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Joika – A un passo dal sogno, la recensione (no spoiler) del film biografico

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Joy Womack ha soltanto quindici anni quando decide di abbandonare la sua casa e la sua famiglia in Texas per coltivare il suo grande sogno, ovvero quello di diventare la prima ballerina al celeberrimo teatro del Bolshoi di Mosca. Lei è una delle pochissime ragazze occidentali che hanno l’onore di essere iscritte ma la sua ambizione per raggiungere l’ambito ruolo principale va contro le logiche nazionaliste. Ciò nonostante la protagonista si impegna anima e corpo ogni giorno, senza praticamente mai dormire e gettando tutte le proprie energie negli incessanti allenamenti sotto la guida della rigida Tatiyana Volkova, che chiede esclusivamente il meglio alle sue allieve. Joy rischia però di arrivare, giorno dopo giorno, a un vero e proprio punto di non ritorno

Joika – A un passo dal sogno: prima e dopo – recensione (no spoiler)

Quella di Joy Womack è un’incredibile vicenda realmente accaduta, tanto che la ballerina oggi trentenne è entrata nella storia e ha cambiato probabilmente per sempre quelle regole non scritte, dando ispirazione e fiducia a tante giovani che sperano di coronare un simile obiettivo.

Il suo percorso professionale e artistico era “troppo bello per essere vero” ed ecco che il cinema ha sfruttato l’occasione realizzando questo film biografico che si addentra nel dramma con la corretta carica enfatica, mettendo a nudo luci e ombre di una figura sicuramente controversa ma indubbiamente affascinante.
In Joika – A un passo dal sogno – disponibile su NOW – viene mostrata l’ossessione quale spinta per vivere al massimo, lottando contro tutto e tutti nel tentativo di concretizzare tutta quella passione, rischiando anche di scendere a compromessi scomodi e respingenti prima di ritrovare il necessario equilibrio in grado di coniugare sacrificio e dignità.

Coi piedi per terra

Per quanto il mondo della danza possa apparire esteriormente come leggiadro e delicato, spesso il pubblico non è a conoscenza di quanto effettivamente avvenga nel dietro le quinte, tra gelosie e rancori che spingono le varie ballerine a rivaleggiare senza esclusione di colpi.

In un contesto già aspro il fatto di essere americana e quindi di rappresentare un “nemico da guerra fredda” è un ulteriore malus dal quale la protagonista non si farà scoraggiare, gettandosi anzi ancor più a capofitto nella sua personale odissea. Odissea messa ottimamente in scena dal punto di vista drammatico, con la regia di James Napier Robertson che ben si addentra nella psicologia di Joy, riuscendo a offrirci un ritratto femminile intenso e tormentato, con l’incisiva e solenne colonna sonora a tema quale ideale accompagnamento alle sempre più tribolate faccende.

Altrettanto efficace è l’interpretazione della giovane Talia Ryder, in un ruolo che si tinge progressivamente di sfumature quasi horror e altamente tensive, ottimamente supportata da Diane Kruger nei panni di quell’insegnante prima avversante e poi alleata nel far cadere un muro e cambiare lo status quo.

Conclusioni finali

La storia è quella vera di Joy Womack, la prima americana a lottare per il ruolo di prima ballerina al teatro Bolshoi di Mosca, e lei stessa ha collaborato in prima persona con il cast per raccontare al meglio la sua storia, non soltanto dal punto di vista privato ma anche nel suo percorso agonistico e coreografico.

Un film biografico maturo e credibile, appagante e respingente, che racchiude al meglio le luci e le ombre di quest’ossessione assimilante che rischia di trascinare a fondo la protagonista, sospesa tra il sogno e la follia, che trova nello sguardo angosciato ma determinato di Talia Ryder un fattore di inusitata energia.

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