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Intervista esclusiva all’autrice Natasha Galano: “Dopo l’incubo vissuto da mia nipote, è cambiato il mio approccio nei confronti del web”

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Oggigiorno il web costituisce una pericolosa insidia per i minorenni. Non tutti conoscono per esempio il significato del termine “grooming” con cui si definisce l’adescamento sessuale di minori attraverso i social. Natasha Galano ha da poco pubblicato il libro “Hai comprato il perizoma o sei con il pigiamino?” (Caro Diario) in cui ha raccontato la triste e sconvolgente vicenda che ha visto vittima sua nipote. In questa intervista, rilasciata in esclusiva per SuperGuida TV, Natasha ci ha raccontato come si sono svolti i fatti rivelandoci che fu proprio suo fratello a intuire qualcosa di sospetto.

A quel punto, Natasha decide di intervenire parlando con sua nipote e sostituendosi a lei nelle chat. Dopo una denuncia alle forze dell’ordine decide di coinvolgere la trasmissione de “Le Iene” in cui si trova faccia a faccia con il mostro: “Ho teso un tranello facendogli credere che sarei voluta scappare di casa. Ho coinvolto poi la trasmissione de “Le Iene” chiedendo loro di potermi aiutare. Siccome la polizia non aveva fatto nulla volevo che lo filmassero con le telecamere in modo che le persone potessero guardarlo in faccia. Siamo andati all’appuntamento assieme a Veronica Ruggeri. Lui ha provato a difendersi dicendo che aveva capito che mia nipote aveva dei problemi e che voleva aiutarla. A quel punto sono sbottata. Lui ha ammesso di avere delle problematiche e di volersi far aiutare”, ha dichiarato.

Un uomo che oltre a macchiarsi del reato di pedofilia aveva commesso un altro grave errore, rubando l’identità di un ragazzo scomparso due anni prima per malattia: “Ho dedicato il mio libro anche a questo ragazzo. Ho avuto modo di parlare con suo papà ed è uomo distrutto. L’ha rattristato molto sapere che un pedofilo aveva usato l’immagine di suo figlio”, ha confidato Natasha ai nostri microfoni. Tra pochi giorni le indagini dovrebbero concludersi anche se Natasha si dichiara poco fiduciosa nella giustizia così come suo fratello.

Intanto, sua nipote sta cercando di lasciarsi alle spalle questa brutta vicenda tanto che Natasha sottolinea come l’argomento sia diventato ormai un tabù. Anche il suo approccio nei confronti del web è cambiato: “Dopo l’episodio accaduto a mia nipote, oggi sono molto più attenta e controllo il cellulare di mio figlio ogni sera. Mi sono trasformata in un segugio”. In questo libro, Natasha ha voluto sottolineare l’importanza di una stretta vigilanza da parte dei genitori sui propri figli, sempre più fragili ed esposti ai pericoli.

Intervista esclusiva all’autrice Natasha Galano

Natasha, com’è nata l’idea di scrivere questo libro?

Mi è stato proposto. All’inizio ero un po’ titubante ma poi mi sono decisa perché è un invito per tutti i genitori a controllare e vigilare i propri figli denunciando qualsiasi forma di abuso o di violenza anche solo verbale. Tante persone hanno criticato il fatto che mia nipote a 13 anni fosse presente sui social ma non bisogna banalizzare. Sono dell’idea che i social non vadano tolti ma spiegati. Oggi i giovani hanno paura a parlare e invece è importante che si confidino con un adulto affinché questo possa poi prendere in mano la situazione. 

Cosa ne pensa di un’ora di educazione civica digitale per alfabetizzare i giovani ai pericoli del web? E’ d’accordo?

Sono d’accordo con questa proposta. In questo momento drammatico i social per i giovani rappresentano anche uno svago ma è importante mantenere alta l’attenzione. 

Com’è iniziato l’incubo per sua nipote? In che momento suo fratello si è accorto che la figlia nascondeva qualcosa?

Mia nipote è molto timida e con mio fratello ha un bellissimo rapporto che si è consolidato ancora di più dopo la perdita della madre. Da un po’ di giorni però il suo umore era cambiato. Era diventata nervosa e aveva perso l’appetito. Mio fratello ha subito intuito che ci fosse qualcosa di strano. Una sera ha controllato il suo cellulare e ha scoperto l’esistenza di una chat dai contenuti molto spinti. Ha subito capito che il mittente non poteva essere un suo coetaneo. 

Ha subito sentito l’esigenza di dover intervenire?

Mio fratello mi ha subito contattata. Per amore dei miei figli e di mia nipote non ci ho pensato due volte e sono intervenuta. Tutti possono incappare in un mostro. Io e mio fratello abbiamo parlato con mia nipote e le abbiamo spiegato che non doveva vergognarsi né sentirsi in colpa. Le abbiamo tolto l’account Instagram e io mi sono sostituita a lei chattando con il mostro. Lui mi ha detto che era un carabiniere. Sono andata subito a sporgere denuncia inviando loro i screenshot delle conversazioni. Pensavo che dopo questo intervento potesse accadere qualcosa nell’immediato. Ho continuato invece a mandare giù rospi e a scrivermi con lui. Volevo smascherarlo.

Sua nipote aveva avvertito il pericolo o ne era inconsapevole?

Mia nipote aveva avvertito il pericolo tanto che all’inizio dopo aver ricevuto quei messaggi aveva deciso di non rispondergli per giorni. Lui però tornava comunque all’attacco. 

Dopo mesi di messaggi sessualmente espliciti, video porno e richieste più spinte, lei decide di tendergli un tranello e coinvolge il programma televisivo “Le Iene”. Cosa è successo quando se l’è trovato davanti? Lui ha cercato di difendersi?

Ho teso un tranello facendogli credere che sarei voluta scappare di casa. Ho coinvolto poi la trasmissione de “Le Iene” chiedendo loro di potermi aiutare. Siccome la polizia non aveva fatto nulla volevo che lo filmassero con le telecamere in modo che le persone potessero guardarlo in faccia. Siamo andati all’appuntamento assieme a Veronica Ruggeri. Lui ha provato a difendersi dicendo che aveva capito che mia nipote aveva dei problemi e che voleva aiutarla. A quel punto sono sbottata. Lui ha ammesso di avere delle problematiche e di volersi far aiutare. 

Lei ha anche scoperto che in realtà quest’uomo si era costruito una falsa identità.

Lui aveva il profilo privato, mia nipote pubblico. Nel momento in cui lei aveva inoltrato la richiesta di amicizia lui non aveva accettato adducendo un problema e le aveva inviato una sua foto. Assieme a mio fratello abbiamo fatto una ricerca su Internet scoprendo che quella foto corrispondeva all’immagine di un ragazzo che purtroppo era venuto a mancare due anni fa per una malattia. Ho dedicato il mio libro anche a questo ragazzo. Ho avuto modo di parlare con suo papà ed è uomo distrutto. L’ha rattristato molto sapere che un pedofilo aveva usato l’immagine di suo figlio. 

Dopo la messa in onda del servizio sono partite le indagini. Oggi a che punto siamo? Lei ha fiducia nella giustizia?

Le indagini dovrebbero concludersi tra pochi giorni essendo ormai trascorsi sei mesi. Mio fratello ha perso la fiducia nelle istituzioni e anche io non ci credo molto anche se nutro ancora un barlume di speranza. Non vedo l’ora che inizi il processo augurandomi che si concluda in fretta. 

Nelle vittime si instilla un senso di colpevolezza. Anche per sua nipote è stato così? Ha avuto bisogno di un supporto psicologico?

In mia nipote è scattato prima il senso di vergogna, poi rabbia e poi nuovamente vergogna. Adesso ci siamo ripromesse di non parlarne più. Sa che è uscito il libro ma non mi chiede nulla. Lo leggerà quando sarà adulta. A scuola sono stati bravissimi perché non hanno fatto trapelare nulla di quello che era successo. Siamo riusciti a mantenere la privacy. 

Dopo questa vicenda, è cambiato il suo approccio al mondo del web?

Anche noi adulti oggi siamo dipendenti dai social. Dopo l’episodio accaduto a mia nipote, oggi sono molto più attenta e controllo il cellulare di mio figlio ogni sera. Mi sono trasformata in un segugio. 

 

 

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