Molti di voi lo ricorderanno con il nome di Luca Napolitano, terzo classificato ad Amici 2009. A distanza di undici anni il cantautore napoletano ha deciso di cambiar nome, ma non pelle. NAPO è il nome d’arte con cui ha pubblicato “Supereroe“, singolo da più di 2 milioni di view su YouTube. Una rivincita per l’ex “amico” di Maria De Filippi che, in vista dell’estate, torna in radio con “Movida” prodotto dall’etichetta DA 10 Production e distribuito da Believe Digital. Un inno all’estate, alla libertà e al piacere delle piccole cose come racconta lo stesso cantante: “il profumo del sale sulla pelle, i piedi nella sabbia il sapore dell’estate che tanto ho desiderato e la nostalgia di ritornare alla normalità come fosse straordinaria, la sete di vita, la naturalezza delle piccole cose oggi diventa Movida“.
Una canzone scritta poco dopo la pandemia da Coronavirus per raccontare il “ritorno alla normalità“. Una Movida che contrasta con l’idea classica del termine. Un ritorno alla musica per Luca Napolitano che, dopo un periodo di smarrimento “ho pensato di mollare, ma dinanzi ad un bivio ho deciso di continuare”, ha ritrovato ancora una volta nella musica il suo porto sicuro. Via libera ai sogni allora per NAPO che non nasconde: “sogno Sanremo“. Ecco cosa ci ha raccontato il cantautore in esclusiva ai microfoni di SuperGuida Tv in concomitanza con l’uscita della sua hit estiva “Movida“.
Intervista esclusiva a NAPO, Luca Napolitano
Benvenuto su SuperGuidaTV Luca! Partiamo subito dal presente e dalla nuova musica: “Movida” è il titolo del nuovo singolo. Raccontaci come è nato?
Movida nasce dall’esigenza di un ritorno alla normalità, l’ho scritta circa un mese fa subito dopo la pandemia. Il concetto è che la normalità diventa movida; mi piace chiamarlo così perchè qualche mese fa l’idea di incontrarci con degli amici, di poter chiacchierare, di poter anche passare una giornata al mare sembrava una cosa assurda, impossibile e il fatto di poterla realizzare fa si che anche una passeggiata, un ritrovo per giocare a carte sembra un qualcosa di élite. Tutto ciò mi è sembrata “movida”, che è l’idea contrapposta a quella che generalmente viene associata a qualcosa di glamour.
Oggi ti presenti alla musica con il nome di Napo. Cosa si nasconde dietro questa scelta?
In pandemia ho deciso di chiamarmi Napo, di cambiare nome d’arte senza snaturarmi, essendo fondamentalmente me stesso, ma facendo arrivare un parte più semplice di me, più veritiera. Napo è l’abbreviazione del mio cognome, è uno zoom sulla mia persona. Con Napo ti avvicini e mi vedi meglio da vicino, ma resto sempre io solo che mi rapporto al mio pubblico e a chi non mi conosce come se fossero degli amici, familiari e parenti. Mi piaceva l’idea di dover essere così come sono.
Movida è il tuo primo brano post pandemia. Come vivi questo ritorno alla musica?
Sono per il carpe diem, lo ero già prima e adesso ancora di più. La vivo come tutti, come una possibilità che ci viene data oggi di poter godere di più di quello che si ha. A volte ci arrabbiamo per cose futili. Credo che questo momento storico ci stia facendo riflettere tanto, ci siamo permessi negli anni di fare cose che forse oggi non rifaremmo più.
Parlando di pandemia, impossibile non chiederti come hai vissuto la quarantena?
Ho vissuto la quarantena qualche settimana prima vivendo a Milano. Quando sentivo la mia famiglia che vive in provincia di Napoli quasi non credevano che fosse così la situazione al Nord. Poi i telegiornali hanno iniziato a parlare del Covid e delle misure cautelative del lockdown e allora hanno cominciato a capire la gravità della cosa. La quarantena l’ho vissuta come tutte le persone normali: ho guardato Netflix, ho ascoltato Spotify e ho scritto nuove canzoni.
Quindi è stato un momento creativo per te. Molti artisti hanno raccontato di avere un blocco…
La creatività viene o dall’up o dal down. Purtroppo rischi di scrivere la paura che hai dentro, anche se forse non è giusto raccontarla. Viceversa potresti esasperare completamente la paura esorcizzandola e cercando in maniera contrapposta di scrivere una canzone molto superficiale rischiando di passare per pazzo. Ho cercato di capire quando poter adoperare la creatività e quando metterla da parte visto che siamo degli esseri umani e tutti abbiamo degli alti e dei bassi.
Parliamo di “Supereroe” con cui hai superato i 2 milioni di view su You Tube. E’ una rivincita per te?
Per me è una grossa rivincita, ma sopratutto è un motivo di orgoglio. In un momento così delicato con la mia etichetta, che considero il mio team e la mia famiglia, abbiamo voluto ringraziare le persone che si stavano adoperando e che hanno speso, in alcuni casi, anche la loro vita. Era doveroso ringraziarli parlando tutte le categorie e tutte quelle persone che si sono fatte in quattro per noi. Supereroe è stato motivo di gioia, il brano è arrivato alle persone e ho avuto tanti consensi sui social da parte di medici e dottori che mi hanno scritto dicendo ‘grazie perchè ascoltando la tua canzone prima di andare a lavoro mi dà quella carica per affrontare la giornata nel miglior modo possibile'”.
Luca Napolitano: da Amici al sogno di Sanremo
Capitolo Amici: sono trascorsi 11 anni. Come ricordi quell’esperienza?
Io sono ancora nostalgico, Amici mi ha dato veramente una grande opportunità: quella di poter venir fuori e farmi conoscere al grande pubblico. Poi mi ha portato nelle case degli italiani come un cantautore firmando il mio primo contatto discografico con la Warner Music. Devo tantissimo a loro se non tutto, visto che venivo dai villaggi turistici: Amici è stata una forte palestra che mi ha fatto imparare tantissime cose e mi ha messo anche in mano nozioni e strumenti di questo mondo.
Hai un ricordo particolare legato ad Amici?
Grazia Di Michele è colei che mi ha scelto ad Amici sin dai provini, si è innamorata della mia musica. Il ricordo più bello che ho è sicuramente quando Zerbi mi disse che il mio inedito sarebbe entrato nella compilation “Scialla”: il mio ingresso discografico ufficiale in un disco. Quella roba lì mi emozionò come un bambino.
Ad Amici ti sei classificato al terzo posto dietro Valerio Scanu e Alessandra Amoroso. Sei ancora in contatto con loro?
Con Valerio Scanu di più, ci scambiamo gli auguri. Con Alessandra Amoroso ci siamo visti ultimamente. Sicuramente abbiamo fatto insieme un percorso importante: ci siamo divertiti, abbiamo pianto e riso insieme, è stato un momento magico e credo che ognuno di noi lo custodirà nel migliore dei modi.
Su Maria De Filippi hai detto: “donna e professionista ammirevole, artefice della realizzazione del mio sogno musicale”. Lo pensi ancora e che in rapporti sei rimasto?
Dopo Amici con Maria De Filippi ci siamo visti in determinate occasioni, per alcuni eventi e ci siamo sentiti attraverso amici in comune. Non c’è stato modo di intraprendere un’amicizia, ma nonostante ciò sono legato tantissimo a lei. Maria mi ha dato questa opportunità, certo ci sono gli insegnanti, le case discografiche, ma il programma si chiama Amici di Maria. Anche se io non ero amico di Maria (ride ndr), mi sono ritrovato in maniera esponenziale ad essere un ventenne nelle case degli italiani a cantare la mia musica sentendomi libero di esprimermi al meglio.
Parlando di Amici pensi che la partecipazione ad un talent show sia un passaggio obbligato per fare musica?
Guarda la musica indie insegna proprio questo: negli ultimi anni in tantissimi vengono dal web, pensa a Benji e Fede. Poi c’è chi viene da Instagram, Tik Tok, YouTube. Fondamentalmente se hai la tua arte la puoi esprimere in qualsiasi canale che sia Canale 5 o Rai1. Credo che ci sia un momento di fioritura, quando è il momento di sbocciare forse dovresti essere fortunato a farlo nel posto giusto al momento giusto, ma credo più nel momento di semina che di raccolta.
Anche la fortuna gioca sempre un ruolo importante nella musica..
Una buona dose di fortuna non deve mancare, ma la vera fortuna è quella di conoscersi al meglio perché poi spesso capita di sentirci preparati e di non esserlo. La musica si fa per noi stessi, ma deve arrivare al cuore e agli animi della gente. Ci sono canzoni arrivate dopo come Caruso di Lucio Dalla, che è stata compresa dopo diversi anni. Fondamentalmente uno non deve nemmeno arrendersi davanti al primo ostacolo, ma essere testardi e crederci fino in fondo finché poi arriva un punto in cui deciderai se mollare o andare avanti. Non è stato il mio caso, anche se ho avuto modo di poterlo pensare. Ho passato un periodo delicato della mia vita, ho pensato di mollare, ma dinanzi ad un bivio ho deciso di continuare e combattere ancora con questa mia grande passione.
Tra le varie esperienze nel 2017 hai calcato il palco di casa Sanremo. Come la ricordi?
Sono sempre stato fan del Festival di Sanremo e della città. Essere lì è stata un’esperienza molto importante, anche se è come guardare una partita alla tv e non allo stadio. Mi è servito a capire l’aria che si respira: c’è odore di musica ovunque, per me è stato folle e bellissimo poterlo respirare. E’ la settimana della musica italiana.
Immagino che sia tra i tuoi desideri poter calcare un giorno il palcoscenico del Teatro Ariston di Sanremo?
Senza fronzoli: si! Mi piacerebbe tantissimo e faccio gli scongiuri dovuti da buon terrone (ride ndr)!
Dopo Movida, quali sono i progetti per il futuro?
Seguiranno diversi singoli e poi dovrei uscire con un EP o un album. Adesso ancora non siamo ancora certi né sulla quantità dei brani né sulla data, ma sicuramente uscirà un disco fisico.
Possibile che tu possa presentare un brano a Sanremo 2020?
Ci penso ogni anno! Io penso che siano i pezzi a portarti a Sanremo, se devi fare un passaggio così importante devi andarci nel migliore dei modi e con il miglior pezzo che hai. Se hai la canzone giusta qualsiasi cosa accada rimane quella cosa lì, il pezzo fa tutto. Quando c’è la canzone rimane per sempre e rimane prima per sempre. L’importante è non andare lì in maniera trasparente. Questo è il mio sogno: farlo, ma farlo in maniera super tangibile!