodio offre una finestra sulle dinamiche umane che si sviluppano in un reparto ospedaliero, mostrando il lato più umano e autentico di medici, pazienti e familiari.

La recensione de’ La linea verticale, la serie tv con Valerio Mastrandrea

La serie sull’autore di “Boris” venuto a mancare sta finalmente ricevendo il giusto successo su Netflix. “La linea verticale” è la serie del 2018 scritta e diretta da Mattia Torre, uno degli autori dell’amatissima e fortunata serie “Boris”. La serie, tratta dall’omonimo romanzo, parte da una triste vicenda autobiografica dell’autore: un tumore.

Ma stavolta viene visto da un’altra prospettiva, non si parla della malattia in sé ma del ricovero ospedaliero, nel variegatissimo mondo della sanità italiana, della livella sociale dei reparti, dei dolori e delle speranze che si sviluppano in corsia. Il tutto visto dal lato dei pazienti, delle microparticelle spostate dal vento dei medici.

La serie non parla di morte, parla di vita e ne parla con un’ironia intelligentissima, a volte surreale. In “La linea verticale” c’è molto “Boris”, la linea comica è esattamente la stessa, nonostante il contesto diametralmente opposto. Non è un caso che alcuni attori siano proprio gli stessi: Antonio Catania, Paolo Calabresi e Giorgio Tirabassi. “La linea verticale” è il lascito di Mattia Torre, che è venuto a mancare un anno dopo l’uscita della serie e a lui è dedicato un commovente cameo in “Boris 4” (che trovate su Disney Plus).

È vero, la vita di Mattia ha un finale che rischia di stroncare le speranze di Luigi, suo alter ego interpretato da Valerio Mastandrea, ma “La linea verticale” è una serie curativa. Cura il nostro modo di guardare alle cose della vita con timore, cura le nostre paure, cura da un punto di vista psicologico e spirituale. Ecco, se c’è una serie da vedere, è proprio “La linea verticale”, in 8 episodi da 25 minuti ognuno, che scenderà giù con facilità e vi lascerà pieni di emozioni contrastanti che vale la pena avere dentro di sé.

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