ADV

Intervista esclusiva ad Alessio Vassallo: Tutti i ruoli che interpreto sono ‘in bilico’

ADV

Nella serie tv “Il giovane Montalbano” ha intrigato i telespettatori calandosi nei panni del ‘fimminaro’ galantuomo Mimì.

Nella fiction “Sorelle” ha conquistato il cuore delle telespettatrici impersonando il timido ed impacciato Daniele, collega di lavoro della protagonista Chiara (Anna Valle).

Alessio Vassallo, attore poliedrico con la Sicilia negli occhi e nella voce, sta imponendosi nel panorama cinematografico e televisivo come uno dei più promettenti attori italiani.

Potrei già elencarvi le serie tv ed i film in cui Alessio ha recitato, ma non voglio anticiparvi nulla della intervista rilasciata da Alessio Vassallo a SuperGuidaTv.

L’intervista ad Alessio Vassallo

Ciao, Alessio! Documentandomi on-line su di te, ho scoperto che nel 2007 ti sei diplomato presso la prestigiosa Accademia Nazionale d’Arte Drammatica ‘Silvio D’Amico. Quale episodio della tua vita ti ha indirizzato verso il mondo della recitazione?

A 17 anni sono stato operato di appendicite a Palermo. Nel letto d’ospedale accanto al mio era ricoverato – per lo stesso motivo – un insegnante di teatro palermitano. Ci mettemmo a parlare e lui mi chiese di andare nella sua scuola per fare qualche lezione. Al liceo ero molto timido, ma decisi ugualmente di seguire questo corso. Mi si aprì un mondo: capii che avevo trovato il mio canale di espressione. Una volta preso il diploma liceale scappai a Roma con una valigia carica di sogni e aspettative. Molti di questi sogni si sono realizzati.

Cosa ti ha spinto a scegliere di vivere tra palchi di teatro e set cinematografici e/o televisivi?

I primi anni alla Silvio D’Amico studiavo e basta. Erano gli anni più felici. E non me ne rendevo conto. Al lavoro non ci pensavo neanche! Studiavo e recitavo tutto il giorno solo per l’amore di esprimere ciò che avevo dentro.

Il 2008, per te, è stato l’anno del ‘doppio esordio’: sei entrato nel cast della fiction Agrodolce ed hai recitato al fianco di Beppe Fiorello nel film La vita rubata. Quanto ed in che modo ti hanno cambiato queste due prime esperienze?

Due esperienze diverse ma che ricordo con grande nostalgia.

Agrodolce mi ha dato una stabilità economica ed è stata una grande palestra. In più, mi ha regalato una visibilità incredibile! Ricordo il rapporto continuo e giornaliero con le persone che per strada mi vedevano come uno di famiglia.

La vita rubata, invece, è stato l’inizio di un percorso che dura ancora oggi con lo spettacolo “Dieci storie proprio così”, di Giulia Minoli… Un percorso di conoscenza e di responsabilità per dar voce alla Sicilia coraggiosa, pulita e per bene.

Nella fiction “Squadra Antimafia – Palermo oggi 2”, invece, ti sei calato nei panni di Manuele Consoli, un personaggio sempre in bilico tra i due fuochi della giustizia e della malavita siciliana. Da 1 a 10, quanto è stato difficile interpretare una sorta di ‘Giano bifronte’? Interpretare un ruolo ambiguo e controverso è il sogno di ogni attore? Oppure in ogni personaggio si celano aspetti tragici e comici (come la maschera simbolo del teatro)?

TUTTI I RUOLI CHE INTERPRETO DEVONO ESSERE IN BILICO. E SE QUESTA LINEA SOTTILE APPARENTEMENTE NON C’È, SONO IO STESSO A CERCARLA.

Ogni personaggio, come ogni uomo o donna, è perennemente in bilico, nella sua vita, nelle sue scelte, nel suo comportamento. È proprio questo non star mai “comodi” che contribuisce al rendimento della tua interpretazione.

Il Giovane Montalbano: La consacrazione di Alessio Vassallo

La serie tv che ti ha letteralmente consacrato sul piccolo schermo è stata “Il giovane Montalbano”. In essa, hai interpretato il braccio destro del Commissario, ossia un Mimì Augello giovane ma già ‘sciupafemmine’ ed a caccia di gonnelle. Cos’hai amato (e/o odiato) maggiormente del tuo personaggio?

Mimì è stato uno di quei personaggi magici che capitano pochissime volte durante un percorso attoriale. Una fortuna. Per me è stato ed è un privilegio poter dar voce alla scrittura di uno dei più grandi autori contemporanei – e non solo – come Andrea Camilleri. Ho avuto la fortuna di poter entrare con il massimo rispetto nel suo mondo.

Di Mimì Augello ho amato e odiato nello stesso tempo la sua ingenuità.

Immagina di ricevere una telefonata durante le riprese della terza stagione de “Il giovane Montalbano” (perché ci sarà una terza stagione… vero?!?). È Andrea Camilleri in persona che ti chiede di apportare delle modifiche al tuo Mimì Augello. Cosa aggiungeresti o cambieresti?

A questa tua domanda rispondo solo che Camilleri potrebbe chiedermi qualunque cosa!

Last but not least, il 13 aprile 2017 è andata in onda l’ultima puntata della fiction Rai “Sorelle”, girata da Cinzia Th. Torrini ed ambientata a Matera. Non ti nascondo di essermi affezionata al tuo buffo ma adorabile Daniele al punto da inveire (letteralmente!) contro il televisore ad ogni scelta sentimentale infelice di Chiara (Anna Valle)! Scherzi a parte, parlaci un po’ di questa fiction dai toni noir che ha stregato i telespettatori fin dalla prima puntata.

“Sorelle” è stato un altro viaggio particolare inaspettato. Sinceramente non avrei mai pensato un successo di pubblico così grande. Anche se avevamo una garanzia come Cinzia Th. Torrini ed un cast d’eccezione.

Daniele è stato amatissimo perché vero. È un personaggio fragile in constante evoluzione. Ed ha lottato per ben sei puntate per conquistare ciò che amava di più: Chiara. Questa sua sincerità è stata premiata dal pubblico. E son felice di aver reso una linea interpretativa efficace.

Poi, ripeto, questa fiction è stata un prodotto perfetto animato da grandissimi professionisti, dalla nostra regista a Loretta Goggi. Unica!

Bisogna saper perdere / non sempre si può vincere. Diciamocelo: la vita amorosa di Daniele nella fiction “Sorelle” è racchiusa in questo verso dell’omonima canzone dei The Rokes (cantata anche da Caterina Caselli e Lucio Dalla). Canzone, peraltro, che il tuo personaggio canticchia nel bel mezzo di una puntata di “Sorelle”. Ma Alessio Vassallo, in questo momento della sua vita, vince o perde?

Sai che non lo so? Diciamo che sto giocando parecchio… spero in una vittoria! Ma non lascio mai nulla al caso: le mie non sono mai puntate, ma una semina ed un coltivare costante.

NELLA VITA, BISOGNA ANCHE SAPER ACCETTARE LE SCONFITTE PER POTER RIPARTIRE CON PIÙ ENTUSIASMO.

Difficile a farsi. Più facile a dirsi.

Forse non tutti sanno che Alessio Vassallo nasce come attore teatrale. Fino al 7 maggio 2017, peraltro, Alessio è stato di scena (correggimi se sbaglio) al Teatro ‘Argentina’ di Roma nello spettacolo “Il viaggio di Enea”, di Olivier Kemeid. Una storia fedele all’Eneide di Virgilio ma ispirata alle vicende personali della famiglia dell’autore. Qual è stato il tuo ruolo in questa storia di migrazione?

Interpreto Acate, il migliore amico di Enea (Fausto Russo Alesi, un grandissimo attore con il quale ho avuto la fortuna di condividere il palcoscenico). La nostra è una storia di uomini che son costretti a scappare dalla proprie case e dalle proprie città perché c’è una guerra in atto.

L’autore (Olivier Kemeid) ribalta il punto di vista della narrazione: sono i ‘bianchi’ (da noi interpretati) a fuggire per approdare in una terra di neri.

A VOLTE BASTA SOLTANTO INVERTIRE IL PUNTO DI VISTA PER RENDERCI CONTO CHE SIAMO TUTTI UGUALI.

In fondo, queste tragedie – che avvertiamo spesso molto lontane dal nostro quotidiano – sono vicine a noi più di quanto crediamo…

Ti senti un po’ Enea anche tu?

No. Sarei troppo presuntuoso se ti dicessi che mi sento come un personaggio mitologico di questa portata.

Ma ognuno di noi, nel nostro piccolo, è sempre in fuga, alla continua ricerca di qualcosa che possa appagare i propri bisogni.

Dovremmo fermare la barca e goderci ciò che abbiamo accanto, senza ripartire subito e per forza.

Nella tua carriera, anche se in chiave un po’ più scanzonata e goliardica, il tema della migrazione ritorna anche nel film “Taranta on the Road”, al cinema questa primavera. Puoi descriverci la trama di questa commedia, i luoghi in cui è stata girata ed il ruolo da te interpretato? Qual è il messaggio che Salvatore Allocca, regista di questo film, intende trasmettere al pubblico?

“Taranta on the road” racconta la storia di due ragazzi tunisini che approdano sulle nostre coste e, per non essere catturati dalla polizia, si rifugiano nel furgoncino di tre musicisti un po’ insoddisfatti (io interpreto uno di loro). Una volta messo in moto il furgoncino e scoperti i due clandestini a bordo, tuttavia, i tre musicisti decidono ugualmente di proseguire il viaggio.

Assistiamo, quindi, all’incontro tra due culture apparentemente diverse tra loro ma in fondo molto simili. I due clandestini hanno sicuramente desideri più concreti dei nostri: trovare una terra ed una dignità che per troppo tempo son state loro sottratte.

Abbandonare la propria terra natia, fuggire da guerra, povertà e fame e sperare in una vita migliore: parliamo di drammi quotidiani per le popolazioni tunisine, irachene e siriane. Tali vicissitudini, tuttavia, non sono nuove nemmeno ai nostri nonni ed a chiunque sia cresciuto nel periodo storico a cavallo tra i due conflitti mondiali. Secondo te, queste due migrazioni sono facce della stessa medaglia che le persone non vogliono (o non riescono a) vedere?

Il problema dei migranti è sempre esistito. Noi stessi siamo un popolo di migranti. Io, nel mio piccolo, mi sento un migrante. Solo che oggi siamo circondati da un’informazione e da una politica spesso troppo populistiche. Il populismo è paragonabile ad un veleno, alla distruzione che la globalizzazione ha portato. Il populismo è facile. Spero soltanto che la politica possa alleviare queste vite che provano a crearsi un futuro in un Paese di pace come il nostro. Una vita in mare va sempre e solo salvata. (Tutto ciò che è uscito sulle O.N.G. l’ho trovato fastidioso).

Sempre più spesso si tende ad identificare gli emigrati (ed, in generale, gli stranieri) con gli esponenti del terrorismo islamico. Credi che sia più facile, per molta gente, tenere a debita distanza chi reputa essere ‘diverso’?

Il ‘diverso’ fa paura soltanto perché non si vuole comprendere un concetto basilare:

PERCHÉ I DIVERSI SONO SEMPRE E SOLO GLI ALTRI?

Forse dovremmo iniziare a pensare che i diversi siamo noi…

* * *

Con la speranza di rivederlo sul set della terza stagione de “Il giovane Montalbano” e della seconda di “Sorelle”, ringraziamo Alessio Vassallo per la gentilezza e la disponibilità mostrataci e gli auguriamo il meglio per la sua carriera!

ADV