Fin da quando era una bambina Lindy ha manifestato una particolare patologia, il cosiddetto “disturbo esplosivo intermittente”, che la portava a improvvisi atti di violenza. Una condizione che l’ha prima vista recludere in una sorta di manicomio per poi tentare di essere sfruttata appieno dall’esercito, in entrambi i casi con scarsi risultati. Ormai adulta, ha trovato un valido alleato in uno psichiatra, il dottor Ivan Munchin, che ha sviluppato per lei una sorta di veste curativa in caso di frenare i suoi scatti di rabbia.
In Jolt la protagonista ha ovvie difficoltà in campo relazionale, ma l’incontro con Justin, un tranquillo contabile, sembra finalmente darle la tranquillità necessaria per gestire un legame. Peccato che prima del terzo appuntamento l’uomo venga ucciso in circostanze poco chiare, spingendo Lindy a indagare in prima persona per scoprire cosa gli sia realmente accaduto, sfruttando il suo particolare “potere” per barcamenarsi in situazioni via via sempre più pericolose.
Jolt: una missione senza tregua – la recensione del film
Nonostante siano ormai passati tre anni dalla sua uscita, direttamente nel catalogo di Amazon Prime Video, il film ha avuto un ritorno di fiamma tra gli abbonati, tanto da essere presente nella categoria dei titoli più popolari sulla piattaforma. Jolt è uno di quei classici titoli usa e getta per uno spettatore che non ha troppa voglia di concentrarsi, un action-movie moderno che rischia in più occasioni di cadere vittima dei propri eccessi di stile, dimenticandosi che oltre alla messa in scena serve anche una sceneggiatura degna di tal nome.
E invece nel corso dei novanta minuti di visione, introdotti dal voice-over che ci espone progressivamente il background di questa anti-eroina dall’infanzia fino ad oggi, si danno troppe cose per scontate, con tutto davvero troppo semplice per Lindy e la sua missione di vendetta che si svuota così di tensione e interesse, giacché tutto le riesce dannatamente facile, come in un videogioco affrontato al livello minimo di difficoltà.
Jolt, un film “isterico”
Difficile credere che dietro la macchina da presa vi sia Tanya Wexler, colei che aveva firmato il curioso bio-pic Hysteria (2011), ovvero la storia di colei che inventò il primo vibratore. Qui infatti ci si muove su territori assai diversi e gratuiti, in una sorta di involontaria parodia di diverse pellicole di genere, con un’inadeguata caratterizzazione dei personaggi che si muovono all’impazzata da un’ambientazione all’altra, tra dinamiche da revenge-movie appena accennate e soluzioni forzate nella gestione dei vari elementi secondari.
Elementi secondari che ruotano intorno alla assoluta protagonista Kate Beckinsale, affascinante e sinuosa come sempre, che avrebbe meritato un contorno ben più ispirato. E invece qua anche l’anima ludica si rivela poco originale, con giusto un piano sequenza nell’ospedale di discreta fattura, un inseguimento su quattro ruote a bordo di auto fiammanti e qualche luce colorata qua e là, a cercare di ravvivare quegli anonimi scenari. Scenari che fanno sa sfondo alla missione della Nostra, pronta a tutto pur se mossa da motivazioni quanto mai labili e con quell’insistito overpower che la trasforma in una sorta di parossistica supereroina d’ultima generazione.
Conclusioni finali
Non è una donna semplice Lindy, affetta da un disturbo che la porta a improvvisi attacchi di rabbia nei momenti più inaspettati, al punto che chiunque può farne le spese. Quando uno dei pochi uomini che era riuscito a far breccia nel suo cuore, senza ricevere botte da orbi in cambio, viene assassinato, la sua vendetta sarà implacabile.
Action-movie grossolano e narrativamente esile, Jolt si fa forza sul carisma di Kate Beckinsale, impegnata in continui combattimenti nel corso dell’ora e mezzo di visione. Un film grossolano che non riesce a dare personalità ai personaggi, affidandosi esclusivamente a quell’anima ludica che non si rivela mai ispirata nel suo riciclo di idee, incapace inoltre di sfruttare con cognizione di causa l’insalubre peculiarità della protagonista.