It’s What’s Inside, la recensione (senza spoiler) della comedy-horror

It's What's Inside

Otto amici del college, quattro ragazzi e quattro ragazze, si riuniscono per una serata che precede l’imminente matrimonio del padrone di casa, Reuben. Una reunion che parte sotto le migliori aspettative, anche se il proprietario ammette di aver invitato anche Forbes, una scheggia impazzita che era stato espulso dal college anche per colpa loro.

Quando questi fa il suo arrivo, la festa prende una piega imprevista: ha infatti con sé una valigetta dal contenuto misterioso e ben presto svela agli astanti cosa vi sia all’interno. Forbes lavora infatti nel settore tecnologico e ha sviluppato insieme al suo team una macchina ancora top secret, capace di scambiare le coscienze degli individui tramite degli elettrodi messi sulle tempie.

Propone così un gioco di società, dove ognuno di loro prenderà possesso di un corpo altrui in contemporanea, cercando di scoprire chi si nasconda nel proprio. Ciò che parte come un innocuo, paradossale, divertimento si trasforma in qualcosa di molto pericoloso.

It’s What’s Inside: uno, nessuno, centomila – la Recensione

Non nasconde il suo voler essere cool e moderno ad ogni costo, con il richiamo ad un immaginario da social network e a una gioventù che (soprav)vive di like, tra Instagram e TikTok, ma rischia di cadere in un eccesso di euforia: It’s What’s Inside è un film ambizioso ma maldestro, incapace di reggere le pur notevoli premesse di partenza.

La cervellotica sceneggiatura si abbarbica fin troppo su soluzioni repentine, con colpi di scena che si susseguono fino all’ultimo fotogramma, in un crescendo che più che coinvolgere rischia di mandare in confusione lo spettatore e causare un bel po’ di mal di testa. Questo perché la messa in scena, figlia dei tempi moderni, è schizofrenica e colorata all’eccesso, non lasciando un attimo di tregua per pensare e ragionare su chi sia chi e perché sia spinto a determinate decisioni.

Corpo e anima

Come detto gli spunti erano notevoli e in diverse occasioni il gioco identitario convince, soprattutto quando si tratta di gestire i vari rapporti interpersonali e romantici tra i malcapitati coinvolti: love-story prossime alla fine e segreti del passato emergono nel più traumatico dei modi, così come rimorsi e rimpianti legati ai tempi del college rifanno capolino nel delineare strategie più o meno spietate da parte dei partecipanti all’inedito gioco.

Il regista e sceneggiatore Greg Jardin, qui al suo esordio in campo cinematografico, ne viene dal mondo dei videoclip musicali e le influenze sono ben chiare: ritmo, velocità e stile non gli mancano di certo, ma se la regia funziona a impatto estetico lo stesso non si può dire della narrazione, che corre anche troppo senza concedere almeno un attimo per pensare. Una scelta che penalizza anche la potenziale empatia verso i personaggi, che diventano così prototipiche macchiette da sfruttare come ideale carne / menti da macello, manco si fosse nel più canonico degli slasher.

Conclusioni finali

Otto amici del college si ritrovano per una rimpatriata a precedere le nozze di uno di loro, che alla festa ha invitato anche un altro compagno, autore di una rivoluzionaria invenzione. Ha portato con sé un dispositivo capace di switchare le coscienze delle persone e i festanti si ritroveranno alle prese con un gioco sempre più pericoloso. Essere o non essere, questo è il dilemma: ed è un problema assai più complicato se non sai in che corpo ti trovi e chi invece si trova nel tuo.

L’intrigante incipit di It’s What’s Inside, disponibile nel catalogo Netflix, si esaurisce in fretta, non appena compresa la girandole di sorprese e colpi di scena che la sceneggiatura apparecchia alla rinfusa, a volte trovando soluzioni efficaci altrove gratuite. La narrazione veloce va di pari passo con una regia al fulmicotone, pop e colorata, moderna e variegata a più non posso, tra pro e contro.

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