Intervista a Pino Insegno: “Le polemiche sono sterili, faccio televisione dal 1982”

pino insegno, intervista Rai

Pino Insegno in questi giorni è impegnato alla conduzione di Reazione a Catena ma non poteva mancare alla presentazione dei palinsesti Rai della stagione 2024/2025. Noi di Superguidatv eravamo presenti e abbiamo chiesto al conduttore quali saranno anche i suoi prossimi impegni lavorativi.

Intervista a Pino Insegno ai Palinsesti Rai 2024-2025

Dopo Il Mercante in Fiera, la Rai ha deciso di assegnare Reazione a Catena a Pino Insegno che ha preso il posto di Marco Liorni. In tanti attendevano i dati auditel per comprendere se il quiz mantenesse il pubblico o perdesse ascolti. Il conduttore ha voluto rispondere alle polemiche e ha raccontato anche cosa ha provato a ricevere delle critiche.

Le polemiche sono sterili perché poi va tutto molto bene, benissimo. Vengo da una storia: debutto nell’82 in Rai il sabato sera con l’Allegra Brigata e nell’85 con la Premiata Ditta a Pronto chi gioca. Da lì si sono inanellate quasi 3 mila puntate in televisione, sempre con grande successo. Ci sono dei piccoli momenti in cui puoi calare, allora la critico la accetto perché il programma è brutto, lo hai condotto male, è scritto male. Però grazie a quello che hai fatto, hai dimostrato che negli che sai fare qualcosa di meglio. Poi arriva quel qualcosa di meglio e lo dimostri. Come col doppiaggio se sbagli a doppiare un film non è che sono diventato un cane è che ho sbagliato a doppiare un film e magari uno dice non era la voce giusta, sei stato diretto male e consigliato male.

Ci sta come discorso ma rimettere in discussione una carriera dopo 42 anni mi sembra un po’ così, come se avessi fatto qualcosa di brutto e non l’ho fatto. Lo rifarei, il mio mestiere è quello che parla per me, poi alcuni giornali possono capire tutto questo, altri un po’ meno. L’importante è essere oggettivi e non fare contro-informazione, leggere cose non vere ti dispiace. Ci sta, ormai il periodo è questo.

Hai ricevuto critiche anche sui social?

Io i social li ho tolti ma da prima e per un motivo semplice. Chi vuole bene alle persone ti vuole bene, chi ti vorrebbe mandare a quel paese perché sei della Lazio, lo fa se ti incontra. Adesso hanno la possibilità di mandarti a quel paese solo scrivendo. Fai diventare protagonista una persona, la fai affacciare nella tua vita in maniera ingiusta. Se i social servono magari possono essere utili per un pittore, un fotografo che allarga il suo pubblico e si fa conoscere. Leggere soltanto: “sono a Palermo” e gli utenti commentano: “Quando vieni in Valle d’Aosta?”, poi mettono un cuoricino. Altri scrivono: “Vai a ca**re”, altri “forza Lazio”, “ti voglio bene”. Ma anche no. C’era un signore, non mi riferisco a lui ovviamente come similitudine, ma mi faceva ridere il fatto che c’era qualcuno molto più importante di noi che aveva solo 12 follower. E uno ha abbandonato il gruppo. Questa volta ha avvicinato tutto il mondo ma ha allontanato le persone più vicine.

È pericolo per i bambini. Una volta se dicevi ad una persona che non era magro abbastanza glielo dicevi in classe tua e rimaneva là, adesso purtroppo non è così facilmente gestibile per un bambino e un ragazzo. Il rischio è dietro l’altro. Io credo che Zuckerberg non faccia utilizzare Fb ai suoi figli. Se poi hai la coscienza di poterlo gestire bene, puoi vedere anche quegli estremi ma togli la possibilità ad un ragazzo di poter sognare, immaginando una ragazza vestita un po’ così, o un uomo. Perché togliere quella fantasia e raccontare una realtà cruda che non è così.

Arriverai in prima serata con un nuovo format, ci puoi anticipare qualcosa?

Ci è venuta un’idea molto bella a me, Luca Ward e Francesco Pannofino e l’idea è quella di fare ‘Il Buono, il Brutto e il Cattivo’ giocando sul cinema. Non è un game, non è un talent, è un varietà con ospiti nazionali e internazionali, un’orchestra, un corpo di ballo. Si tratta di una sfida goliardica di cinema dove ognuno di noi sceglierà un film e sarà vivisezionato e ognuno tenterà di giocarsela al meglio per far vincere il proprio film. Andrà in onda da gennaio.

Cosa pensi degli ascolti di Reazione a Catena?

Mi sono emozionato come un bambino quando ho visto i primi ascolti. Io già l’ho fatto, per quattro, cinque stagioni e arrivavano al 30% e quella gioia l’avevo già avuta. Perderla strada facendo e avendo avuto questi mesi di sofferenza ingiustificata, secondo me. Ripeto critiche accettabilissime, era brutto va bene ma abbiamo tentato di fare qualcosa per una rete che soffriva a quell’orario con un programma che era un successo antico. Lì si può criticare assolutamente, ma se poi tutto questo mi ha portato a fare Reazione a Catena invece di… allora sono più contento. Mi sono commosso quando visto il primo giorno di ascolti perché è come quando vai a fare l’esame di maturità e dici ho studiato, ho preso 10 tutto l’anno a parte un 4, perché mi devono bocciare.

Non è che la gente ti ama, ti odia, perché sei della Lazio. L’importante è che tu non sputi su altre bandiere e io non ho mai sputato. La mia vittoria non è mai la sconfitta di un altro, a meno che in un derby ci sta, diciamocelo (ride, ndr). L’importante è essere onesti intellettualmente e un laziale che non dica che Totti è un grande campione non è onesto. Su immobile? Mi dispiace, non è rispettoso.

Reazione a Catena si registra a Napoli. Cosa dice la tua famiglia?

Lavoro come un pazzo lì e qui mi riposo. Venerdì sera torno, ieri sono andato a mare dai bambini e sono partito per stare qui. Quello piccolo di 5 anni non si perde una puntata, non è una scusa per vedere papà. Gli porto anche le riviste di reazione a catena come se fosse un gioco, quelli piccoli mi seguono mentre quelli più grandi mi snobbano. Si diverte a vedere papà, è un format bellissimo e come per un attore recitare Shakespeare, è scritto bene. Poi sei tu che devi improvvisare, c’è Tonino Quinti che è un grande, io ci metto il mio. Sono doppiatore quando serve, sono comico quando serve, sono comico quando serve, ca**aro quando serve. E tutto questo è una bella bomba.

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