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La casa delle bambole – Ghostland: Opinioni, analisi e recensione del film

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La casa delle bambole – Ghostland è un film del 2018 di genere Horror, diretto da Pascal Laugier. Il film ha una durata di circa 90 minuti. Ecco la nostra opinione e recensione.

La trama del film La casa delle bambole – Ghostland

In seguito alla morte della zia, Colleen e le sue due figlie adolescenti – Beth e Vera – hanno ereditato una casa di campagna. La notte stessa nella quale si sono trasferite le donne rimangono vittime di un’intrusione da parte di due loschi individui, che hanno fatto irruzione nella dimora con intenzioni tutt’altro che benevole.

Dopo un’aspra colluttazione Colleen riesce ad avere la meglio sugli assalitori e a mettere in salvo le ragazze, ma l’intera famiglia è rimasta profondamente scossa da quanto accaduto. Mentre Beth ha sfogato i propri incubi e le paure di quella notte nella sua passione per la letteratura, diventando scrittrice di romanzi horror di grande successo, Vera non si è mai ripresa dai tragici eventi di molti anni prima e vive ancora con la madre in quelle quattro mura, teatro della mancata carneficina.

Quando riceve una telefonata dalla sorella, Beth si trova costretta a far ritorno a casa e ad affrontare il proprio passato, ma non tutto è quello che sembra…

La recensione e analisi del film “La casa delle bambole – Ghostland”

Dal cinema di Pascal Laugier non ci si può certo aspettare un prodotto per stomaci deboli: al regista francese si deve infatti uno degli horror cult del nuovo millennio, quel Martyrs (2008) iperviolento che ha turbato il sonno di molti spettatori.

Se nella sua opera precedente, I bambini di Cold Rock (2012), aveva parzialmente smussato i toni prediligendo un approccio da thriller/mystery, con La casa delle bambole – Ghostland il cineasta è tornato a quelle atmosfere sadiche e putrescenti del suo lavoro simbolo, anche se qui colpisce duro più dal lato psicologico che nell’esposizione emoglobinica.

Sia chiaro, La casa delle bambole – Ghostland non va per il sottile e ne sconsigliamo la visione al pubblico più impressionabile: i segni delle menomazioni fisiche sui corpi delle giovani protagoniste sono ben visibili, tanto che una delle attrici è rimasta realmente sfigurata al volto durante le riprese. Ma a incidere maggiormente nel corso dei novanta minuti di visione è quel senso di tensione costante, con il cliffhanger di metà racconto che rivoluziona ulteriormente tutte le carte in tavole e pone la storia sotto una nuova luce.

Quando l’immaginazione diventa l’unica via di fuga dalla realtà diventa difficile distinguere il vero dal falso e in questo Laugier è abilmente subdolo nel giocare a scacchi con lo spettatore, trascinandolo in un incubo apparentemente senza fine dove le urla di terrore sono un costante, ipnotico, leit-motiv. Poco importa se la caratterizzazione dei due villain è al minimo storico, in quanto a contare è il rapporto tra le due sorelle e la loro disperata lotta per la sopravvivenza.

Tra continui rimandi all’immaginario gotico di Lovecraft, citazioni a colleghi come Rob Zombie e l’inquietante iconografia delle bambole a caratterizzare le sequenze più spaventose, il film possiede una sua forza primigenia, cruda ed estrema come gli amanti del genere d’altronde richiedono.

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