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“Odio l’estate”, intervista esclusiva ad Aldo, Giovanni e Giacomo: “Durante le riprese del film abbiamo sofferto molto il caldo”

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Sono tornati in una commedia agrodolce che fa sorridere e commuovere. Tra annunci di un possibile scioglimento e alcuni progetti non del tutto riusciti sembrava che Aldo Giovanni e Giacomo avessero perso il loro smalto. E invece sono riusciti a riaccendere l’interesse nei loro confronti con il nuovo film “Odio l’estate“. Al centro della narrazione tre famiglie costrette per un equivoco a convivere nella stessa casa per tutte le vacanze estive e a confrontarsi con i problemi quotidiani in un susseguirsi di battute e sequenze comiche. In questa intervista, rilasciata in esclusiva a SuperGuida TV, il trio comico formato da Aldo Giovanni e Giacomo ci ha rivelato qualche curiosità legata al periodo di riprese raccontandoci in particolare le difficoltà incontrare a causa del caldo torrido. Non poteva poi mancare una domanda ad Aldo sul film “Tolo Tolo” di Checco Zalone che sembra ricalcare alcune delle tematiche affrontate nel suo film “Scappo a casa“. Cosa ci avrà risposto?

Intervista ad Aldo, Giovanni e Giacomo

1) Aldo, Giovanni e Giacomo i tre protagonisti del film rappresentano tre fasce sociali italiane di oggi. Come li collochereste politicamente?

Giacomo: Siamo apolitici e nei nostri film ma anche negli sketch che abbiamo portato a teatro non abbiamo mai tirato in ballo la politica. In questo film volevamo raccontare delle tipologie umane più che le loro scelte politiche. Che poi comunque qualunque sia la scelta è pur sempre un puttanaio. Ci è venuto facile interpretare il medio borghese, il proletario sull’orlo del fallimento e il nullafacente. Come al solito, ci siamo divertiti a tratteggiare i caratteri umani. La flat tax è un desiderio che rimane lì. Io in fondo ancora ci spero (ride). 

2) Dopo “Fuga da Reumapark” siete tornati a parlare dell’italiano medio con i suoi sogni e le sue disillusioni. 

Giacomo: Ci eravamo accordati per non sollevare più il problema di “Fuga da Reumapark” che è stata una ferita. Solo in quell’occasione abbiamo provato ad avere uno slancio di fantasia estremo che però non è stato apprezzato. 

3) Anche nella realtà vi siete incontrati come tre estranei, sconosciuti che non sapevano nulla l’uno dell’altro. Cosa pensavate all’inizio? La scintilla, la vostra alchimia è stata istantanea, oppure ha richiesto più tempo?

Giovanni: Beh diciamo che c’è molta affinità comica. Quando ci siamo incontrati all’inizio io e Aldo eravamo molto in sintonia su quello che ci faceva ridere e quello che volevamo fare. 

Aldo: All’inizio lui era uno che mi detestava. C’era questo gruppo e mio cugino che mi portava insieme da loro. Mia mamma, che è qui, gli chiedeva “Ma portati dietro Aldo che è sempre solo in casa”. E lui rispondeva “Ma non gli posso fare da balia sempre!”. Così mi portava insieme al gruppo. E Giovanni diceva a mio cugino: “Ma sempre dietro te lo devi portare”. Non è stato un amore a prima vista. 

Giacomo: Sempre dietro te lo devi portare quel terrone!” Diciamo la verità. Era anche più simpatico tuo cugino (ride). Ci vuole tempo perché uno si accorga di queste cose. Ma quando ho visto loro due all’opera l’ho capito in un attimo, mi sono detto: “Io devo lavorare con questi due qua, che sono avanti dei decenni”. Poi c’è voluto del tempo per convincerli. 

4) La comicità è una galassia in continua evoluzione. Di fronte agli ultimi risultati del box office, qual è la ricetta oggi per far ridere il pubblico? 

Giovanni: Credo sia un meccanismo misterioso. Non ci sono ricette. Noi cerchiamo sempre di trovare una storia che ci soddisfi e speriamo che questa alchimia faccia scattare poi l’apprezzamento del pubblico.

Giacomo: La formula non c’è se non essere fedeli a noi stessi e al nostro intuito. Si tratta di un film corale che rispecchia il nostro modo di vedere la comicità. Non ci siamo messi a ragionare al tavolino chiedendoci come avere più successo. Abbiamo fatto ciò che ci stava più a cuore. 

Aldo: Abbiamo fatto un bel film e io sono molto contento. Mi diverte promuoverlo perché so che è un bel prodotto.

5) In questo film c’è qualcosa di autobiografico?

Giacomo: Non lo so se c’è qualcosa di autobiografico. Posso dire però che in questo film abbiamo portato dentro quel nucleo di sentimenti che ci ha sempre caratterizzato e che in questo caso abbiamo cercato di articolare un po’ di più. 

6) Com’è stato lavorare con Massimo Ranieri?

Aldo: E’ stato emozionante cantare con lui. Io sono davvero un suo fan e l’ho seguito sin dai primi Festival di Sanremo. L’avevo incontrato a “Mai dire gol” ed era capitato di cantare insieme. Non mi ricordo niente di quella sera lì perché ero tanto emozionato. 

Giacomo: Quella sera io e Giovanni ci siamo detti “Chissà Aldo come si cagherà sotto”. 

Giovanni: Massimo stava facendo un concerto e noi gli abbiamo rubato un po’ la scena. 

7) Che rapporto avete con l’estate?

Giovanni: Io amo tantissimo l’estate.

Giacomo: Io non vedo l’ora che arrivi anche se la macchina è sempre stracarica.  

Aldo: L’estate è sempre un momento in cui ci si ricarica. E’ importante per stare insieme alla propria famiglia. 

8) Qual è stata la difficoltà maggiore che avete incontrato nel girare il film?

Giacomo: Il caldo sicuramente. Ci ha messo davvero a dura prova. Abbiamo avuto delle difficoltà soprattutto quando giravamo le scene in caserma assieme a Michele Placido. Abbiamo sofferto un caldo micidiale. 

9) Avete deciso dopo 15 anni di recuperare il vostro regista storico Massimo Venier. 

Giovanni: Con lui abbiamo sempre avuto una forte affinità. E’ stato quasi naturale ritrovarsi. Quando ci siamo visti per parlarne ha subito accettato senza pensarci. 

10) Avete sempre raccontato la società italiana. In questo film ognuno dei vostri personaggi ha un segreto anche nei confronti di chi è gli è più vicino. E’ una caratteristica della nostra società?

Giovanni: Non credo sia una caratteristica della nostra società. In questo film ognuno ha un problema che non riesce a tirare fuori. Questa mancanza di comunicazione lo ingabbia ancora di più nel suo problema. 

11) Si parla tanto di barriere e di esclusione. Voi dimostrate sulle ali della commedia che si può convivere tra persone completamente diverse. 

Giacomo: Non va detto con estremo romanticismo. Essere inclusivi richiede un certo sforzo di comprensione, di immedesimazione e di ascolto. 

Aldo: Sono convinto che uno si apra agli altri se ha dei problemi. Raccontare un problema è sintomo di consapevolezza delle proprie fragilità. A volte si chiede aiuto anche ad una persona che si è conosciuta da poco tempo perché in quel gesto si dimostra l’intenzione di dare. 

12) Aldo, una domanda per te. Quando hai visto “Tolo tolo” di Zalone hai pensato che era lo stesso film che avevi fatto tu con “Scappo a casa”?

Mi hanno detto che assomigliava molto a quello che avevo fatto io. Non l’ho ancora visto però “Tolo tolo” quindi non posso essere più preciso. 

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